VI

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"Per me sei grande quindi datti da fare
Non c'è niente di più stupido di sognare"
-LowLow

La stanza era satura della fragranza di lavanda, spalancai la piccola finestra per liberare la sfera affettiva, l'ardore, la passione, l'emozione che pian piano mi divoravano come la voglia di volare che si impossessa dell'adolescenza.
Una brezza mi sfiorò, delle ciocche ribelli presero vita e serrai le palpebre pesanti
Ero deliziata.
Impugnai lo stesso libro che stavo leggendo qualche giorno prima. Quel libro è strabiliante dall'autore brillante.
-Lara a tavola è pronto- mio fratello mi appellò a cena. Riposi il libro e a malincuore mi alzai per raggiungere il resto della famiglia.

-come è andata a scuola oggi?- chiese mia madre.
La consueta domanda, futile, che inaugura la cena.
Potevo rispondere "bene, grazie.", ma mi limitai a replicare con un "come al solito."
E in quel preciso istante intervenne mio fratello, che raccontò le sue mitiche imprese, un po' come se stesse interpretando il ciclo bretone o quello carolingio, per quanto fossero inebrianti les chanson de geste mio fratello le svenava e fu più straziante il fatto che non ci fosse stato modo di spegnerlo.
Imboccai l'ultima forchettata di spaghetti prima di alzarmi.
-Lara finisci di mangiare almeno!- mi richiamó mamma quando ero già davanti alla porta della mia stanza, e per l'ennesima volta feci finta di non sentire, avrei voluto risponderle "Eh Ma' ho di meglio da fare" ma evitai di sprecare fiato.
Mi chiusi la porta alle spalle ed entrai nel mio regno, un impero di disordine a mia immagine.
pareti di un bel rosa spento, tappezzate di dipinti appartenenti ad una epoca non ben definita, l'armadio della stessa tonalità malinconica e un letto a castello affiancato da una scrivania che occupa mezza stanza.
Sul muro, davanti al letto, un telo rosso sangue, macchiato di nero e squarciato al centro come i quadri di Fontana in stile Slipknot che suscita orrore sia al fratellino impeccabile che alla madre intransigente.
Contemplai la mia libreria e selezionai la raccolta di lettere del giovane Werther.
"Le pene degli uomini sarebbero minori se essi non si accanissero a rievocare con la forza dell'immaginazione il male passato, piuttosto che accettare un tranquillo presente" lessi quelle righe, e mi chiesi del come mi balenò nella mente di rifiutare l'invito di Nico.
Eppure ero tentata a declinarlo.

Un rumore improvviso mi fece balzare in piedi, presunsi fossero dei ladri.
Mi alzai controvoglia e andai a sbirciare fuori dalla finestra
-Non esistono più i serial killer di una volta!- esclamai amareggiata
-La vita è talmente dispettosa, cioè tu vieni a rubare o a uccidermi e devo pure aprirti la porta?- continuai
-No, sono qui per rubarti il cuore- Nico si materializzò dinanzi a me
-Bitch you're a Lady-killer, fuck- esclamai con mia grande sorpresa nel vederlo di fronte a me
-I'm not going to let you rest on my coscience. My intentions were good- si giustificò
-Certo, fiondarsi a casa mia nel cuore della notte strappandomi dal mio Goethe? Per cosa poi?- chiesi
-Per assicurarmi che tu domani venga al covo di drogati con me.- svelò
-E se rifiutassi?- lo provocai
-le mie pene d'amore farebbero invidia a Giuliette dei Capuleti- proruppe
-Dovrai distaccarti totalmente così non soffrirai di mal d'amore- gli consigliai scherzosamente
-Certo così finirò col celare le mie sofferenze in pagine di inchiostro come i sommi poeti e scrittori tormentati dall'abbandono e dalla solitudine- divulgò
-Va bene, ma accetto solo se non ti riduci come Leopardi- cercai di patteggiare
Annuì.
-A me la vita non è male.- alluse alla citazione del conte, poeta, filosofo, scrittore e glottologo italiano.
-La simpatia la coltivi?- chiesi con punta di ironia
-La vendo a quantità industriali- mi punzecchiò prima di lasciarmi un casto bacio sulle labbra per poi ritornare da dove era venuto.
Ritornai al mio fortino con un sorriso ebete stampato in volto e mi misi comoda.
Tutta d'un tratto sentii sbattere la finestra, dalla quale penetrava un piacevole effluvio che mi cullò finché non cedetti tra le braccia dell'eccelsa, altissima, grandissima è sublime divinità dei sogni. Raffigurato con delle vistose ali da farfalla e in mano impugnava un mazzo di papaveri con i quali mi sfiorò sulle palpebre per bearmi delle incantevoli illusioni che mi elargirono i suoi folletti.
Non c'è nulla di più ottuso di una visione onirica eppure a me piacque molto fantasticare in quel periodo.

다섯 번째 채널. Questo è il nuovo amor cortese Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora