11) Il secondo piano

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Prima di salire al piano successivo, prendo i miei due disegni li firmo con una W e li metto nel mio portafoglio, prendo qualche foglio per poter disegnare qualche altro disegno, li infilo in tasca e prendo due matite nere.

Mi servirebbe uno zaino per potermi portare le cose dietro, nel prossimo video dovrò chiederlo a Vanessa dove ne posso trovarne uno.

Me ne vado da quella stanza ma prima di uscire dalla porta, la mia attenzione viene attirata da un foglietto incastrato nella cornice del quadro lo prendo in mano, un battito di ciglia vedo l'immagine Anita che scrive con le lacrime agli occhi, e incastra il foglietto nella cornice e se ne va veloce. Lo prendo lo apro e c'è scritto con linee molto dure e tremolanti in rosso quasi sangue "SCUSA, MA HO DOVUTO FARLO!"

Non capisco un altro foglietto, quanti altri ce ne saranno? 

Salgo le scale, un gradino alla volta, porto tutta la mia pesantezza su, mi fermo prima di entrare nel piano. 

Penso a Vanessa, prendo il disegno che ho fatto ieri sera, lo guardo e spero che appaia presto in un video.

Apro la porta e quando appoggio il mio palmo sulla maniglia dall'altro lato per chiudere la porta sento l'energia, no la fermo, non mi sento in vena di vedere una coppietta felice quando sto male perché ho ferito Vanessa.

Davanti a me una grande sala, ben arredata, mi piacciono questi mobili di ebano, neri come la pece a contrasto con il bianco un bancone ma senza alcolici, come se fosse una cucina senza piano cottura ne forno ne frigo. Prendo uno sgabello un foglio dalla tasca e inizio a disegnare, la matita nera fa il suo sporco lavoro, e la mente divaga sul foglio, ho paura di quello che ne verrà fuori, ma do sfogo a tutti i  miei pensieri.

Si è fatta sera ormai.
Non penso più a nulla, mi sento vuoto, mi sono liberato dai miei pensieri, manca qualcosa, guardo il disegno, non capisco, manca un po' di colore, mi alzo e vado in cerca di qualche matita di un altro colore, apro tutti gli armadi e non trovo niente.
Mi arrendo qui non ci sono matite, mi metto a frugare lo stesso per vedere se trovo qualcos'altro.

Trovo uno specchio, mi dirigo alla porta per vedere il flusso di energia e vedere come sono sotto le sembianze di Edward, stringo bene la maniglia, gli occhi serrati li apro, e vedo Anita davanti a me che mi trascina per entrare dentro, le faccio un cenno di approvazione con la testa ma prima di raggiungerla mi guardo allo specchio che mi sono lasciato prima all'entrata.

Trovo uno specchio, mi dirigo alla porta per vedere il flusso di energia e vedere come sono sotto le sembianze di Edward, stringo bene la maniglia, gli occhi serrati li apro, e vedo Anita davanti a me che mi trascina per entrare dentro, le faccio ...

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Mi guardo, ho i capelli scuri, un viso un po' rettangolare, due occhi scuri, cosi scuri che mi è difficile notare la pupilla dall'iride, un bel uomo, con un fascino spettacolare, quasi spettrale, è la faccia del tipico leader. Mi tocco il viso, come se fosse strano, Anita mi abbraccia da dietro, e mi dice nell'orecchio "Cosa c'è" dico in risposta "Nulla." la guardo con gli occhi sgranati, e la abbraccio forte, e dico "Cosa provi per me?" "non lo so" "come fai a non saperlo?" "Semplicemente non me lo sono mai chiesto, ho sempre evitato questa domanda da sempre. Perché tu sapresti dirmi cosa provi per me?" la guardo prima di dirlo "Certo, i sentimenti non si comandano, si provano, e sono le persone a cui tieni a fartele provare e tu sei la persona alla quale tengo più!" mi fermo per prendere fiato e riprendo "tu mi hai fatto capire cosa significa amare ed essere amati, e io ti amo!" mi sorride diventando rossa sulle guance, e io dico "Io ti appartengo!" "No tu non appartieni a me! non sei una cosa" "le persone appartengano sempre a qualcuno" "a chi allora, come scelgono?" "non possono scegliere, il loro cuore lo fa, e il mio lo ha fatto con te! apparteniamo a chi amiamo tanto, a chi non ci togliamo dalla testa, a chi con il quale ti arrabbi perché non vuoi che li capiti qualcosa di brutto , e ti arrabbi e fai lo stronzo che sembra che le vuoi fare del male, quando in realtà vuoi il loro bene, e insomma io appartengo a te, perché mi preoccupo, e ti amo, e mi fai battere il cuore, e mi fai emozionare e se faccio lo stronzo con te scusami, e che ci tengo e mi arrabbio se non succede qualcosa." mi guarda e mi bacia.

Mi dice "Andiamo nella stanza di la?" mi dirigo con lei che mi tiene per mano e mi porta come se avesse paura che scapperò se mi lascia. una camera con un letto, mi butta su di esso, e mi da un bacio passionale, e poi mi fa un succhiotto sul collo.

A un tratto entra qualcuno una maschera bianca e in cappuccio lo copre, è armato, urla "ALZATE LE MANI" non mi fa paura, ma alzo le mani lo stesso, ci guarda e poi si avvicina tocca Anita le urla "VINEI CON ME CHE CI DIVERTIAMO!" , mi fa bollire il sangue dalle vene,  non mi importa se è armato, li do una spinta, lui barcolla, ma non cade, mi guarda mi punta la pistola alla testa e dice, "NON MI CI VUOLE NIENTE PER UCCIDERTI" do un colpo alla mano spostandola dalla mia testa e lui spara un proiettile, non prende nessuno. sento le orecchie fischiare, Anita si copre il viso con le sue mani, sta sicuramente piangendo anche se non lo sento, do un calcio a quel uomo, che tenta di spararmi ancora, ma ha una pessima mira. urlo "ANITA VATTENE, TI PREGO, NON E' LA TUA BATTAGLIA QUESTA!" Lei scappa, corre via mentre trattengo l'uomo, apro la finestra, e lo butto di sotto con una tale agilità che mi stupisco. 

l'energia sparisce, tutto è finito. Sono sudato.

Scendo di corsa al piano di sotto entro nel corridoio in fondo l'ultima stanza, la porta è chiusa come se qualcuno l'avesse messa sotto chiave, non mi interessa mi allontano per prendere la rincorsa e do una spallata, ma niente da fare ci rimbalzo sopra facendomi male, vado più lontano, corro più veloce e provo dandoci un calcio, niente da fare, ci provo ancora e corro velocissimo, e mi metto a urlare e do una spallata talmente forte che rompo la serratura attaccata alla parete. 

Tossisco per la quantità di polvere che innalzato, mi strofino le mani agli occhi e li apro, i girasoli sono spariti. La finestra è aperta, entra tanto vento, mi affaccio e vedo qualcuno correre, con tutta la mia agilità mi aggrappo alla finestra e inizio a scendere dalla tubatura della grondaia e in un attimo sono fuori.

Mi metto a corre nella direzione di quell'uomo incappucciato, corre assai veloce, mi ci vuole un po' per accorciare un pochino le distanze. Non so neanche che strada abbiamo fatto, ma mi sono ritrovato all'entrata di una piazza con una fontana, ormai non funzionare da credo molto tempo, un prato verde, mi distraggo dalla corsa e non guardo più cosa ho sotto i piedi e inciampo, perso di vista l'uomo per quel secondo che mi ci è voluto per rialzarmi, entro e mi dirigo al centro della piazza, non lo vedo più mi guardo ben intorno, c'è silenzio, sento solo il mio cuore battere forte, un sussurro dietro la fontana, cammino silenziosamente eccolo li accosciato con le ginocchia al petto il cappuccio ben in testa, le mani che coprono il viso.

Dico con un tono di voce molto duro e abbastanza forte "chi sei?" Non si muove "Ho detto di dirmi chi sei!" Di nuovo niente. Mi avvicino.

Sono così concentrato che non mi rendo conto che è arrivato qualcuno dietro alle mie spalle, e mi urla "allontanati da lei!" Mi giro un uomo vestito con giacca e cravatta tutto di nero, lo conosco!

Spazio autore:

scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare, ma non ho avuto il tempo di scrivere, sono contento delle numerose votazioni e commenti, il prossimo capitolo uscirà presto!

fatemi sapere chi pensate che sia l'uomo in fondo a questo capitolo.

Buona lettura a tutti!


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