La sveglia, quella mattina, arrivò alla solita ora; Helena aveva dormito solo due ore. La festa di compleanno per il supervisore del campo di concentramento di Auschwitz si era protratta fino a tarda notte e lei era rimasta nel suo angolo, a cantare, fino alle quattro di mattina. Aveva anche finito la voce.
Alle sei tutte le carcerate scesero dai loro lettini, come al solito iniziò la corsa al caffè, Helena non aveva nemmeno la forza per provare a prenderne una tazza. La sorella, vedendola in quello stato, gliene offrì un po' del suo. Helena ringraziò sentitamente, le faceva bene alla gola, alla poca voce che le era rimasta.
Le sorveglianti, appena le donne di Auschwitz ebbero finito di fare la loro colazione, ordinarono loro di prendere il piccone; quel giorno si rimaneva all'interno del campo, a spaccare pietre, senza un preciso motivo, solo per il gusto di vedere le povere carcerate fare fatica.
Iniziarono il loro lavoro alle sette, il campo era già brulicante di gente che lavorava, di grida da parte di ufficiali delle SS, di lamenti da parte dei prigionieri che venivano colpiti da frustate, da calci, che venivano malmenati; ogni tanto qualche sparo in lontananza.
Le donne iniziarono a spaccare sassi, in silenzio, sotto lo sguardo attento e inquisitorio delle loro supervisori; non si poteva parlare, si doveva solo lavorare fino a sera, fino a che le gambe e le braccia ce la facevano.
«Ieri sera sei stata faccia a faccia con la morte» sussurrò Maryia, al fianco di Helena.
La compagna non alzò lo sguardo, preoccupata che qualcuna delle sorveglianti si fosse accorta di quel dialogo vietato. Annuì.
«Eccolo là!» disse sempre Maryia, con un piccolo cenno della testa, indicando qualcosa alla loro destra. Helena ebbe il coraggio di girare la testa e incontrò la figura longilinea di Franz Wunsch che camminava avanti e indietro, con le braccia dietro la schiena, attento a seguire una fila di prigionieri. Erano persone anziane, gente che si reggeva a malapena sulle gambe, con il viso scavato, i segni delle torture portati negli occhi spenti e sui vestiti insanguinati. Erano diretti alle camere a gas.
Una delle supervisori si avvicinò a loro due, erano state scoperte. Helena abbassò lo sguardo, continuando a spaccare pietre, la donna con la frusta tra le mani e il viso dai lineamenti cattivi, si avvicinò a Maryia. «Cosa stavi dicendo?» Chiese con un filo di voce.
La donna non fiatò, continuando a spaccare pietre. La supervisore si rivolse alle prigioniere: «Questa sporca ebrea non vuole dirmi quale interessante argomento stava intrattenendo con la sua vicina.»
Si chinò su Maryia e continuò: «Vuoi dirmi di cosa stavi parlando oppure vuoi assaggiare la mia frusta?»
Helena sapeva perfettamente che qualsiasi cosa avesse fatto la compagna, sarebbe comunque finita sotto le grinfie della supervisore. Maryia non rispose, la carceriera sogghignò, fece sibilare la sua frusta nell'aria poi colpì la giovane, che lanciò un grido, finendo a terra. Si rialzò immediatamente, riprendendo in mano il suo piccone e continuando a spaccare pietre, mordendosi le labbra per non gridare, per cercare di provare il meno dolore possibile. Helena guardò la sua divisa da carcerata, era macchiata di sangue.
La supervisore chiese nuovamente: «Mi vuoi dire cosa stavi confabulando o vuoi un'altra frustata?»
Maryia continuò il suo lavoro, ma chiuse gli occhi, sapendo perfettamente che di lì a pochi secondi avrebbe ricevuto un altro colpo che le avrebbe lacerato la pelle e l'anima. E così fu. Un altro sibilo e un'altra frustata.
Helena continuò il suo lavoro, girando lo sguardo verso la figura alta e longilinea che stava poco lontano da lei. Franz Wunsch aveva fatto fermare la fila di prigionieri e si era girato a guardare la scena.***
Tornarono nelle baracche intorno alle sette di sera, la schiena a pezzi, la stanchezza nelle braccia e nella mente. Non avevano possibilità di farsi una doccia, si rintanarono nei loro letti duri e stretti, pieni di pidocchi. Non avevano nemmeno la forza di scambiare qualche parola. Helena era distrutta, voleva solo chiudere gli occhi e provare a dormire; prima di cadere nel sonno, però, sentì un lamento provenire dai letti superiori. Era Maryia. Con il filo di voce che le era rimasto, chiese: «Come ti senti?»
L'amica, provata: «Mi fa male ovunque. Sarà una notte di inferno. Notte Helena»
«Notte Maryia»
Nella baracca scese il silenzio, così come in tutto il campo. In lontananza si sentiva solo l'abbaiare di qualche cane, erano quelli degli ufficiali e dei soldati che erano soliti sorvegliare i prigionieri.
Helena si addormentò quasi subito; fu svegliata più tardi da qualcuno che da fuori pronunciava il suo nome.
Chi poteva mai essere a quell'ora della notte, in un campo di concentramento? Scese piano dal letto per paura di svegliare le compagne, con le mani che tremavano per il timore di essere scoperta da un ufficiale e per paura di essere picchiata. Aprì piano la porta della sua baracca, con il dubbio di chi mai potesse essere a cercarla.
Si trovò davanti la stessa persona che il giorno prima era venuta a prelevarla per portarla al compleanno di Franz Wunsch.
Le allungò una scatola. «Per te» disse quasi sprezzante. Helena la guardò sotto la luce della luna. Era piena di biscotti. «Sono per me?» Chiese incredula la ragazza.
«Li manda Franz.»
Helena strabuzzò gli occhi; non credeva alle sue orecchie. Perché mai un ufficiale delle SS doveva mandare una scatola di biscotti ad un'ebrea prigioniera?
La aprì, curiosa e un po' affamata. Notò subito un biglietto. Il soldato che le aveva portato la scatola si girò dall'altra parte, quasi a controllare che nessuno vedesse quello che stava succedendo.
Helena lesse il foglietto che vi era all'interno. Poche parole che per la ragazza furono una pugnalata al cuore.
"Mi sono innamorato di te. Franz"
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ANGOLO DELL'AUTRICE
Buonasera!
Ecco qui un nuovo capitolo della storia. Che ne pensate? Cosa succederà adesso che Franz ha rivelato ad Helena di essersi innamorato di lei? Come reagirà la ragazza?
Vedo che siete in tanti a leggere la storia e di questo vi ringrazio moltissimo.
Al prossimo capitolo.
Moni
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Anche all'Inferno Sbocciano le Rose
Narrativa StoricaHelena vive un'esistenza tranquilla in Israele, insieme alla sorella Roinka. La sua quotidianità viene, però, sconvolta da una lettera che riporta a galla vecchi ricordi: quelli di un campo di concentramento, di sofferenza, dolore e morte. Ma anche...