A. Pistol

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[•rev]
ALEXANDRA

Aprii gli occhi lentamente, non avendo voglia di svegliarmi, ma Justin continuava a chiamarmi e in più dovevamo andare alla base. Mi voltai verso di lui, il quale era intento a cercare qualcosa dentro l'armadio.

«Buongiorno anche a te» Mormorai.

Il ragazzo prese dei vestiti dall'armadio e poi andò in bagno.
Sospirai alzandomi e andai nella camera degli ospiti, dove avevo il borsone con dentro i miei vestiti.
Presi dei jeans ed una felpa grigia e aspettai che Justin uscisse dal bagno.

Sedendomi sul letto, tastai con una mano il mio fianco destro. Sentivo uno strano dolore, sicuramente avevo dormito male.
Poco dopo il ragazzo uscì dal bagno, raggiungendomi nella camera degli ospiti e mi guardò. «Dobbiamo disinfettare le ferite» Mormorò, facendomi cenno di andare da lui. Puntuale come un orologio svizzero.

Mi alzai e lo raggiunsi. Prese tutto l'occorrente per medicare le ferite, nel frattempo tolsi la maglia.
Mi appoggiai al marmo bianco del lavandino, Justin si girò e iniziò a togliermi i vari cerotti dalle ferite che potevano sanguinare.
Inumidì un batuffolo di cotone con del disinfettante e lo passò sopra ogni ferita. Sentivo le ferite bruciare ma non dissi nulla, non mi lamentai nemmeno.

«hai dolore?» Chiese, mettendo nuovamente dei cerotti sulle ferite.

«Alla schiena e sul fianco, ma non importa» Mormorai.

Il ragazzo prese una pomata, e iniziò a passarla su tutti i lividi, massaggiò leggermente il fianco.
Istintivamente presi il suo polso con una mano per fermarlo. «Fa troppo male» sussurrai.

«Scusa, ma non passerà mai se non faccio così» Sospirò.

Sospirai e il ragazzo riprese a massaggiarmi il fianco con più delicatezza. Quando finì, si allontanò di qualche centimetro e sistemò tutto all'interno di un cassetto. Si lavò le mani in fretta e poi uscì dal bagno.

Il fatto che non parlò molto e i suoi lineamenti tesi mi fecero capire che fosse parecchio infastidito, forse ancora arrabbiato per la sera prima.. Ma sembrava essere tutto risolto. Eppure avevo una voglia matta di chiedergli cosa stava accadendo tra noi, cosa era cambiato dopo aver fatto l'amore il pomeriggio prima. Le cose che ci siamo detti, non potevano passare indifferenti.

Chiusi la porta per poi vestirmi. Pettinai i capelli e poi uscii. Quando andai in cucina trovai Justin già pronto per uscire.

«Andiamo?» Chiese freddo.

Mi limitai ad annuire.

«Ti ho preparato del caffè» disse, porgendomi un bicchiere.

Lo presi e poi lo seguii, uscendo di casa. Il ragazzo schiacciò più volte il pulsante dell'ascensore, il quale non partiva.

«Non credo funzioni» mormorai, dirigendomi verso le scale.
Scesi le scale con calma, bevendo il caffè.

Uscii dall'edificio e salii sulla macchina con Justin. Appoggiai il braccio sul finestrino e portai la mano tra i capelli, mentre con l'altra tenevo il bicchiere, ormai vuoto, del caffè.

Stranamente, le strade sembravano essere intasate. Guidatori spazientiti facevano suonare insistentemente il clacson della loro auto, creando solamente frastuono.

Sentii Justin sbuffare spazientito, poi accese la radio e qualche secondo dopo iniziò a canticchiare sulle note di una canzone per bambini.

Lo guardai stranita, trattenendomi dal ridere. Il ragazzo mi guardò, poi rise.

𝘾𝙄𝘼 - 𝘾𝙚𝙣𝙩𝙧𝙖𝙡 𝙄𝙣𝙩𝙚𝙡𝙡𝙞𝙜𝙚𝙣𝙘𝙚 𝘼𝙜𝙚𝙣𝙘𝙮 ➳ 𝙟𝙗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora