Capitolo quattro "niente bugie"
Non potendo neanche immaginare ciò che era accaduto nella strada di ritorno, Mag aveva avuto la geniale idea di proporre a Harry di fermarsi per la cena, e lui aveva accettato con aria di sfida nei miei confronti. E così, eccoci seduti intorno al tavolo, immersi in un silenzio quasi inquietante, con io che, usando la forchetta, smuovevo la pasta nel piatto senza però mangiarla, e loro due che si scambiavano occhiate e subito dopo guardavano me, senza però avere il coraggo di chiedermi come mai non mangiavo.
Stavo ripensando alla sensazione avuta quando avevo notato l'effettiva forza di Harry e la sua scarsa bravura al contenere la rabbia, e stavo cercando di convincermi che fosse solo una mia illusione, ma era come se la scena si stesse ripetendo all'infinito proprio davanti a me, e la convinzione che fosse stata la mia immaginazione e basta proprio non mi arrivava. Avevo visto la violenza nei suo occhi, nonostante avesse cercato di nascondermelo, e qull'immagine era rimasta impressa nella mia mente come un disegno stampato su carta, minacciosa ma allo stesso tempo confotevole, forse perché qualcosa dentro il mio petto era fortemente convinto che non avrebbe mai riversato quel sentimento su di me, e sinceramente speravo avesse ragione...
"Non ho fame" annunciai, posando finalmente la forchetta e smettendo di torturare il cibo
"Come se non lo avessi notato"
Perfetto, adesso non solo il contrasto era fra me e Harry, ma vi si aggiungeva pure Maggie, che probabilmente era stata turbata dal mio modo di fare.
Una cosa che odiavo, era che spesso lei si comportava come se fosse mia madre, come se io non fossi abbastanza indipendente da sola, neanche fossi una bambina che combina capricci ogni giorno. Avevo da pocho compiuto diciotto anni, sapevo cavarmela da sola, non avevo bisogno della babysitter che mi stesse dietro e mi sgridasse quando non volevo mangiare.
Sbuffai rumorosamente, mettendomi più comoda sulla sedia e continuando a evitare gli sguardi delle altre due persone presenti nella stanza; d'un tratto pareva che la tovaglia fosse diventata molto interessante per me, tanto da continuare a tenere il viso chino a guardarla. Sottili righe bianche e rosse si alternavano a creare quasi un'illusione ottica capace di far girare la testa se si fissava quel disegno per troppo tempo. Era totalmente pulita, merito dell'ossessione di Mag contro le cose sporche, e perfettamente stirata. La tavola era perfettamente apparecchiata, e neanche nel resto dei mobili del salotto si poteva notare qualcosa fuori posto. Spesso tutto questo ordine mi dava sui nervi; odiavo, al contrario della mia coinquilina, la pulizia e le cose troppo lucidate, mi davano un senso di regalità che non avevo, io ero più una ragazza alla mano, che organizzava le cose all'ultimo momento e che odiava avere programmi, mentre Mag era una di quelle che se non aveva tutto sotto controllo impazziva.
Si era quasi potuto sentire l'atmosfera diventare bollente di tensione, così decisi di cominciare a sparecchiare, anche solo per levarmi i loro sguardi di dosso, che stavano divenendo davvero pressanti.
Presi il mio piatto e ci misi dentro le posate, mentre con l'altra mano mi ingegnai per portare via il formaggio e il mio bicchiere assieme, stando attenta a non farli cadere.
"Serve una mano?" domandò la voce di Harry alle mie spalle, e poco dopo sentii il rumore
della sedia scorrere sul pavimento, segno che si era alzato
"Non importa". Ovviamente, fece come gli pareva; lo sentii prendere i piatti rimanenti e dei bicchieri, per poi incamminarsi verso la cucina molto più velocemente di me, che invece andavo piano per paura di far cadere quel poco che avevo in mano. Quei metri che, normalmente, avrei percorso in meno di cinque secondi, adesso parvero un'eternità. A piccoli passi, li percorsi in circa venti secondi, che furono i peggiori della mia vita: avevo la tensione che stava per scoppiarmi dentro, poiché se avessi rotto qualcosa Mag si sarebbe infuriata e non avrebbe più smesso di essere arrabbiata con me. Ci teneva davvero tanto a qualunque oggetto riguardasse la casa, e se avessi fatto cadere anche solo un bicchiere di quello che lei sempre chiamava "bellissimo e unico servito", mi avrebbe odiata per tutti i mesi successivi.