10. All the strange, strange creatures.

1.5K 74 4
                                    

10. All the strange, strange creatures.

«It's not like I'm an innocent. 

I've taken lives. And I got worse, I got clever. 

Manipulated people into taking their own»

— The Doctor

«E’ in bagno. Penso si stia lavando via il sangue di dosso» spiegò Tony, al telefono, nella sua enorme casa che aveva lasciato meno di un’ora prima.

C’era solo silenzio, quella notte.

Solo la luce del soggiorno accesa e quella del bagno.

Nicole lo sentiva chiaramente, anche se era lontana.

Quel posto era così desolato e vuoto che avrebbe sentito una spilla da balia cadere sul pavimento di puro marmo.

La luce al neon del bagno la disturbava, ma non poteva rimanere al buio.

Però, forse, poteva rimanere lì, con i lunghi capelli bagnati appiccicati al viso e le braccia incrociate attorno alle ginocchia.

Si guardò le mani: aveva ancora un po’ di sangue rappreso nel contorno delle unghie, ma nonostante sfregasse, sfregasse e sfregasse non sembrava volersene andare.

Dove aveva fallito?

Perché aveva fallito?

Per anni era riuscita a tenerli fuori dai guai, e in quel momento… i guai avevano preso il sopravvento.

Sbatté la mano sul bordo della vasca, stringendolo con le unghie.

Avrebbe dovuto ucciderli in quel dannato magazzino, l’anno prima.

Avrebbe dovuto farli fuori dal primo all’ultimo, e poi andare dal loro capo e tagliargli la gola.

Avrebbe dovuto accantonare la sua morale e fregarsene di quegli stupidi coltelli, e magari usare pistole vere e proprie.

Veloce, però anche indolore… una morte che non meritavano, perché era la morte dei graziati.

Aveva sempre pensato che quando una persona moriva tra le braccia di qualcuno, avrebbe detto qualcosa, giusto per non andarsene così rapidamente.

Una confessione, un rimpianto, un saluto.

Un ti voglio bene, un grazie per essere accanto a me.

Avrebbe voluto sentirgli dire che magari, in fondo, l’aveva amata, anche se in quel momento lei non amava lui.

Perché era quello che voleva dirgli, quella notte.

Che ormai non provava più niente, solo affetto e amicizia.

Senso di familiarità.

Però voleva sapere, e qualcosa dentro di lei la spingeva anche a rivelargli tutto.

Voleva dirgli che era stata lei l’eroina che aveva salvato loro la vita.

Che quella notte aveva rischiato la sua per far sì che vivessero altri trenta o quarant’anni.

Ma poi era morto, James Stone.

Con la testa appoggiata alle sue gambe e nessuna parola in procinto di uscire insieme al suo ultimo respiro.

Si alzò di colpo dalla vasca piena d’acqua ormai fredda e rossa, e si vestì.

Per fortuna, si era portata un cambio.

Indossò i pantaloni neri elasticizzati, la cintura e la canotta nera.

Gli stivali quasi le entravano a fatica, perché era incazzata e frustrata e persino slacciarli e riallacciarli le provocava altra rabbia.

Impressive Heroics (#1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora