Cap. 11- La ballata dei Visionanti

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È nato è nato,
dalle macerie di Shalong
È lui,
Guerriero dal bianco candor.

Fanciullo dalla spada baciato
Prodigio del severo mentor
Non sarà mai battuto
Non in guerra o in amor.

È cresciuto è cresciuto,
Nel villaggio di Shalong
È lui,
Re forte dal bianco candor.

Ragazzo dagli ampi confini
Le cui gesta han mutato i destini
Non sarà mai sconfitto
Non in guerra o in amor.

È emerso è emerso,
Nel regno di Shalong
È lui,
Sole splendente dal bianco candor.

Uomo dall'alta potenza
Al quale i nemici han prestato obbedienza
Non sarà mai schiacciato
Non in guerra o in amor.

È innamorato è innamorato,
Nell'impero di Shalong
È lui,
Dio rifulgente dal bianco candor.

Amante dalla passione sconfinata
Ha donato la vita per la sua amata
È infine stato annientato
Sia in guerra che in amor.

È morto è morto,
Nella tomba di Shalong
È lui,
Ultimo cavaliere dal bianco candor.

Precursore della razza
Capostipite dei Visionanti
Che non saranno mai vinti
Non in guerra o in amor.

A Shosek venne in mente questa ballata, la cantavano i Visionanti, quando era piccolo.
Essa narrava delle gesta eroiche di un Guerriero, dotato anche lui del Soffio, il quale era stato in grado di far risorgere Shalong, il loro impero.

Egli apparteneva alla "razza" preesistente su Yhtium, ossia quella degli Uomini Bianchi.
Questa civiltà risaliva al tempo in cui il loro mondo si trovava in un periodo di eterna glaciazione e non vi erano ancora state invasioni da parte di altri popoli.
Si pensa pertanto che essa fosse l'unica "razza pura" di Yhtium.

Questa è tuttavia morta insieme al Guerriero protagonista della ballata, ritenuto l'ultimo sopravvissuto.
Per questo motivo, coloro che avevano seguito i suoi insegnamenti, che egli stesso denominó Visionanti, (poiché come lui dovevano essere di ampie vedute), si convinsero di fare parte della sua discendenza.
Dunque andarono tramandando di generazione in generazione la dubbia credenza di essere superiori in quanto puri come il loro Predecessore.
Furono proprio loro a portare avanti la tradizione dei Guerrieri, di cui faceva parte Shosek, con l'intento di governare Yhtium.

Secondo la leggenda, inoltre, proprio il Guerriero di Shalong, si abbatteva sui nemici a cavallo delle nuvole durante l'ultimo tentativo di conquista di Tsalej, quando perse la vita.
Era proprio questo particolare che turbava Shosek.
Era forse Ritornato dalla morte? Era una cosa verosimile? Un possibile attacco a Tsalej poteva venir in qualche modo ricollegato al mistero del Rift?

Nel dubbio, doveva fare qualcosa!
Senza perdere altro tempo il ragazzo uscí dal nascondiglio della strega e balzò in groppa al suo gigantesco ragno per poi dirigersi immediatamente verso Tsalej, all'inseguimento del misterioso Cavaliere di nuvole.
Alla vista del giovane colto nell'atto di allontanarsi così d'improvviso la principessa poté solo fare "SHHHH!"
Ottenendo in risposta la reazione confusa di Giosch e Ketlin, i quali si chiedevano a chi mai stesse così insistentemente intimando di far silenzio.

Fuori di lí si avvicinava una tempesta di neve. Il cielo era scuro al punto da far sembrare il giorno, notte.
Era l'Omniajnog a causarla.
Il mondo era gelido, come in passato, l'inverno non sarebbe più finito?

Shosek si stringeva nella giacca tentando di resistere al gelido vento nordico, che tuttavia riuscì ad arrestare l'avanzata del povero ragno, il quale si accasció al suolo, stanco.
Dopo incoraggiamenti inutili, il ragazzo dovette andare avanti da solo.

Un passo,
poi un altro,
Strascinati sulla neve.

Il vento era sempre più forte, gelava le ossa e impediva il proseguimento.
Ma egli non molló.
Il regno di Tsalej appariva non più chiaro di un semplice miraggio in lontananza, mentre Shosek proseguiva ogni passo più debole.

Nonostante lo sforzo riuscì a giungere alla grande scalinata di pietra che conduceva alle mura del regno.
Proprio lì, il cavaliere dell'Omniajnog si accorse di lui.
L'immensa nuvola, infatti, si avvicinò al ragazzo sovrastando il cielo sopra di lui.
Da lì, il candido individuo che governava quell'essere, si lasciò cadere nel vuoto, atterrando in piedi di fronte al portone delle mura di Tsalej.
Sembrava che lo attendesse.

A passo lento, Shosek risalì la gradinata ritrovandosi faccia a faccia con lo sconosciuto.

Presentava dei tratti inumanamente belli.
Era molto alto,
probabilmente superante i 2 metri e 20 di altezza.
I lunghi capelli bianchi e gli occhi dello stesso colore, andavano in contrasto con il colorito tipicamente scuro. Anche la pelle, tuttavia, si presentava interamente coperta da tatuaggi anch'essi bianchi, come l'intero vestiario.
La sua interezza sembrava fondersi con l'innevato paesaggio invernale.
Non c'erano dubbi: era l'ultimo Uomo Bianco.
"Immagino tu sia qui per sapere"
Sembró dire d'un tratto.
La voce proveniva da lui, ma Shosek non vide le sue labbra muoversi.
"Non temere, mortale, tutti i tuoi dubbi verranno sanati, quando Lei rivivrà."
Continuò la sua voce.

A chi si riferiva?
Shosek si trovava ora più confuso che mai.

The Princess Of The RiftDove le storie prendono vita. Scoprilo ora