Cap.7- Ricordi

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"Shosek'hda!"

Udii la voce del maestro Ahur'hdam.
Mi stava chiamando.
Era molto presto, al punto che le stelle risplendevano ancora.
Mi alzai dal letto e lo raggiunsi nell'immensa sala dei Visionanti.
Era di spalle. Lo vidi in piedi di fronte alle gigantesche vetrate, da cui si riusciva a scrutare l'intera valle e i villaggi vicini. Noi eravamo al di sopra di tutti.

"Buongiorno, predecessore." Dissi, inchinandomi.
Era così che volevano essere chiamati, coloro che addestravano un allievo, poiché eravamo ereditari della loro sapienza.
"Quest'oggi è il gran giorno. Il giorno in cui mi farai fiero." Mi disse.
Parló senza voltarsi, ma sentivo che sorrideva.

Per quelli che erano stati scelti per diventare guerrieri era vietato ricevere alcun tipo di affetto, per questo motivo ci separavano dalle nostre famiglie appena nati. Così facendo avremmo tenuto non più del freddo addestramento dei nostri maestri e nel cuore non altro che la distruzione dei nostri nemici.
Ahur'hdam però era diverso. Lui mi amava come un padre ama un figlio, sebbene cercasse in ogni modo di nasconderlo.
Io lo sapevo.

"Oggi infatti compirai 12 anni, quindi verrai accettato fra i Guerrieri. Vedi di non farmi fare brutta figura." Concluse.

" mio signore." Risposi.

La prova si teneva all'alba. Era molto semplice: mi avrebbero posto dinnanzi 3 prigionieri di guerra, dal nome allegorico di "Fortezza", "Giustizia" e "Gloria".
In base all'ordine in cui avrei deciso di porre fine alla loro vita, mi sarebbe stato assegnato un potere e un ruolo.
C'era solo un caso in cui si rischiava di non venir scelti: il caso in cui ci si rifiutasse di farlo.
Terminai la prova. Avevo messo la Giustizia al primo posto, o almeno era ciò che credevo di aver fatto.

Durante l'accettazione, i Guerrieri più valorosi mi si riunirono in cerchio e cantarono tutti insieme l'inno, donandomi il potere: il Soffio del Guerriero.
Mi sentivo forte.
Il maestro mi venne vicino, orgoglioso.
"Quello che hai scelto è di gran lunga il dono più potente!" Mi disse. "Ma stai attento. Dovrai usarlo solo in caso di estrema necessità. Quando lo farai, devi sempre essere pronto a perdere qualcosa, per ottenere qualcos'altro."
Annuii, pur non sapendo il significato delle sue parole.

I giorni passavano, io e il mio maestro eravamo stati trasferiti nella legione dei Guerrieri per proseguire il mio addestramento.
Mi accorsi di una cosa durante la mia permanenza lí. Ogni giorno bussava una donna. Veniva anche con la bufera. Chiedeva di me e puntualmente veniva buttata fuori.
Ne vedevo solo la nera sagoma sulla bianca neve dalla mia finestra, veniva da un villaggio non troppo lontano.
Mi chiedevo sempre perché volesse tanto vedermi.

Un giorno mi presi di coraggio e lo chiesi ad Ahur'hdam. Lui esitò un attimo, poi rispose, in tono serio e dolce allo stesso tempo: "Vedi, Shosek, quella donna ti ha dato al mondo." Mi disse.
Ero ignorante in argomento, al punto da non sapere cosa fosse una madre. Tuttavia pensai mi avesse reso un grande servigio. Se era cosí, perché respingerla?
Anch'io ebbi il desiderio di vederla, come lei lo aveva di vedere me, ma non era permesso.

Lo stesso inverno, a quel villaggio venne appiccato il fuoco, era la legione nemica. Volli intervenire, ma i Guerrieri mi ordinarono di rimanere lì, poiché quel luogo non si trovava più sotto la nostra protezione.

Per la prima volta disobbidii a un ordine. Mi calai dalla finestra e corsi verso le fiamme. I soldati avevano assediato il villaggio e ne stavano uccidendo gli abitanti e distruggendo le case. Le urla disperate si diffondevano come il fuoco.

Percorsi le vie devastate cercando di resistere al penetrante odore del fumo. D'un tratto la vidi, la donna.
Stava per venir sgozzata.
"FERMI!" Urlai, con tutto il fiato che avevo in corpo. Mi sembrava che in quel momento niente al mondo fosse più importante che salvarla.

Dalla mia carne si sprigionó un immenso potere e un Vento forte e possente come lo sbattere d'ali di un drago. La terra tutt'intorno sembrava piegarsi contro i miei nemici e le scure nubi aprirono un varco nel cielo sopra di me.
Da solo misi in fuga l'intero esercito, arrestando le fiamme. Senza rendermene conto, avevo usato il Soffio del Guerriero.

Caddi a terra distrutto. Non riuscivo a muovermi. Anche la donna stava fuggendo. Tentai di chiamarla, avrei voluto parlarle,
ma mi accorsi di aver perso la voce.
La donna si voltò un istante in lontananza, prima di proseguire la sua corsa.
Piansi, a lungo. Nonostante questo ero felice. Almeno lei era viva, almeno ero riuscito a vedere il suo volto. Il volto di mia madre.

Persi i sensi.

The Princess Of The RiftDove le storie prendono vita. Scoprilo ora