Cap. 4- La strega

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"Hai una faccia... Si può sapere cos'è successo lì sotto?"
Domandò la lucertola con aria interrogativa.
Il ragazzo respirava male, aveva il terrore negli occhi.
Coloro che si erano dispersi nel tentativo di salvare la principessa erano stati maledetti, erano diventati abomini.
Si rialzó di scatto e fece cenno a Giosch di seguirlo, proseguendo il cammino.
Il rettile non discusse oltre e si apprestó a raggiungerlo, sebbene preferisse di gran lunga tornare indietro.

La landa ghiacciata si disperse in una foresta, arida e innevata, fitta al punto da sembrare un labirinto. Era abitata da creature che strisciavano lungo la terra e sibilavano nel cielo.
Il giovane fuggiva, li evitava, si nascondeva. Non era tanto la paura di affrontarli, era piuttosto quella di uccidere innocenti, diventando un mostro a sua volta.

Poi, in un angolo di buio,
per un istante il tempo si fermò.
Era possibile sentirlo.
In quel breve istante gli esseri immondi che lo circondavano si erano accorti di lui e lo fissarono, tutti insieme.
Il tempo, che non scorreva, gli impediva di muoversi o anche solo di respirare. Aveva il cuore in gola, cuore che, anch'esso, sembrava aver smesso di battere.
Furono pochi secondi, poi tutto tornò in movimento e i demoni della foresta gli furono addosso.
Qualche colpo di spada e cominciava a sentirne il peso, come se venisse dall'anima.
Ancora pochi minuti in quell'orrendo posto e sarebbe stato anche lui vittima della maledizione.
Infine ebbe un'idea: Giosch non era poi del tutto inutile, infatti, godendo di una lontana parentela con i draghi, era in grado di sputare scintille di fuoco. Pensò potesse fungere da fonte di distrazione, un modo per allontanare il loro sguardo da lui.
Il ragazzo si nascose così in cima a un albero molto alto, mimando alla lucertola ciò che doveva fare.
Giosch lo fissò per qualche istante, perché non aveva capito nulla, poi disse:
"Non è un buon momento per il bagno, tienila."
Il giovane sbuffó.

Dopo ciò prese un bastoncino e solleticó il naso della lucertola.
"Ehi ehi no che fai, sai bene che mi fa starnuti..." non fece in tempo a finire la frase che cominciò a starnutire fiamme da tutte le parti. Scintille che in quel buio, abbagliavano come torce.
Come ben intuito, le presenze demoniache della foresta ne furono infastidite e si allontanarono, giusto il tempo perché il ragazzo, saltando di albero in albero, uscisse dal luogo infernale, inerme dal maleficio.

Fuori di lì si estendeva la palude congelata, all'interno dell' oscuro crepaccio. Erano arrivati.
"Ok, ora puoi andare a farla. Ma sbrigati." Fece Giosch, che continuava a non aver capito nulla.
L'amico rispose con un cenno del capo, come a ringraziarlo per il permesso.
Poi, presa una corda ne legò un'estremità a una roccia sporgente del crepaccio e l'altra alla vita, tenendo il lucertolone sulle proprie spalle, per poi calarvisi all'interno.
Sul fondo non si vedeva nulla.
D'un tratto, come se il luogo stesso si fosse accorto del suo arrivo, si illuminó una strada dal fondo del terreno, come un sentiero da seguire.
Finalmente i due amici riuscirono a vedere e distinguere il luogo che li circondava.
La fangosa palude di un tempo, ricoperta interamente di ghiaccio, sembrava naturalmente scolpita su di un brillante pavimento di cristallo.
Il giovane slegó la corda dal bacino e seguì la via, senza esitazione.

Non si sentiva un rumore, se non il suo respiro e i suoi passi.
Giunse al limite della strada.
Qui la luce si interrompeva bruscamente, lasciando spazio alle vuote tenebre.

Infine sembrò apparire qualcuno, più simile a un fantasma che a una persona in carne ed ossa.
Si sentì ridere, di una risata inconfondibile.

Era la strega.

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