VII

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"La mia generazione odia le frasi retoriche
È solo la nostra storia scritta in parole povere"
-LowLow

-Io esco- urlai affinché mi sentissero tutti, tutti tranne papà. Un uomo indaffarato, assorto, mancante, a tratti vigoroso ma intensamente orgoglioso.
Chissà quando avrei avuto del tempo per confidarmi con colui che mi offrì i suoi elementi fecondanti.
-copriti bene, sistemati, non bere, e chiama quando arrivi- mi raccomandò l'elegantissima mamma anni cinquanta che cantava Don Backy.
-Si ciao- La liquidai e uscii per andare in contro a Nico
-Buonasera Biancaneve- si inchinò al mio cospetto
Feci un cenno con la mano in responsiva al suo saluto.
-Non pensavo di essere un tuo vassallo, io non mi accontento di un saluto mia cara Beatrice- affermò afferrandomi per i fianchi lasciandomi un illibato bacio sulle labbra. Fu un gesto idilliaco.
-Sei il solito!- esclamai tirandogli un buffetto.
-Allora mia dama, andiamo?- chiese cordialmente
-Certamente- sorrisi e lo presi a braccetto

Il tragitto da percorrere fu breve e l'abitazione che ci avrebbe ospitati era raccapricciante. Però quando varcai la soglia la tensione che celavo in corpo iniziò a smorzarsi, o almeno era ciò che pensavo prima di incontrare le iridi di Paolo.
-Tu lo sapevi?- chiesi a Nico alludendo alla presenza del mio ex ragazzo
-No, altrimenti non ti ci avrei portata- replicò con noncuranza
Alzai le spalle e seguii il mio accompagnatore.

-Allora regà che gioco facciamo sta sera?- chiese uno dei ragazzi presenti.
-Siamo in pochi, potremmo giocare a beer pong o come cazzo si chiama- aggiunse un altro.
Osservai con quanta ignoranza cercavano di imitare i ragazzi delle confraternite di quei vecchi film americani.
-Io avrei un'intrattenimento da proporvi- alzai la mano come se stessi chiedendo il permesso di prendere parola durante una lezione di letteratura
-Sentiamo bellezza, cosa avresti da proporre- alzò lo sguardo il ragazzo di prima
-Allora facciamo finta che là fuori ci sia gente che muore di peste nera, e noi restiamo rifugiati qui dentro. Nove ragazzi e due ragazze- mi fermai per contare i presenti -E insomma per ammazzare il tempo ci raccontiamo storielle di ogni genere, a turno, e chi non riesce ad improvvisare o a raccontare qualcosa dovrà mandare giù un bicchiere di quella robaccia- illustrai
-Originale, mi piace- acconsentì uno
-Per niente banale- proferì un altro
-Io ci sto!- annunciò Ginevra
-Anche io!- aggiunse Paolo
-Bene iniziamo, prendete posto, formiamo un cerchio- ordinai
-Il caro vecchio Boccaccio, una fasulla imitazione del Decameron- mi sussurrò all'orecchio Nico, mi fece rabbrividire
-A te non sfugge mai nulla vero?- allusi alle sue conoscenze
-Baby io sono una enciclopedia umana- mi fece L'occhiolino e prese posto accanto a me

-Nico tocca a te!- esclamò Valentino
-Allora- si schiarì la voce profonda
-C'era una volta in una corte una bellissima fanciulla, ella era promessa in matrimonio ad un certo Duca.- posò i suoi incantevoli occhi su di me prima di continuare
-Questa bellissima dal cuore nobile si ritrovò ad affrontare un amore adulterio, insomma tradì il marito con un suo suddito. Il duca lo scoprì e uccise la moglie e L e tinse le labbra di un veleno per far sì che l'amante avesse la stessa sorte- concluse con rammarico
-Madonna fra, sei peggio della De Angelis quando spiega o fa l'introduzione a qualche opera letteraria- Paolo, apparentemente ubriaco, lanciò un bicchiere vuoto addosso al suo amico
-Eskeree! Si dice premessa- in risposta gli ritirò l'oggetto.
-Cantacene qualcuna dai Nico!- lo spronarono gli altri
-Si Nico, cantacene qualcuna- aggiunse Ginevra che fino a prima contemplava il vuoto
-Va bene regà ma solo una- si alzò, raggiunse le casse e collegò il suo smartphone.
Una melodia dolce, un armoniosa soavità mi penetrò il padiglione auricolare.

-Per scordarti non basta un uragano/
Tutto questo non è nelle capacità del mio organo/
Che per soffrire forse serve una mano/
collasso per un sentimento non è strano?/

affogo in un mare di segreti/
La verità sta bene solo agli ebeti/
Cammino senza meta per chilometri/
Seguo un sentiero di abeti/
Mamma chiama e fa "Nico abbiamo degli incontri"/
Ma' la mia vita è una serie di scontri/

Non è questione di fato/ (ah)
Non ti ho amata abbastanza/ (boh)
no non ti ho amato/ (mbah)
Impugno la penna e crollo nella stanza/ (bbbbraaah)

Il mio non è un discorso di rivalsa/
No, non è questione di rivalsa/-
Non saprei spiegarvi ciò che provai nel meditare sulle rime che sentii, incantata osservai il vuoto e aspettai che terminasse l'eminente performance.
-Fra è sdolcinata sta roba- ammise Valentino con faccia disgustata
-bleah- Uno finse un conato di vomito
-Vogliamo la trap- aggiunse Paolo, lo fulminai con lo sguardo. Come facevano a non apprezzare tali metriche?
-Io non faccio trap. Io faccio rap e se non vi piace la mia roba, arrivederci- illustrò la situazione, mi prese per il braccio e uscimmo.
In quel momento non riuscii a non paragonarlo a Pin, orfano di madre e con il padre assente, abbandonato a se stesso e in ricerca di amicizie tra gli adulti. Un bambino con voce rauca che malgrado la voce canta già di mattina presso i borghi della città e su richiesta nelle osterie.
Noi invece, che eravamo in mezzo al nulla, nell'oscurità della notte, la luna che ormai piena vegliò su di noi quella notte e l'eurítmico, eufonico accento di Nico mi inebriò, neanche le peggio droghe potettero fare cotanto adempimento.
Cantò a squarciagola canzoni di ogni genere, non smettemmo di spostarci da un luogo all'altro della città e provai il sentimento che più si avvicinava al concerto di felicità. Libertà.
I sorrisi condivisi e le risate proruppero  come eco nel vuoto, come il mio cuore stimolato da battiti cardiaci, come fiume dagli argini, come lacrime versate all'abbandonarsi a sfoghi violenti.
Non volli privarmi della sua presenza, mi rendeva una persona viva, e io bramavo di ardore.
Era una di quelle notti nelle quali il desiderio che non finisca lievitava esponenzialmente.
"Era una notte meravigliosa, una di quelle notti che forse esistono soltanto quando si è giovani"  Rammentai le parole di Dostoevskij.
Le notti bianche.
Sarà che in quel periodo, nella Russia del nord il sole non tramontava prima delle ventidue?

다섯 번째 채널. Questo è il nuovo amor cortese Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora