Cap. 3- Una spaventosa scoperta

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Era notte.
Erano trascorsi 3 giorni di viaggio.
Il nostro eroe aveva proseguito anche nel buio seguendo la rotta delle stelle fino a Zecalg, la terra del nord, poiché gli era stato insegnato come leggerle.

Le stelle sono una mappa dei mondi, lo specchio di Yhtium, così come gli occhi sono lo specchio dell'anima.
Tuttavia, nessuno aldilà di lui e chi prima di lui, era stato in grado di vederlo.
La gente di solito guarda sempre in basso, troppo impegnata nei propri affari. Non nota, non vede.
Nonostante fosse straniero di queste parti, così facendo, egli riusciva a orientarsi dovunque e facilmente.

Un boato improvviso ruppe il tranquillo silenzio.

Il giovane si levò in piedi sull'addome del gigantesco ragno, in allerta.
Focalizzó lo sguardo in lontananza e, nonostante la fitta oscurità, riuscì a intravedere la distesa ghiacciata che si estendeva di fronte a lui.
Innalzata, fiera, acuminosa, simile a una spaventosa reggia. Agli occhi del ragazzo, sembrava tutt'altro che naturale.
Il boato proveniva da lì. La direzione che seguiva era la medesima: capí che si stava avvicinando al varco.

Il ragno si mosse rapidissimo raggiungendo in fretta il ghiaccio, alle pendici del quale dovette fermarsi per via della modesta resistenza al freddo.
L'avventuriero scese dal proprio destriero alzando il cappuccio della giacca e percorrendo a passi veloci la distesa, con Giosch rimasto sulle sue spalle.
Ancora un boato. Più forte. Più vicino. Il ghiaccio sotto i piedi del ragazzo iniziò a tremare.
Non un solo istante di paura o cedimento si mostró nel suo sguardo. Sfoderó la spada.

Silenzio.

Si guardó attorno, in attesa del minimo rumore, quando udí un leggero fratturarsi del ghiaccio proprio dietro di lui.

Egli smosse con forza la spada in quella direzione e prima che avesse il tempo di voltarsi, un colossale mostro marino era emerso dalla coltre ghiacciata.
Il ragazzo non vide che la sua immensa bocca e i denti simili a sciabole, che ricoprivano interamente la sua testa.
La spada, però, conficcatasi nella dura carne dell'abominio durante la risalita dal ghiaccio, si trovava ora intinta del rosso del suo sangue.
Il proprietario ne sorrise, compiaciuto.

Il mostro, ferito, emise un urlo straziante e si scagliò contro di lui più arrabbiato di prima. Giosch era terrorizzato e si teneva aggrappato alla giacca dell'eroe con gli occhi chiusi, sperando che finisse presto.
Il giovane evitó di venir divorato, schivando in scivolata.

Dopo lievi respiri di affanno alzó lo sguardo, armato di follia, con l'intenzione di raggiungere il dorso dell'essere così da finirlo.

Fu un tentativo.

Ma il mostro lo afferró per il braccio coi lunghi denti affilati trascinandolo in basso, sotto l'acqua ghiacciata.
Il tutto si concluse in una lotta subacquea.

Giosch aveva nuotato fino in superficie ed ora cercava l'amico scomparso.
"Non è che se sei un idiota devi necessariamente esserlo sempre!"
Urlava guardando l'acqua scura visibilmente preoccupato.
Dopo poco il ragazzo riemerse, vittorioso.
La lucertola gli si aggrappó al collo piagnucolando, per poi riprendersi e rimproverarlo come sempre: "Perché devi sempre farmi prendere infarti?! Io potevo morire per colpa tua! Ma non pensi mai agli altri?"

L'altro si mise accovacciato, riprendendo fiato.
Era impallidito per via di ciò che aveva visto.
Una volta trafitto, il mostro infatti aveva mutato forma, rivelandosi per ciò che era in realtà: il silenzioso guerriero aveva appena ucciso un uomo, o meglio, un principe.

The Princess Of The RiftDove le storie prendono vita. Scoprilo ora