"Un risveglio diverso"- capitolo 2

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Riaffiorai lentamente dal mondo dei sogni, ma, appena aprii gli occhi, sobbalzai spaventata.

"Buongiorno principessa" disse subito lui con tono malizioso.

Mi guardai intorno; ero sdraiata sul divanetto e lui era seduto a petto nudo su una sedia lì vicino, che mi fissava da chissà quanto tempo. Ci misi qualche attimo a realizzare che era stato lui a portarmi lì, dal tavolo nella stanza principale, e impiegai altrettanto tempo a realizzare che quello che aveva in mano era il mio telefono, e non il suo.

Una luce sbiadita penetrava dalla porta e illuminava tutta la camera, senza però dare fastidio agli occhi. Il profumo di pane e focacce che era presente fino alla sera prima, era ormai sparito.

"Rivestiti". Usai un tono scontroso, non so esattamente perchè, forse solo per il fatto che mi dava noia che lui, a parere mio, si fosse tolto la maglia solamente per mettere in mostra i muscoli e il bel fisico -che, non posso negare, in effetti aveva-

Ma non mi ascoltò, rimase lì a fissarmi con un sorriso di sfida, aspettando che io capissi non so precisamente cosa.

"Smetti di guardarmi e rimettiti la maglia"
A quel punto, notai qualcosa nella sua espressione mutare.
Non capii immediatamente cosa, ma qualcosa c'era.

"Scusa se ho voluto solo essere gentile e l'ho tolta solo per darla a te come cuscino mentre dormivi"

Si alzò, notevolmente innervosito da ciò che avevo detto e dal modo in cui l'avevo pronunciato, e appoggiò il mio cellulare sul tavolo.

Guardai dove poco prima appoggiavo la testa, e,effettivamente, era vero ciò che aveva detto.

In quel momento mi sentii uno schifo, e il fatto che lui, il ragazzo che il giorno precedente faceva tanto il duro, sembrava veramente ferito dalle mie parole, mi faceva solo stare peggio. 

-Ma dai Jo, probabilmente sta solo facendo finta- mi sforzai di pensare in modo ironico, perché non volevo credere che fosse vero

Non avrei mai immaginato che potesse avere un pensiero gentile per me, e proprio per questo lo avevo trattato in quella maniera. La sera prima mi aveva fatto credere che gli piacessero quel genere di sfide scortesi fra noi, ma adesso mi dimostrava il contrario. Non ci stavo capendo niente, che genere di persona era, e come voleva essere trattato da me? 

-Ma perché mi sto a fare tutti questi complessi? Tanto fra qualche ora ognuno se ne andrà per la sua strada, e quel che è stato è stato- pensai, ma subito me ne pentii: non ce la facevo proprio a essere egoista, non in questa situazione, e non con lui.
Eppure appena lo conoscevo.

Guardai di nuovo verso la porta che dava sul corridoio, e lui non c'era più. Non se n'era andato, anche perché il negozio era ancora chiuso, ma si era allontanato da me. In quel momento mi sentivo una persona orribile, non volevo farlo stare così di proposito, non avrei mai pensato che desse ascolto alle mie parole, molti le ignorano, e così pensavo facesse anche lui, ma a quanto pare mi sbagliavo.

Anche il fatto che, mentre dormivo, mi avesse portata sul divano anzichè dormirci lui, contrastava la mia teoria del giorno precedente. Cosa dovevo fare adesso? Chiedergli scusa o fare come se niente fosse? E se tentando di farmi perdonare avessi detto cose sbagliate, peggiorando così la situazione? 

Che caos, non sapevo veramente quale fosse la cosa giusta...

Mi alzai sospirando, presi la sua maglietta, misi il mio telefono in tasca, e andai a raggiungerlo, mentre i dubbi ancora frullavano nella mia mente, come oggetti in un vortice d'acqua.

Lo trovai seduto scompostamente su una panca, che guardava fuori dalla finestrella con sguardo vuoto. Non avrei mai immaginato di vederlo così, sembrava una di quelle persone che fanno finta di fregarsene del giudizio degli altri, ma pure questa mia opinione su di lui era sbagliata.

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