Qualcuno nel campo aveva sussurrato che quel giorno avrebbero dovuto iniziare i festeggiamenti della Pasqua ebraica; se solo quello fosse stato un anno normale, un periodo normale, se solo fossero stati tranquilli, seduti intorno ai tavoli delle loro case, insieme ai propri cari. Erano invece rinchiusi in un campo di concentramento, in gabbia, senza nessuna colpa. Venivano trattati come schiavi, erano numeri, non uomini, e di festeggiare, di ricordare, anche solo di pensare a quello che poteva essere e invece non era, nessuno aveva voglia.
Vedevano tutti i giorni i propri famigliari faticare, spegnersi piano piano, morire sotto i loro occhi. Helena era ancora una delle poche fortunate che aveva con sé sorella e madre, ma quest'ultima stava accusando gli sforzi, il lavoro estenuante sulle sue spalle già provate dalle fatiche di una vita di privazioni iniziava a farsi sentire. Non avevano invece notizie del padre da quando erano arrivate al campo, mentre sapevano che i due figli di Roinka erano tenuti insieme ad altri bambini in una parte del campo dedicata a loro. La sorte dei più piccoli era sempre incerta.
Vide qualcuno, quella mattina, dire una preghiera in più; qualcuno ancora credeva che Dio esistesse tra quelle squallide mura grigie, che racchiudevano solo morte e sofferenza. Helena non pregava più da molto tempo. Non lo fece nemmeno per quella ricorrenza, la Pasqua ebraica era solo un lontano ricordo. Prese il piccone, anche quel giorno sarebbero andate a spaccare pietre. Non c'erano feste comandate, non c'era riposo; solo inutile ed estenuante lavoro.
In fila per tre si diressero verso il luogo deputato, e, in silenzio, iniziarono la loro routine quotidiana. Poco lontano da lì, Helena vide Franz che sorvegliava un gruppo di prigionieri, uomini, anche loro intenti a lavorare duramente. Cercò di sbirciare, di intravedere se tra quelle persone c'era anche il padre, ma non poteva essere scoperta dalla sorvegliante, altrimenti si sarebbe presa due frustate sulla schiena.
Buttò l'occhio una volta ancora, non vide il padre, ma vide Franz Wunsch che le sorrideva. Era la prima volta che vedeva un sorriso sincero sul volto di quel diavolo. Abbassò lo sguardo, non voleva che qualcuno si accorgesse di quella cosa. Non aveva parlato a nessuno del biglietto, aveva tenuto nascosti i biscotti in un posto sicuro; quelli li stava mangiando piano piano, più per fame che per altri motivi.
Non aveva risposto al biglietto. Non sapeva cosa dire, ma soprattutto aveva paura della reazione di Franz ad un suo secco "no". Non voleva avere niente a che fare con i nazisti, il popolo che stava sterminando la razza umana.
Quella sera rientrarono alle baracche alla solita ora. Davanti alla porta di quella di Helena ci stava il solito uomo, quello che solitamente Franz mandava quando doveva comunicarle qualcosa. La ragazza fece finta di nulla, tirando dritto, il soldato si guardava attorno, ignorando il gruppo di ebree che stavano rientrando dal lavoro. O almeno fingendo di ignorarle.
Poco dopo aprì la porta della baracca senza bussare; alcune delle donne presenti urlarono, tutte saltarono giù dai letti per mettersi sull'attenti.
«Roinka ed Helena Citronova da domani voi siete trasferite. Fatevi trovare davanti alla baracca domani mattina alle 6. Vi accompagnerò al vostro nuovo impiego.» Detto questo si richiuse la porta alle spalle con un tonfo e se ne andò.
«Dove ci portano?» Chiese Roinka preoccupata.
«Non ne ho idea» rispose Helena, guardando fuori dalla finestra quella figura nera che si allontanava all'imbrunire.***
Le due sorelle si fecero trovare pronte all'orario imposto loro dal soldato delle SS; salutarono la madre che, con passo sempre più stanco, si avviava con le altre prigioniere a spaccare sassi anche quel giorno.
«Sono preoccupata per mamma» disse Helena.
Roinka si limitò ad annuire, mentre guardava la figura della genitrice allontanarsi alle prime luci del mattino.
L'aria era ancora fredda, erano solo le sei e rimanere impalate davanti alla porta della baracca, in attesa di conoscere il loro futuro, non aiutava i loro fisici già provati.
Dopo un tempo che alle due ragazze sembrò interminabile, la figura del soldato che era venuto la sera precedente, si intravide. Roinka ed Helena si misero composte, in piedi, mani lungo i fianchi, sguardo dritto.
L'uomo arrivò vicino a loro e nemmeno le salutò; nella sua voce c'era un misto di disgusto e rabbia. «Venite con me!» Disse, girandosi su se stesso e precedendo le due ragazze. Attraversarono i campi di lavoro dove, uomini e donne, divisi, erano impegnati in mansioni massacranti; vennero poi condotte in una caseggiato molto grande, in mattoni rossi, dalla parte opposta rispetto a dove si trovavano le loro baracche. All'interno c'erano diverse porte; l'uomo indicò con un dito alla sua sinistra. «Tu vai da quella parte. Entra nella penultima porta che vedi. D'ora in avanti lavorerai in cucina» disse, facendo un segno a Roinka.
«Tu invece vai dalla parte opposta, la terza porta che trovi, entra, lavorerai in sartoria.»
Le due sorelle si divisero senza fiatare, ognuna entrò nella sala che le era stata indicata.
Helena si trovò in una stanza, stranamente calda, con una macchina da cucire posta su un tavolino di legno, una sedia, alcuni ripiani dove stavano fili e aghi per cucire, e alcune tute. Sopra di esse vi era un biglietto.
"Rammendale tutte prima che faccia buio. F"
La ragazza sussultò; quella "F" stava a significare solo un nome: Franz.
Quella sicuramente era opera sua.
Si mise al lavoro, non voleva farsi trovare impreparata.
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ANGOLO DELL'AUTRICE
Buonasera,
un po' in anticipo sui tempi previsti vi ho pubblicato il nuovo capitolo. Con le feste di Natale che si avvicinano, pranzi aziendali e con i parenti, il tempo che mi sarebbe rimasto per dedicare qualche minuto alla mia storia sarebbe stato poco. Quindi ho deciso di anticipare i tempi ed eccolo qui. Che ne dite? Franz vorrà in cambio qualcosa dopo questo aiuto dato alle sorelle Citronova?
Vi lascio con il dubbio.
Grazie a tutti quelli che la leggono.
Alla prossima.
Moni
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Anche all'Inferno Sbocciano le Rose
Ficção HistóricaHelena vive un'esistenza tranquilla in Israele, insieme alla sorella Roinka. La sua quotidianità viene, però, sconvolta da una lettera che riporta a galla vecchi ricordi: quelli di un campo di concentramento, di sofferenza, dolore e morte. Ma anche...