Capitolo 20

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*Ragazzi A due passi da te è attualmente in libreria

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*Ragazzi A due passi da te è attualmente in libreria. Se arrivati a questo capitolo avete voglia di farmi domande su questa storia, potete trovarmi o su instagram ( _irene_stasi_ ) o facebook (Irene Stasi) sarà un  piacere confrontarci. Buona lettura.*

Il tragitto in auto fu un'emozione inattesa. Amavo osservare paesaggi in velocità. Nella vita da nomade, quella in cui ero stata abituata a preparare valigie ancor prima che a camminare, era sempre stata la parte che preferivo. I viaggi, anche se di breve durata, mi caricavano di interrogativi e nuovi propositi. Adoravo mettere in moto la fantasia e perdermi nei meandri sconosciuti della mente. Era incredibile tutto ciò a cui si riusciva a pensare mentre la velocità bruciava i chilometri accorciando le distanze. L'adrenalina, l'aria nei capelli e in quel caso anche il cielo. Edith e io eravamo sdraiate dietro, una accanto all'altra, con la testa all'insù. I gabbiani svolazzavano tra le nuvole e noi ci sentivamo vive. Il calore di quella giornata era tutto inciso sulle nostre guance.

«È fantastico» riuscì a sussurrare Edith mentre la musica di sottofondo aumentava la risonanza di quegli attimi.

«Ragazze siamo arrivati!» affermò Ethan lasciandoci osservare quel paesaggio da incanto. Delle ville in pieno stile anglo-normanno contornavano la costa. La spiaggia era lunga sia per estensione che per larghezza e quel luogo sembrava conservare l'antico sapore di un villaggio di pescatori. I colori predominanti erano il marrone delle montagne e il tenue azzurro del mare. Ero estasiata.

«Parcheggia qui» urlai facendo frenare bruscamente l'auto. Sulle note di una bellissima Small Bump di Ed Sheeran che avrebbe accompagnato tutta la nostra giornata, saltai dal sedile posteriore e corsi veloce verso la spiaggia.

«Tua sorella è pazza» si lasciò scappare Ethan vedendomi fuggire in quel modo.

«Le manca la sensazione di pace e libertà che solo il mare è in grado di offrire» mi giustificò Jacopo. «Raggiungiamola».

Ero già con i piedi sulla battigia quando sopraggiunsero gli altri. Guardavo il canale della Manica e mi sentivo persa tra l'immenso e finalmente in pace con me stessa. Osservando il mare, ritrovavo un po' di me. Era bella quella sensazione di perdizione accostata alla calma interiore. Respiravo a pieni polmoni e udivo lo scoscio dell'acqua accompagnato dal grido di uno stormo di gabbiani. Quello era il paradiso. Se un giorno avessi dovuto dire addio alla vita, avrei desiderato che le mie ceneri fossero disperse nell'aria. Dopotutto chi nasceva girovago, non poteva placare il desiderio di arrestare la sua corsa nell'universo.

«Che ne dici di fare un bagnetto a mare sorellina?» affermò Jacopo afferrandomi per il bacino. Mi fece roteare come una trottola mentre urlavo spensierata. Edith si tolse le scarpe e iniziò a schizzare tutti. Era bello ammirarla in tutta la sua bellezza. I suoi pantaloncini di jeans mettevano in risalto le cosce toniche e mio fratello impiegò un istante per piantarmi a terra e iniziare a rincorrere lei. Mi accovacciai ad osservarli mentre giocavano liberi da ogni preoccupazione. I loro volti erano sereni e le incomprensioni sembravano essere dimenticate. Era incredibile quanto la gioia soppiantasse il rancore.

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