07. So tutto.
«Regimes fall every day.
I tend not to weep over that.
I'm Russian. Or I was»
— The Black Widow
Benjamin O’Donnell era fermo, immobile nella sua consueta posizione, la stessa che aveva da oltre venticinque anni.
Con i piedi sul tavolo della scrivania e la testa inclinata all’indietro, stava sonnecchiando pacificamente, in equilibrio tra la veglia e l’incoscienza, come al solito.
Era solo un’altra di quelle lunghe e noiose notti a fare la guardia alla centrale, una mansione, a suo parere, alquanto inutile: chi sarebbe mai voluto entrare in una centrale elettrica?
Non c’erano soldi da rubare e non era nemmeno così interessante.
Forse qualche ragazzetto irresponsabile, deciso a fare la cavolata di turno e intrufolarsi per far vedere agli amichetti quanto era figo e senza paura?
Forse.
Sta di fatto, però, che Ben non lo riteneva così importante da richiedere anche il minimo sforzo da parte sua e trascorreva beatamente il suo tempo imitando ciò che ogni singolo cittadino stava facendo a quell’ora: dormendo.
Fu quella sera lì che si rese conto, troppo tardi, che un turno alla centrale poteva considerarsi fatale.
L’uomo aprì gli occhi di colpo quando sentì una mano posarsi sul suo collo gonfio.
Sentì una scarica di freddo improvvisa e la gola ghiacciata: non riusciva nemmeno a sospirare, a sussurrare un debole aiuto.
La mano femminile si posò sul petto della guardia e Ben giurò di aver sentito una seconda scarica di ghiaccio prima di chiudere, inevitabilmente, gli occhi.
Era veramente brutto esalare l’ultimo respiro da solo e durante il turno.
Da dietro alla sedia Akkra si fece spazio e gettò a terra il corpo dell’uomo, completamente immobile e duro.
«Sono così fragilini, questi umani. Quasi mi vergogno a portarne le vesti» commentò acida, guardandosi le mani perfette, modellate dal dio delle malefatte.
Con un calcio ridusse la guardia in mille pezzettini di ghiaccio ancora solido, soddisfatta del risultato.
«Potrei abituarmici» rise, scansando con il tacco i rimasugli sul pavimento, come a farsi strada.
«Hai finito di divertirti?» domandò Manos, sbuffando.
Voleva uccidere lui quel panzone inutile, magari con una bella scarica elettrica: che morte ironica sarebbe stata!
La superò e si pose di fronte ai contatori ancora funzionanti, nonostante le temperature molto basse, in seguito al giochetto della donna.
Loki scansò a sua volta la ragazza con il suo scettro, rendendola furiosa.
Non amava essere trattata come uno stupido oggetto.
Loki poggiò una mano sulla spalla di Manos, come a incoraggiarlo, e frenando l’impulso ormai usuale di prenderlo a schiaffi.
«Dimmi, mio caro amico» iniziò, calmo, «quali di questi?»
Manos sollevò la mano, impregnata di elettricità, e dopo qualche secondo indicò un contatore alla sua destra, cinque o sei file più in là.
Loki gli si avvicinò e lo studiò meticolosamente.
Poi si rivolse di nuovo verso il ragazzo.
«Stark Tower, giusto? Sai cosa devi fare» ordinò, picchiettando con la punta della lancia sulla scatola di plastica grigia.
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Impressive Heroics (#1)
FanfictionMentre i Vendicatori sono alle prese con un capriccio di Fury, che renderà la loro esistenza un inferno (scelta azzardata e pericolosa, dato che il suo esperimento porterà i supereroi a fare da veri e propri babysitter ad un'agente che non ha nessun...