Cap. 9- Dopo il tramonto

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Il sole era tramontato.
Calarono le tenebre.

Il buio sembró accarezzare la mano tremante della principessa e di cristallo lucente la intinse.

Le dita sottili di Ilean furono ricoperte da una scura coltre di ghiaccio, che andava lentamente espandendosi.
Non riusciva più a muoverle.
Anche lei aveva risentito di una maledizione, l'ennesima, terribile, maledizione.
Shorek'hda notó che questa si sprigionava da un anello prezioso che la sventurata teneva al dito.
Esso portava incisa una scritta, la cui lingua era ormai perduta da tempo.
Tentó di rimuoverlo, ma sembrava ormai fuso alla carne della principessa.
"Che le succede?" Chiese Giosch allarmato. "E da chi ha avuto quel gioiello?!"
La strega ora guardava la scena impressionata, con il volto di chi è a conoscenza di qualcosa.

"Sono state le fate." Rispose seria. "Era un dono, dicevano."
I sospetti del guerriero e del suo compagno crebbero.
Erano le fate ad aver maledetto quel luogo e la principessa? Se si, perché?

"Però.. è molto strano." Proseguì Ketlin. "Le fate non mi fanno molta simpatia, lo ammetto. Tuttavia esse non sono creature malvagie, non avrebbero mai agito così senza una ragione, loro si occupano solo dell'equilibrio naturale del nostro mondo."
"Ebbene questo non è naturale!" Fece notare il lucertolone, nell'atto di indicare la mano della fanciulla con la coda.
"Lo so.. Potrebbe essere una punizione per la disubbidienza che mi ha confessato di dimostrare nei confronti della sua famiglia." tentó di giustificare Ketlin, sistemando il cappello da strega sul capo, sebbene stonasse del tutto con la sua figura.

Se la maledizione avesse proseguito, colpendo il cuore della principessa, ella sarebbe morta in breve.
Il ragazzo osservava lo sguardo sofferente di Ilean, ormai del tutto abbandonata fra le sue braccia. Ne sfiorava le dita di cristallo, pensando a come queste sembrassero appartenere all'ambiente congelato e triste che caratterizzava il Rift.
Era come se la principessa ora appartenesse a quel posto, al punto da fondersi alla materia stessa di cui era composto.
Si chiese se fosse il caso di usare il Soffio del Guerriero, sacrificando un'altra parte della propria essenza per salvare una viziata, scorbutica principessina.

La strega riflettè un momento. "Forse c'è una cosa che possiamo fare. Possedevo un rifiugio, lungo la strada da qui a Tsalej. Lì conservavo innumerevoli libri di magia, potrei trovare un incantesimo adatto al problema."

"Perché non l'hai detto subito! Se ci presentassimo dai sovrani con la principessa in queste condizioni ci farebbero a fettine!" Il lucertolone diede schiaffetti sul grosso didietro del ragno con la sua lunga e sottile coda, urlando di muovere il passo. Questo grugnì partendo alla carica.

Dopo ore scorsero all'orizzonte il posto giusto.
Il rifugio della strega si presentava come un grosso masso appuntito trovatosi in bilico su di un alto e contorto promontorio dalla forma irregolare.
Sembrava bastasse smuovere un sassolino per far crollare il tutto.
Da lassù sarebbe stato possibile vedere l'intera valle e persino il regno di Tsalej, se non ci fosse stata una nebbia così fitta.

Il ragno risalí il promontorio senza alcuna fatica, luogo che, tuttavia, non resse il suo importante peso e finì per sbilanciarsi verso il lato opposto, inclinandosi come la torre di Pisa.

"Non preoccupatevi, anche se non sembra è totalmente stabile!" Rassicuró Ketlin.
"Facciamo finta che io ti creda." Rispose Giosch per nulla sicuro e, accompagnato dalla strega, scese zampettando dall'aracnide.
Il ragazzo fece altrettanto, portando in braccio Ilean e il principe rospo svenuto.
Il grosso masso presentava una fessura dalla quale si poteva entrare. Era talmente stretta che era in grado di passare solo qualcuno terribilmente magro come la strega prima della trasformazione, che ora invece riscontrava qualche problemino.

"Oh, dannazione!" Sbottó lei.
Detto questo spaccó la roccia con la magia, facendo allargare la porta di entrata.
La cosa, tuttavia, fece rotolare il masso giù dal promontorio.
Lei ne rimase perplessa.
Giosch lanciò a Ketlin uno sguardo di fuoco.

"Ok ok me ne occuperò subito.."
Sospese il sasso in alto con la magia e un'adorabile scaletta di pietruzze si formò a poco a poco così da farli salire.
l'interno, scavato nella roccia, era un totale e disordinato ammucchiamento di libri sudici.
Il rifiugio infatti, disabitato da secoli, brulicava di insetti, topi e serpenti.
Il feto era insopportabile.
Ketlin nel rivedere il posto e risentirne a pieni polmoni il "dolce profumo", non nascose un'espressione di gioia e quasi commozione.
"Mi metterò immediatamente alla ricerca del sortilegio giusto!" Annunció, scostando qualche cianfrusaglia.
Il ragazzo entró trattenendo per breve il fiato, sperando cambiasse l'aria.
Posò la principessa su un cumulo di libri che gli sembrava meno sporco degli altri.
Il lucertolone sospirò, andando ad aiutare la strega nelle ricerche.
Lui e il suo amico ne avevano passate tante di avventure, ma non credeva avrebbe faticato tanto da essere persino costretto a sfogliare dei libri!

Cercarono a lungo, finché a tarda ora finirono per addormentarsi.
Shosek invece rimase vigile, veglió sulla principessa tutta la notte.
E ogni tanto anche sul principe, che borbottava frasi nel sonno.

La maledizione della principessa si era estesa su tutta la mano, fin sopra il polso.
Riposava con la fronte aggrottata e i denti stretti.

Il ragazzo, dopo tanto tempo, provò nuovamente quella sensazione.
Era la stessa di quando decise di rischiare tutto per salvare una donna tanto importante, quanto a lui del tutto sconosciuta.

The Princess Of The RiftDove le storie prendono vita. Scoprilo ora