XII

8 1 0
                                    

"Giulio Elia questo è il nome mio;
Il mio destino freudiano mi conduce all'oblio ;
Giulio Elia porto il nome doppio;
mi uccido davanti a Fiorello su canale otto;"
-LowLow

La vita a tratti potrebbe assumere le sembianze di una poesia goliardica, facendo emergere tutti i piaceri che si celano in essa. Un po' come quel bel momento con Paolo, o addirittura quella sera con Nico, purtroppo questi attimi mi sono stati sgretolati davanti agli occhi, tentai invano di abbracciarli con premura per mantenerne i pezzi uniti, purtroppo non ci riuscii.
Si sa che tutto ciò che le divinità ci offrono sono rapide a sottrarcelo.

Passò del tempo, mi torturai con le mie stesse mani sforzandomi di capire cosa ci fosse in me che non andava, e alla fine.. beh alla fine non arrivai ad una conclusione .
Le domande, come i bisogni, sono infinite.
Nel mentre le risposte, come i beni che soddisfano le nostre necessità, sono limitate. Per ciò si crea un problema, ovvero bisogna effettuare delle selezioni e allo stesso tempo sopportare delle rinunce.
Valutare l'importanza di alcune conoscenze rispetto ad altre non è semplice, ed è ancor meno facile scegliere di sapere qualcosa rispetto a qualche altro quesito.
-Lara, you're so messi! Tell me what I've just said!- mi rimproverò la miss che ha una "MA" in English
-Yeah! Ci ha detto come si compone quella cosa alla lavagna- gesticolai indicandole la well-known blackboard
-are you making fun of me? Detention!- sclerò indicandomi la porta, prima però mi consegnò un fascicolo. Rimembro che le punizioni della signorina Ingrid  non erano assolutamente terribili, anzi, con codeste apprendevi meglio la lingua.
Ella ti consegnava un questionario da svolgere in biblioteca munito di dizionario e alla fine dell'ora lo dovevi aver terminato. Io ovviamente lo svolgevo in modo un po' trasandato e mi mettevo a leggere i termini sul dizionario, la pronuncia e le varie modalità d'uso.
Mi avviai, mi sedetti sul primo posto libero trovato e mi misi all'opera

-Qualcuno è di nuovo in punizione!- esclamò Agnese avvicinandosi
-Come sempre- farfugliai
-Vuoi una mano?- chiese facendo strisciare la sedia che si trovava accanto alla mia.
-Certo! Accomodati pure, devi solo svolgere quella piccola parte nella quale rientrano tutti gli esercizi delle schede- le misi sotto al naso la penna e i fogli del tutto Incompleti.
-Fuck bitch I'm a Lama i can't do your exercises- si alzò di scatto simulando un balletto imbarazzante.
-Happy lama;
Sad lama
Mentally disturbed lama
Super lama
Drama lama
Big fat mama lama
Lama lama lama
Who is this big lama?
Starting all this drama
It's me bitch- mi alzai dinanzi a lei e la assecondai, o almeno ero intenzionata a farlo prima di inciampare sui miei stessi piedi e avere un rapporto ravvicinato con il pavimento.
-The floor is Zac Efron- cinguettò prima di cadermi addosso come un sacco di patate che viene scaricato da un mezzo di trasporto.
-Non ci posso credere, sei fottutamente una cretina- mi lamentai alzando gli occhi al cielo.
-Anche tu lo sei- ella mi scimmiottò.
-Perché siamo amiche?- le chiesi facendo la finta esasperata.
-probabilmente perché meno per meno fa più, quindi insieme ne facciamo una sana e colma di gioie- rese manifesto con le parole.
Per dimostrarle quanto matura ero, le feci una linguaccia alla Einstein, la stessa che il sommo genio sfoggiò al suo settantaduesimo compleanno, tale gesto venne immortalato in una fotografia dal valore importante.
-Guarda che non ti faccio una foto, tanto non la venderesti mai all'asta a centoventicinque mila dollari-  si spiegò
-Ricordati che non sei Arthur Sasse- le feci notare
-E tu non sei il padre della teoria della relatività- mi fece il verso.
-Mephisto esci da questo corpo!- La presi per entrambe le spalle e la scossi bruscamente.
Il punto interrogativo che le occupava la mente si trasformò in un cipiglio.
-Non conosci Mephisto?!- chiesi sorpresa.
-Si beh ogni mattina mi invita a prendere un caffè alla caffetteria di fronte a scuola- replicò con arguzia.
-vieni!- ordinai e lei mi seguì senza obbiettare.
La trascinai nello sgabuzzino dei bidelli, quella mattina era buio e dalla piccola finestra filtrava un solitario raggio di sole che rendeva l'atmosfera triste e gotica, a tratti pareva giusta.
-Mefisto, è il diavolo tedesco, che però diversamente dal nostro, appare con corna e zoccoli- introdussi il racconto raccapricciante
-Cazzo è? Una vacca?- mi interruppe e per tapparle la bocca mi avvalsi delle mani e le tirai un buffetto sulla guancia.
-No è più paragonabile ad una capra- sorrisi e incrociai le gambe mentre Agnese con le braccia cinse le sue al petto.
-Dicevo.. spesso questo essere ha delle sembianze umane, è estremamente alto e si veste solo di nero, va in giro con un libro rosso sotto mano, il quale viene firmato dalle persone che gli cedono la loro anima.
La differenza tra Mefistofele e Lucifero è che nel mentre il primo opera sulle impressioni esterne dell'essere umano  mascherandone la forza spirituale: quella responsabile degli avvenimenti naturali dei quali l'uomo già ne aveva consapevolezza, l'altro agisce nascondendo all'individuo le sue facoltà spirituali interne impedendogli di prendere coscienza delle proprie essenze animiche.- iniziai, vidi che Agnese faticava a starmi dietro però dopo alcuni secondi annuí.
-Anyway, insomma adesso ti racconto la leggenda popolare tedesca- gesticolai con la mano
-Il protagonista del racconto è un certo Fausto, uno studioso di medicina e teologia. Egli annoiato dalla fisica, dall'alchimia, dal diritto e chi più ne ha più ne metta si dedicò alla magia e al sovrannaturale, a quel tempo considerati delle nozioni avanzate e proibite.
Durante una lunga ricerca invocò il diavolo, in questo caso Mefisto- narrai con martirio, alternando i lemmi a qualche pausa
-Il demone precedentemente volle scommettere con l'Onnipotente che avrebbe portato alla perdizione il sommo medico-teologo, ma Dio declinò l'invito seppur permettendogli di tormentare l'uomo.
Mefisto Si offrí di servirlo per ventiquattro anni e in cambio della conoscenza più assoluta Fausto gli avrebbe donato la sua anima- per intimorire la mia compagna abbassai il tono della voce rendendo la situazione tenebrosa.
-Eh e poi? Che diavolo è successo?- chiese impaziente di sapere come termina la novella
-Beh, sai che ogni patto stretto con il diavolo non porta mai ad una buona sorte, e il suo l'ha firmato con il proprio sangue. Quindi puoi solo immaginare.
Insomma dopo aver attuato delle malevolenze Fausto cadde in una depressione assurda, era in preda ai rimorsi e all'angoscia, e il demone per punirlo lo privò della vista.
Ma nonostante la cecità il medico-teologo aspirò alle buone azioni e iniziò  a fantasticare su un futuro roseo dove un popolo gratificante e libero avrebbe creato delle opere eminenti. Nel vedere questa mirabile visione, volle con tutto il suo cuore che il tempo si fermasse, e in risposta a tale desiderio Mefisto lo uccise aspettandosi che la sua anima finisse negli inferi.- continuai la narrazione del racconto mistico
-Scusa Lara ma in questa leggenda non appaiono delle donne? Di solito le femmine quando ci sono dei coglioni si devono mettere sempre in mezzo.- domandò curiosa facendomi ridere di gusto per l'affermazione volgare e simpatica.
-Ovviamente, ma la sua amata Margherita aveva un ruolo.. mh- lasciai la frase in sospeso per ricercare il termine adatto.
-subordinato?- chiese e affermai con un cenno del capo
-il vincolo amoroso in quel caso è stato solo una sorta di sfumatura che ha avuto una importanza piuttosto irrilevante- replicai ed ella annuì.
-E poi? Cosa accadde?- aggiunse.
-Beh alla fine la sua anima tese al cielo, Fausto venne salvato per grazia di chi tutto può, perché nonostante tutto ritornò nella retta via- replicai arrivando ad una conclusione, che per quanto tenda ad essere eccelsa prende l'animo dell'essere umano lasciandolo senza fiato a contemplare il vuoto sotto un cielo stellato dove la sorella Luna veglia su di esso e lo conduce a vedere il lume della ragione.
-Lara Rossi! Dovei sei?- la voce della docente mi giunse alle orecchie
-Io devo scappare- Agnese si affrettò a tornare nella sua classe
Io invece uscii dal mio nascondiglio dicendo alla professoressa che ho avuto una urgenza di andare ai servizi, lei dubitò in un primo momento, la guardai di sottecchi e mi fece tornare in aula dopo essersi assicurata che ho eseguito il mio dovere.
Mi infiltrai sotto lo sguardo curioso dei miei compagni, mi sedetti al mio posto e una sensazione di viscido mi assalì.
Gli alunni scoppiarono una fragorosa risata, man mano che le loro labbra si increspavano mostrando le loro espressioni divertire io mi rimpicciolivo fino a diventare il nulla più assoluto.
-Piaciuto lo scherzetto?- chiese Silvia, l'amata di Nico e sventolò dinanzi a me un tubetto di colla liquida.
Trasalii, le mie gote si infiammarono violentemente e con le lacrime agli occhi sfuggii dalla loro vista non curandomi della docente che in quell'istante fece il suo ingresso.

다섯 번째 채널. Questo è il nuovo amor cortese Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora