C'era un foglietto nascosto in una busta bianca, anonima, dentro un cassetto del comò della casa di Helena. Un foglietto che non veniva preso in mano e riletto da quasi 30 anni, ma che la donna custodiva gelosamente. Era un pezzo di carta che aveva cambiato per sempre la sua vita.
Sopra lo stesso comò si trovava la lettera di convocazione al tribunale di Vienna; Helena la lasciava in bella vista, la guardava senza però riuscire a prendere una decisione.
Andare o non andare al processo? Rivedere o meno quel volto?
Quello di Franz Wunsch, uno dei supervisori delle SS ad Auschwitz, un uomo spietato, terribile, che non guardava mai in faccia a nessuno. "La morte in persona" lo avevano definito alcune compagne di baracca di Helena, nel suo periodo di permanenza nel campo di concentramento.
Eppure la donna aveva un ricordo diverso di quell'ufficiale tedesco. Completamente opposto.
Si sedette sul divano, contemplando il verde, che si estendeva fuori dai vetri della sua casa, in Israele. Era lì che si era rifugiata dopo gli orrori della guerra e di Auschwitz, era lì che aveva dimenticato la sua vita passata a Praga, i suoi amici d'infanzia, la sua vita precedente. Tutto era diverso dopo il campo di concentramento e lei aveva dato un taglio netto al passato, aveva dimenticato, seppellito quei ricordi sotto montagne di polvere.
Viveva in Israele insieme alla sorella, anche lei sopravvissuta ad Auschwitz; aveva una casa poco lontano dalla sua, insieme cercavano di sostenersi, di sorreggersi, mentre gli anni e la vita passavano inesorabili. Insieme andavano a passeggiare, tenendosi sempre a braccetto, nessuna delle due osava mai ricordare la madre e i figli di Roinka. Loro appartenevano al passato. Nel presente c'erano solo loro due e i ricordi felici insieme al padre, che se ne era andato solo 3 anni prima.
Pensando alla sorella, si alzò dal divano e si diresse nell'ingresso di casa, dove si trovava un telefono; compose il numero di Roinka e attese la risposta da parte della sorella.
Questa non si fece attendere molto.
«Pronto»
«Ciao Roinka. Sono Helena. Come stai?»
«Bene. Tu invece? Mi sembri stanca dalla voce? Qualcosa non va?»
Helena sorrise, era difficile riuscire a nasconderle qualcosa.
«In effetti c'è qualcosa che mi preoccupa. Puoi passare da casa mia?»
«Tempo venti minuti e sono da te.»
Si salutarono ed entrambe posarono la cornetta.
Roinka era sempre puntuale e il campanello suonò all'ora prevista. Helena andò ad aprire e la fece entrare, si salutarono con un bacio.
«Cosa c'è che ti turba? Stai male?» Chiese l'ospite.
Helena era talmente impaziente che aveva poggiato la busta con la convocazione sul tavolo del salotto, dove fece accomodare la sorella.
«Leggi quella lettera...» disse, indicandola.
Roinka prese la busta, tirò fuori il suo contenuto e lesse con attenzione.
Alzò poi lo sguardo verso la sorella, era sorpresa.
«Che devo fare?» Chiese Helena, con la voce quasi rotta. «A te non è arrivato niente? Eppure eri ad Auschwitz con me, hai visto quello che ho visto io! Hai perso i tuoi figli, abbiamo perso mamma!»
Scoppiò in lacrime, era troppa la tensione accumulata in quei giorni; Helena stava solo aspettando il momento di sfogarsi insieme a qualcuno che poteva capirla, che sapeva di cosa stava parlando. Anche Roinka si mise a piangere; il dolore era sempre vivo, nonostante fossero passati quasi 30 anni dal loro arrivo al campo di concentramento.
«Magari arriverà anche a me prima o poi quella lettera» disse Roinka tra i singhiozzi.
«Cosa devo fare? Testimoniare?»
«Dovresti, anzi dovremmo farlo. Farla pagare a chi ci ha fatto del male, a chi ci ha rovinato l'esistenza, a quelli che ci hanno portato via tutto!»
«Ma ci sarà anche Franz tra gli imputati.»
Roinka tacque per alcuni istanti. «Lo so, ma se diciamo la verità a Franz non accadrà nulla.»
«Ma così aiuteremmo i nazisti.»
«No Helena, così non aiutiamo i nazisti, aiutiamo solo Franz. Salviamo lui, non tutti quelli che indossavano la divisa delle SS.»______
ANGOLO DELL'AUTRICE
Buonasera,
eccomi qui con un nuovo capitolo della storia?
Vi sta piacendo? C'è qualcosa da cambiare, da modificare? Come vi sembra questo capitolo? È sicuramente un po' interlocutorio, ma serve per spiegare bene la storia che ho in mente. Che ne dite?
Grazie a voi che la leggete.
Al prossimo capitolo.
Moni
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Anche all'Inferno Sbocciano le Rose
Narrativa StoricaHelena vive un'esistenza tranquilla in Israele, insieme alla sorella Roinka. La sua quotidianità viene, però, sconvolta da una lettera che riporta a galla vecchi ricordi: quelli di un campo di concentramento, di sofferenza, dolore e morte. Ma anche...