Capitolo 2

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Jonatan

"Andiamo Eveline, quanto ci metti?" Chiesi spazientito, fuori dalla sua camera. Ci metteva sempre tanto tempo per prepararsi ma non ne capivo il motivo.

In fondo dovevamo fare solo una passeggiata nel bosco.

"Ho quasi finito!" Gridò dal bagno, mentre la sentivo ridere.

«Che diavolo di sorella mi è capitata?» pensai, scrollando le spalle e scuotendo la testa.

"È da due ore che dici 'ho quasi finito', cavolo!" Dissi, sbattendo il piede sul pavimento.

Ringhiai ormai scocciato. La porta del bagno si aprì, rivelando Eveline.

Quest'ultima mi guardò male, mettendo le mani sui fianchi e assumendo la stessa espressione di nostra madre quando la facevamo arrabbiare, più precisamente quando lei la faceva arrabbiare.

"Finalmente!" sospirai felice, ignorando il suo sguardo. Dopodiché ci incamminammo al piano inferiore.

Eveline

"Ragazzi!" Gridò la voce di mio padre. Sembrava preoccupato e arrabbiato allo stesso tempo.

"Papà, che succede?" Domandai, avvicinandomi a lui per capire il motivo di tutta quella rabbia e preoccupazione.

"Non potete uscire, mi dispiace" affermò, guardandoci intensamente negli occhi, uguali ai suoi.

Detto questo si incamminò per ritornare nel suo ufficio. "Aspetta! Perché?" Chiesi, non capendo.

«Dev'essere successo qualcosa di grave» pensai scocciata. Non mi rispose e continuò a camminare. Ringhiai piano e strinsi i pugni.

«Usciremo comunque» pensai determinata, mentre prendevo Jonatan a braccetto e mi incamminavo verso l'uscita.

Odiavo quando mio padre ci diceva cosa fare, eravamo liberi, quindi potevamo fare quello che ci diceva la coscienza.

"Eveline, non possiamo" disse, prendendomi il braccio.

"Non mi interessa" replicai cercando di liberarmi dalla sua presa, ma invano.
Era troppo forte.

"Se ci ha detto che non possiamo uscire significa che c'è qualcuno che ci minaccia" disse aumentando la presa.

Lo guardai male ma alla fine annuii. "Va bene, va bene" sussurrai, alzando le braccia in segno di resa.

Dopodiché ognuno andò nella propria camera. Andai in bagno e mi ammirai allo specchio.

I miei lunghi capelli neri erano raccolti in una coda alta, i miei occhi azzurro ghiaccio erano messi in risalto dal trucco e il mio viso era più teso del solito.

«Uscirò lo stesso, mio padre è il Re, quindi non penso che qualcuno abbia voglia di minacciarlo».

Dopodiché andai in camera e guardai il paesaggio esterno. Alcuni lupi di mio padre stavano controllando l'entrata alla foresta.

Urlai frustrata. Dovevo trovare un modo per passare inosservata.

Spostai lo sguardo verso destra e intravidi una specie di scorciatoia che portava dentro al bosco fitto, che però passava inosservata agli occhi delle guardie.

The Alpha King: The PrincessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora