Capitolo 19

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*Ragazzi vi invito a leggere questa storia

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*Ragazzi vi invito a leggere questa storia... All'inizio potrà apparirvi forse banale e scontata ma fidatevi se vi dico che vale la pena arrivare al finale*


I giorni che seguirono il temporale furono un susseguirsi di pause caffè a lavoro, chiacchiere femminili, sguardi intensi, accesi confronti e infiniti sorrisi. Ero finalmente felice, mi si leggeva sul volto. Ogni volta che papà mi incrociava per casa, sembrava studiare quegli impercettibili cambiamenti. Forse stava iniziando a sospettare qualcosa. La sera rientravo tardi, ero sempre evasiva e su di giri. Non ci voleva molto per dedurre che fossi presa da una nuova situazione. La verità era che Ethan mi faceva stare bene. Ogni giorno aveva un gusto nuovo e a piccoli passi, iniziavo a prendere tutto ciò che di buono stava offrendomi la vita.

L'unica a non aver percepito nulla era come sempre Germana. Nostra madre continuava a farsi sentire su Skype. Era maledettamente abbronzata, le sue lentiggini sempre più evidenti e uno strano sorriso sembrava inciderle il volto. La tranquillità delle Hawaii doveva averle donato una nuova serenità. Oppure era semplicemente la separazione da Zeno Zaccagnini a renderla così sfavillante.

«Come stanno i miei ragazzi?» chiese in videochiamata.

«Anche se l'altra mattina papà ha litigato con Emma e Jacopo, tutto sommato le cose sembrano andare bene!» rispose Geremia, lasciando tutti di sasso. Non credevamo fosse sveglio quando avvenne quell'acceso confronto.

«Come mai? Cos'è successo Emma?» si rivolse a me la mamma apparentemente preoccupata.

«La signorina fa tardi la notte» intervenne ancora il piccolo di casa, prima che gli piazzassi una mano sulla bocca.

«Falla finita!» lo ammonii fulminandolo. Scoppiarono tutti a ridere. Solo in quel momento sembrammo di nuovo una vera famiglia. L'aria era distesa e noi finalmente tranquilli.

«Non ti sarai mica innamorata bambina mia?».

«Certo che no!» risposi paonazza.

«In realtà è quello che pensiamo un po' tutti» aggiunse Mattia a gran sorpresa. Quel corposo gruppo di uomini sembrava complottare contro di me. Volevano chiaramente sapere qualcosa, ma non gli avrei offerto materiale utile per prendermi in giro.

«Sto solo lavorando in un ristorante» replicai impacciata.

«In un ristorante? E perché mai? Non mi dire che hai abbandonato l'idea di iscriverti alla Pierre e Marie Curie?» domandò Germana allarmata. Solo in quei casi sembrava mostrare la sua autorità genitoriale.

«Se avessi letto il messaggio che ti ho inviato l'altro giorno su WhatsApp, sapresti che ho già consegnato tutta la documentazione utile» esclamai adesso irritata. Solo Zeno percepì il mio cambio d'umore.

«Qui abbiamo poca linea tesoro».

«Non preoccuparti. Ci sentiamo, adesso devo andare» dissi liquidandola. «Papà ci vediamo più tardi» mi rivolsi poi a Zeno e afferrando la borsa verde sul divano, mi accinsi ad uscire.

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