Parte Quinta

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Harlock e Raflesia hanno finalmente concretizzato il loro desiderio di amarsi di nuovo. E quello che poteva sembrare un amore impossibile appartenente al passato, riprende così quota con immediate promesse.
Ma Harvey cosciente della realtà, non è disposto a digerirla...anzi...
Cosa riserverà ancora il destino per Harlock e Raflesia?

IL MIO DESTINO SEI TU - PARTE QUINTA

Raflesia si svegliò nel caldo abbraccio di Harlock. Stesa su un fianco, avvertiva il piacevole contatto del corpo di lui sulla sua schiena.
Dopo aver fatto l'amore si erano assopiti per un pò, ma non riuscì subito a realizzare per quanto. Diede un'occhiata all'orologio sul comodino e si rese conto che era ancora notte fonda .
Gli accarezzò il braccio che le cingeva la vita e voltò il viso sentendolo destarsi alle sue spalle.
Si guardarono per un attimo senza dire nulla, e il capitano le sfiorò le labbra con le sue.
-....Amore...- sussurrò lei - ti ho svegliato io? - Chiese a bassa voce.
Harlock scosse il capo.
- No.. ero già nel dormiveglia - mormorò accarezzandole un braccio.
Si sorrisero.
- Sono troppo felice, non riesco quasi a credere di stare di nuovo qui con te - disse Raflesia, e avvolgendosi in parte nel lenzuolo si stese supina senza distogliere lo sguardo da quello di lui. Harlock la abbracciò e la girò su un fianco, portandola poi sopra di sè.
- Nemmeno io ci speravo quasi più - rispose il capitano a voce bassa - ero pieno di dubbi - ammise sinceramente.
Raflesia passò le braccia sotto alle sue, accarezzandogli le spalle.
- E adesso? - Gli chiese in un sussurro. Harlock scosse il capo.
- Me li sono tolti, con gli abiti - scherzò lui. Raflesia rise e lui la baciò.
- Mi hai corteggiato per tre giorni da quando ci siamo rincontrati, e mi hai teso questa trappola qui a casa tua...- Harlock sorrideva e Raflesia pensò a quanto fosse bello così, con i capelli spettinati che gli ricadevano in parte sul viso, e la testa appoggiata al cuscino. E quel sorriso sulle labbra.
-Ah, ti ho preso per sfinimento, allora - rispose lei divertita - in realtà, non avresti voluto quindi fare l'amore con me - si morse un labbro in modo sensuale.
- Se invece ti dicessi che l'ho desiderato dal primo momento che ti ho rivista? - Il capitano respirò profondamente, mentre Raflesia assumeva un'espressione soddisfatta - Sei stata il mio tormento, Raflesia, davvero - affermò osservando i suoi lineamenti delicati.
- Lo sei stato anche tu per me - momorò lei.
Il cielo su Nexo offriva quella notte una stellata stupenda come spesso accadeva in quella zona di Urania, e quella luce illuminava in parte i loro corpi intrecciati e stesi su quel romantico letto che richiamava uno stile ormai passato.
Si baciarono a lungo, con amore.
Raflesia sospirò; lo sguardo in quello di lui.
- Due anni fa ho gettato via il nostro amore per un'assurda causa - asserì costernata - e ormai, ero sicura di averti perso per sempre - abbassò il viso e lo baciò sul petto liscio - e questo pensiero mi tormentava continuamente - concluse sollevando di nuovo lo sguardo su di lui.
- Non ti dico che sia stato semplice per me capirti - le disse dolcemente il capitano accarezzandole i capelli - ma non sono mai riuscito a dimenticarti. E adesso sei qui con me. Cerchiamo di buttarci alle spalle il nostro passato, Raflesia - le passò il pollice sulle labbra - niente più guerre da combattere; soltanto noi due, e il nostro amore - affermò sicuro. Tanto era stato cauto inizialmente nel riavvicinarsi a lei, quanto era convinto adesso di ciò che le stava dicendo.
Raflesia annuì, ma Harlock percepì ancora disagio in lei.
- Sei preoccupata? - Le chiese accarezzandole lentamente la schiena nuda.
-E' per via di Harvey... non so come reagirà, capisci? - Mormorò lei - Lui ha sempre sospettato che tra di noi fosse accaduto qualcosa, prima di...di quel maledetto conflitto - abbassò per un momento lo sguardo e Harlock le sollevò il viso con un dito - ha sempre avuto una sorta di gelosia nei tuoi confronti, e non ha un bel carattere - terminò di spiegare lei.
- E' per questo motivo che domani ti ci accompagno io a casa tua - affermò sicuro il capitano - ti fai i bagagli, e lo aspettiamo. Non voglio che tu affronti Harvey da sola - le disse.
Raflesia scosse il capo con aria allarmata.
- No Harlock, sei ricercato anche qui, e Harvey ha delle amicizie importanti che possono risultare pericolose per te. No, con Harvey me la sbrigo io! - Asserì. Era spaventata solo all'idea che Harlock si esponesse in quel modo per lei.
Il capitano le accarezzò una spalla e poi risalì con la mano al viso.
- Stavolta si fa a modo mio, ricordi? Meglio non separarci più per il momento - sentenziò - e comunque ripeto che non mi fido a lasciarti da sola con lui. Io non starò lì ad assistere a ciò che gli dirai, ma voglio tenere d'occhio la situazione - Harlock assunse un tono inamovibile.
Raflesia gli sorrise, nonostante i suoi propositi le mettessero ansia. Quel senso di protezione che lui le aveva trasmesso quel lontano giorno in cui lo aveva conosciuto e in quell'ascensore alla Torre Rossa, si ripresentava puntuale in lei. Era una sensazione che adorava.
- D'accordo capitano... - Rispose arrendendosi.- Hai paura che mi accada qualcosa? - Gli chiese facendo scivolare sensualmente il suo corpo su quello di lui.
- Sì - rispose sinceramente Harlock - sei la mia donna, e io ti amo. Ti voglio proteggere - affermò con convinzione.
Si sorrisero di nuovo. Raflesia si sentiva teneramente soggiogata dalle sue parole.
- Dimmelo di nuovo, Harlock...dimmi che sono tua - sussurrò sulle labbra di lui.
- Ti amo, sei mia....e mi prenderò cura di te - mormorò lui.
Si baciarono di nuovo, dolcemente. E quel bacio un pò alla volta si infuocò. Si girarono su un fianco, e Harlock sentì la mano di lei scendere ad avvolgere il suo sesso in una calda carezza. Si portò sopra di lei, stendendola supina mentre le sue mani scivolavano sulla pelle candida e morbida del suo corpo.
Il desiderio accese nuovamente i loro sensi, e Harlock scostò il lenzuolo scoprendo completamente il corpo perfetto di lei. La baciò con irruenta passione mentre le sue mani scivolavano sulla sua pelle liscia, stringendola a sè.
- Baciami tutta....- sussurrò lei, affondando le dita tra i folti capelli di lui.
La bocca di lui scese sul suo corpo e la sua lingua scivolò sulla sua pelle facendola gemere. Raflesia sollevò le ginocchia con il respiro scosso, sentendosi lambire dove lui sapeva di darle più piacere. Erano coscenti che tra di loro c'era stata chimica dalla prima volta che avevano fatto l'amore, e questa era una componente che aveva continuato ad alimentare quel fuoco che si era acceso tra loro, anche durante la forzata lontananza.
Harlock risalì sfiorando il corpo di lei con il suo e Raflesia si abbracciò a lui accogliendolo in sè. Un fremito attraversò i loro corpi eccitati, desiderosi di amarsi di nuovo e a lungo come non avevano potuto fare per tanto tempo.
Ogni dubbio era stato quindi chiarito, e adesso il loro futuro sembrava davvero poter riservare quell'amore che, per volere o per obbligo, era stato a loro negato.
E nella tranquillità della piccola casa di campagna, Harlock e Raflesia si abbandonarono ancora una volta ai loro sogni e al loro più grande desiderio.
Quello di amarsi come due persone comuni, senza più missioni o compiti da portare a termine.
Come si erano amati Philip e Susan, quella lontana notte in cui si erano incontrati.


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Raflesia aprì gli occhi avvertendo su di essi la luce del giorno. Si ritrovò abbracciata ad Harlock con la testa appoggiata al suo petto.
Lo sentì respirare in un sonno profondo e sollevò il capo e il braccio da lui lentamente, per non svegliarlo.
Tra amore, coccole e confidenze , le ore erano passate velocemente ed erano finiti poi per fare una calda doccia insieme.
E quasi all'alba si erano addormentati sul letto, con quella dolce sensazione di spossatezza che l'amore lascia addosso.
Gli baciò lievemente una spalla, e Harlock con le labbra leggermente schiuse si mosse nel sonno e si girò su un fianco senza svegliarsi.
Raflesia lo guardò per qualche istante sorridendo, poi si alzò e indossò una corta vestaglia di seta rosa avviandosi verso la porta della camera.
Arrivata in soggiorno riordinò velocemente le cose lasciate sul tavolo la sera precedente, e si spostò poi in cucina a preparare la colazione.
Quel mattino si sentiva felice come non le capitava più da tempo immemore. Iniziò a canticchiare senza quasi rendersene conto, mentre si affaccendava sui fornelli.
Sentì del movimento al piano superiore e intuì che Harlock si era alzato. Il capitano, vestito e con la camicia non abbottonata, scese infatti poco dopo. Raflesia lo guardò sulle scale, trovandolo divinamente sexy com'era lui. Harlock vide la sua benda sul tavolino dove la sera prima avevano appoggiato i bicchieri . La prese e la infilò sistemandola.
Si sorrisero e Raflesia si girò di nuovo di spalle sui fornelli. Lui si avvicinò a lei e la abbracciò appoggiando le labbra vicino al suo orecchio.
- Buongiorno..- mormorò baciandola poi sul collo. Raflesia chiuse gli occhi per un istante. Quello era davvero un bel modo per iniziare la giornata.
- Buongiorno - rispose lei, voltando il viso verso di lui che la baciò sulle labbra, accarezzandole i fianchi sopra la seta della vestaglia.
- Non hai messo nulla sotto a questa vestaglia...- accennò lui, avvertendo solo la sua pelle sotto al leggero indumento- mi preparerai la colazione così tutti i giorni? -
Raflesia sorrise con malizia.
- Ti ci dovrai abituare..- aggiunse divertita mentre lui la coccolava contro di sè.
- Non sarà difficile - affermò lui. Lei si voltò portandogli le braccia al collo, e si baciarono con passione.
- Mi fai bruciare tutto - esclamò poi voltandosi di scatto. Harlock sbirciò la padella sul fuoco.
- Uova e pancetta? - Chiese poco convinto. - Al massimo bevo un caffè, appena sveglio - affermò.
Raflesia scosse il capo, muovendo la paletta che teneva in mano per girare le uova.
- No, no! Serve qualcosa di più sostanzioso - sentenziò mettendo la colazione sui piatti. Gliene porse uno.
- Ti ho fatto spendere un po' di energie stanotte, no? - Sorrise.
Harlock annuì .- Energie ben spese, direi..- bevve un bicchiere di acqua e appoggiò sul tavolo il piatto. Raflesia appoggiò il suo a sua volta e lui la prese di nuovo tra le sue braccia. Si fece serio.
- Sei stata bene con me stanotte? -
- E me lo chiedi? Ho creduto di perdere i sensi...-
I loro sguardi riempirono alcuni secondi di silenzio.
- Raflesia...cosa mi hai fatto per farmi innamorare così di te....-
- Non so Harlock...forse quello che mi hai fatto tu perchè mi accadesse la stessa cosa....-
Si baciarono. Un bacio che ardeva come i loro cuori. Si guardarono ancora negli occhi con tenerezza. Con amore.
-E'...è meglio che ci sediamo a fare colazione...facciamo tardi..- Raflesia cercò di tornare alla realtà. Non si erano alzati molto presto e bisognava fare ritorno a Nexo.
Harlock la lasciò andare e si sedettero uno di fronte all'altra.
Parlarono un pò dei loro progetti finchè consumavano la colazione.
- A che ora dovrebbe tornare...Harvey? - Chiese lui. Lo infastidiva perfino pronunciarlo, quel nome.
- Mi ha detto verso sera...o forse, già nel tardo pomeriggio -
- SShhh! - Harlock si portò improvvisamente un dito alle labbra facendole cenno di non parlare più. Raflesia lo guardò perplessa.
- Harlock..cosa?! - Lo vide concentrato, come ad intercettare un rumore.
- Un elicottero...- disse lui. Si scambiarono uno sguardo interrogativo e preoccupato allo stesso tempo. Il rumore si fece più vicino.
- Sarà di passaggio - disse Raflesia. Harlock scosse il capo, lo sentiva sopra di loro e il suo istinto lo portò a pensare ad altro.
All'improvviso udirono un rumore vicino alla porta di entrata. E tutto accadde velocemente.
Un colpo forte alla porta la spalancò quasi scardinandola.
Harlock si alzò di scatto rovesciando la sedia dietro di sè. Si alzò anche Raflesia, con il cuore in gola.
Un commando di soldati iniziò a riversarsi in casa e lei urlò, mentre Harlock corse verso la poltroncina dove era rimasto appoggiato il suo giubbotto la sera precedente. Una corsa isitntiva per cercare di prendere la pistola che teneva nella tasca interna dell'indumento. Nella concitazione ebbe la prontezza di riflessi di afferrare una sedia che scaraventò con forza addosso al primo soldato che fece per gettarsi su di lui , ma altri tre gli furono immediatamente addosso gettandolo a terra, prima che potesse raggiungere la poltroncina.
Raflesia si scagliò sui militari che entravano a frotte dalla porta in direzione di Harlock.
- No, fermi! - Urlò. Le sembrava di essere caduta da un sogno ad un incubo nel giro di pochi secondi. E la realtà era proprio quella.
Uno dei soldati alle sue spalle la afferrò però ben salda alla vita arrestando la sua corsa, tanto che la sollevò da terra. Raflesia si dovette tenere chiusa la piccola vestaglia, per non mostrare le parti intime. Si divincolò e iniziò a piangere mentre vedeva Harlock immobilizzato a terra a pancia in giù, tenuto fermo a forza da ben cinque uomini decisamente addestrati.
- Harlock! - Urlò lei tra le lacrime. Ma cosa poteva essere accaduto. Chi poteva sapere di loro due, lì, in quel luogo isolato in piena campagna.
- Toglietele le mani di dosso - urlò lui vedendola malamente imprigionata tra le braccia del militare. Per tutta risposta ricevette un calcio su un fianco che gli tolse il respiro per qualche istante.
- No, così lo ammazzate! - Urlò Raflesia. La voce nel pianto le uscì quasi roca. Lo ammanettarono con le mani dietro la schiena, mentre un graduato subentrato in un secondo momento gli leggeva i suoi diritti.
Harlock non ascoltò nemmeno. Lo sguardo sollevato in quello di lei, e un maledetto improvviso dubbio che gli fece scendere la morte nel cuore.
" Mi sono fidato di te " pensò. Non poteva credere nemmeno lui, a ciò che gli era balenato nella mente. Poteva essere lei ad avergli teso una simile trappola, per vendicarsi di quella guerra perduta, o dell'esito di quel duello sulla Dorcas? Corteggiarlo, sedurlo; fargli abbassare la guardia al punto da poterlo far catturare facilmente.
Il capitano steso a terra, la guardava preso più da un senso di vuoto per un eventuale tradimento da parte di lei, che da ciò che gli stava accadendo.
Eppure lo sguardo di Raflesia trasmetteva sgomento e disperazione, offuscato dalle lacrime che le scendevano copiose sulle guance. Scuoteva il capo, cercando ogni tanto di sfuggire alla presa del soldato che la immobilizzava.
E poi c'era l'amore.
Quello che provava per lui le si leggeva sul viso, ed ogni sguardo che gli riservava ne era carico.
Harlock lo avvertì, e allontanò da sè l'idea che lei potesse essere coinvolta in quella trappola. Non era possibile che avesse recitato così spudoratamente bene; che avesse fatto l'amore con lui per tutta una notte con bruciante passione. Che gli avesse fatto promesse con le parole più dolci. Non era possibile che tutto questo fosse stato solo una sporca bugia.
Raflesia fissò lo sguardo su quello di lui. Mormorò due parole con le labbra tremanti, e Harlock le afferrò leggendole il labiale nella confusione che li attorniava.
- ...Ti amo...-
No, niente più dubbi.
- Ti amo anch'io..- fu la sua risposta appena sussurrata, ma a lei comprensibile. E in ambedue la terribile consapevolezza che quella poteva essere l'ultima volta in cui se lo potevano dire.
Il caos regnava sovrano nella piccola casa. Militari che entravano e uscivano; agenti di polizia. Qualcuno parlava sui dispositivi, assicurando che l'operazione era andata a buon fine.- Arresto eseguito!...Sì, al penitenziario di Nexo e domani a York..d'accordo! - Udì Raflesia nella confusione. Si sentiva frastornata. Tutto quello che aveva sognato, tutti i loro desideri, le promesse d'amore; tuttto sfumava tragicamente nel giro di pochi minuti. Pregò tra sè che Harlock non la credesse addirittura complice di tutto questo, ignara del fatto che per qualche istante era stato davvero così. Ma ciò che si erano appena detti in quella terribile situazione le dava conferma che lui di lei, ora si fidava.
Lo sollevarono da terra tenendolo fermo nel momento in cui entrò dalla porta un uomo in borghese. Era Peter; quell'uomo che lei non aveva mai potuto sopportare. Quello Sceriffo corrotto e donnaiolo che le aveva trasmesso una pessima sensazione dal giorno in cui Harvey glielo aveva presentato. Ricordava con che sguardo l'aveva praticamente scansionata.
E nel momento in cui Raflesia lo vide entrare trasalì, perchè tutto le fu chiaro. Capì chi aveva ordito tutto questo inferno.
Immaginò che ci fosse anche Harvey al suo seguito.
Calò il silenzio nella stanza, spezzato solo dai singhiozzi di Raflesia.
L'uomo per non smentire mai le sue debolezze, lanciò un'occhiata fugace alle gambe nude di Raflesia e lei volse lo sguardo altrove per non incrociare il suo, tanto lo detestava in quell'istante.
Peter si avvicinò ad Harlock con aria soddisfatta.
- Sono lo Sceriffo di Nexo, Peter Sovolsky, e la dichiaro in arresto per atti di pirateria e omicidio plurimo, capitano Harlock - esclamò ad alta voce, tronfio del risultato ottenuto e di ciò che di positivo questo avrebbe portato nella sua vita. Harlock gli rivolse uno sguardo inespressivo.
- Credo che il Capitano Dermott le abbia già letto i suoi diritti - aggiunse con un lieve sorriso soddisfatto sulle labbra.
- Diritti che so già di non avere - affermò Harlock, cercando forza dentro di sè. Non avrebbe mostrato il minimo cedimento a questi uomini che si proclamavano di legge, ma che con quella vera avevano sicuramente ben poco a che fare. Lo Sceriffo gli rivolse uno sguardo di sufficienza.
- Sarà, quello che deciderà il governo terrestre. Io, il mio dovere di catturare un noto fuorilegge come voi, l'ho fatto - si voltò facendo un cenno al capitano Dermott. Si appartarono in un angolo della stanza per parlare un momento in privato.
I militari che lo tenevano fermo, lo spinsero verso la porta e ancora Harlock e Raflesia si scambiarono uno sguardo. Harlock lesse vuota disperazione nei suoi occhi, e Raflesia si divincolò ancora una volta dalla presa del militare.
- Per favore, lasciatemi andare. Lasciatemi andare da lui..solo un momento - il viso stravolto e rigato di lacrime. Il soldato non la lasciò andare.
- Farò qualunque cosa..qualunque cosa .. - gli disse allora, cercando di fargli capire che si sarebbe adoperata in tutti i modi per tentare di aiutarlo. E nel momento in cui lo spingevano di nuovo per farlo uscire entrò Harvey.
Raflesia spalancò gli occhi e deglutì.
L'uomo si parò davanti al pirata. Lo guardò sollevando lo sguardo, scendendo poi sulla sua figura alta e imponente. Harlock aveva la camicia aperta sul petto e i capelli gli scendevano spettinati sul viso. Harvey si ritrovò obbligato ad ammettere con sè stesso la prestanza fisica del suo rivale in amore. Provò una gelosia quasi incontrollabile, al pensiero che la sua donna si fosse concessa a quel delinquente.
Harlock intuì chi fosse costui, prima che parlasse.
- Ricordati bene il mio nome, pirata: Harvey McCormick. Perchè io sono il Procuratore Legale che ti farà spedire davanti al plotone di esecuzione, molto, molto più velocemente di quanto tu sia abituato a dileguarti con quella tua nave del diavolo, dopo aver commesso i tuoi delitti - sorrise. Un sorriso carico di rabbia e di odio.
- Pensi che avrai risolto i tuoi problemi, poi? - Rispose Harlock, alludendo chiaramente al suo rapporto fallito con Raflesia.
Harvey respirò a fondo. - Maledetto figlio di puttana...- la voce di Harvey quasi incespicò - hai fatto un grosso errore, pirata. Ti sei preso qualcosa che mi appartiene -
aggiunse l'avvocato con tono minaccioso. Forse non si sarebbe rivolto a lui in questi termini, se il capitano non fosse stato ammanettato e trattenuto da cinque uomini, mentre altri lo tenevano sotto tiro.
- Ne parli come di un oggetto..ma forse per te non fa differenza, no? - Rispose Harlock mantenendo il controllo.
- Tu, lurido bastardo, non sai nulla di quello che ho fatto per lei - Harvey deglutì a fatica.
- Ti sembra un vanto approfittare della fragilità di una donna? - Replicò il capitano. Raflesia tremava, mentre passava lo sguardo dall'uno all'altro, ascoltando le loro parole.
- Cane spaziale..- Harvey strinse lo sguardo su quello di lui con l'intenzione di continuare sulla scia delle offese. Lo Sceriffo si rese conto che quella conversazione stava degenerando e decise di tagliare corto.
- Adesso basta. Portatelo via! - Intervenne in tono imperativo.
Harlock lanciò un ultimo sguardo a Raflesia prima di essere spinto fuori dalla porta.
Harvey si avvicinò a lei e fece cenno al soldato di lasciarla andare. Raflesia si strinse nella vestaglia e lo sfidò con lo sguardo.
- Con te facciamo i conti a casa - le disse. Poi si allontanò raggiungendo Peter che guardava soddisfatto sulla porta gli agenti che portavano via Harlock su un furgoncino blindato.
- Un colpaccio, McCormick. Cazzo, ho preso Harlock! - Disse passandosi la mano sui capelli a spazzola.
- Lo abbiamo preso..- precisò Harvey. Peter annuì distrattamente. Poi fece un cenno con la testa rivolto a Raflesia.
- Vuoi che la faccia mettere dentro? Ha dato rifugio ad un ricercato - chiese cercando di non scendere in particolari che potevano urtare l'amico per ovvi motivi.
Harvey scosse il capo. - No, tienimela fuori da questa questione - rispose lanciandole un'occhiata anche lui.
Raflesia era appoggiata al tavolo della cucina, con il viso tra le mani. Iniziava ora a divorarla un senso di colpa, per aver trattenuto Harlock su Urania più del dovuto. Era rimasto lì per lei, e lei lo aveva cacciato inavvertitamente in quel disastro.
Aveva sottovalutato Harvey, era stata superficiale e in qualche modo si era tradita. Questo pensiero la dilaniava.
Sentì di nuovo l'impulso di piangere.
- Lo ammazzeranno...- mormorò tra i singhiozzi.
Harvey guardandola vide che piangeva di nuovo e la cosa lo infastidì. Piangeva per quel maledetto pirata.
- Non vedo l'ora di informare il governo terrestre e la stampa; facciamo un figurone stavolta - disse Peter. Harvey lo spinse verso il muro.
- No, tu non informi nessuno per il momento, Peter - il tono sembrava quasi una minaccia.
Peter lo guardò perplesso, allontanandogli la mano da sè e sistemandosi la cravatta.
- Che diavolo dici, Harvey. Io devo informare il governo...- l'avvocato lo interruppe.
- Ah, sì? Vuoi che qualcuno del suo equipaggio si precipiti qui su Urania a darci problemi? - Affermò diretto.
Peter ci ragionò per qualche istante. Effettivamente rendere subito pubblica la questione poteva complicare le cose.
Harvey notando la sua titubanza intuì di averlo convinto e assunse un'espressione soddisfatta.
- Ci vediamo più tardi in ufficio da te, e ti spiego tutto. Per il momento ripeto, non informare nessuno; lo devi a me o no questo arresto? - Asserì l'avvocato.
Peter si lisciò con la mano la stoffa della giacca.
- Va bene, ma solo per poche ore. Ti aspetto nel mio ufficio - lo salutò con un cenno del capo e uscì.
Harvey lo guardò un momento mentre si allontanava. Una strana calma era tornata nella casa di Old Ville, dopo tutto quel trambusto.
Si voltò verso Raflesia per tornare da lei. Sembrava senza forze; appoggiata al tavolo con lo sguardo fisso sulla finestra.
Le guardò la piccola vestaglia che indossava. Era evidente che non avesse null'altro addosso, e non potè fare a meno di immaginarla mentre faceva l'amore con Harlock.
Mentre lo baciava e gli sorrideva. E il pirata con le mani sul corpo di lei, mentre Raflesia si lasciava andare tra le sue braccia, concedendogli quello che spesso aveva negato a lui con delle improvvise quanto improbabili scuse.
Avvertì un senso di nausea allo stomaco, ferito nel suo orgoglio di uomo e di amante. Le si fece più vicino. Lei sollevò lo sguardo vuoto sul suo.
- Raflesia, vai di sopra a vestirti - le disse con tono apparentemente calmo ma imperativo - perchè così sembri proprio quello che sei; una puttana! -

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Peter guardava il panorama che la grande finestra del suo ufficio offriva su Nexo. Si sentiva emozionato e soddisfatto allo stesso tempo, pensando che grazie a quell'arresto avrebbe presto avuto l'incarico che da tempo agognava.
Avrebbe voluto informare subito il governo terrestre, ma la promessa che aveva fatto ad Harvey per motivi che lui ancora non conosceva lo fermava.
- Cosa diavolo avrà in mente, McCormick? - Si chiese. Non c'erano colpi di testa da fare adesso; in gioco c'era la sua carriera. Avrebbe comunque ascoltato le richieste di Harvey prima di procedere in qualunque direzione.
Due colpi alla porta lo distolsero dai suoi pensieri.
- Avanti - Esclamò appoggiando la mani alla sua scrivania. Il capitano Dermott entrò e lo salutò come si conveniva.
John Dermott era il capitano della S.W.A.T., una squadra speciale di soldati scelti che veniva mobilitata nelle operazioni più delicate. Peter aveva pensato subito a lui ed ai suoi uomini, quando Harvey gli aveva proposto la cattura di Harlock. Quel pirata non era uno da prendere sotto gamba, e lui voleva essere sicuro che l'operazione andasse a buon fine per ovvi motivi. E Dermott si era rivelato la scelta migliore.
- Sceriffo Sovolsky, il prigioniero è momentanemente detenuto nella prigione di Nexo come d'accordo, e domani verrà trasferito in quella di massima sicurezza di York - affermò.
John era il classico militare tutto d'un pezzo. Un uomo ligio e fedele al suo incarico. Nessuna ombra sulla sua carriera, e per carattere non accettava compromessi o quant'altro non fosse previsto dal codice del suo mestiere.
- Bene capitano. E colgo l'occasione per farle i miei complimenti per la buona riuscita dell'operazione di oggi - disse Peter. Con chi voleva lui sapeva dimostrarsi sempre impeccabile.
Il capitano lo ringraziò. - Manderò il mio rapporto dettagliato sulla cattura di Harlock al distretto terrestre già nel pomeriggio - aggiunse.
Lo Sceriffo annuì poco convinto, e nel momento in cui il capitano si stava per congedare lo richiamò.
- Ah, capitano, il rapporto sulle dinamiche dell'arresto lo consegni pure a me. Spedirò tutto io al governo terrestre - disse Peter. Se Dermott spediva il suo rapporto sulla Terra, lui avrebbe dovuto tempestivamente informare il Primo Ministro della questione.
Dermott lo guardò un pò perplesso.
- Non è questa la prassi, solitamente i rapporti li spedisco io direttamente al Colonnello Ryan, sulla Terra - affermò con precisione.
Peter improvvisò una scusa.
- Il nuovo Primo Ministro del Governo terrestre vuole avere tutti i documenti per primo, nel caso di Harlock. E' una questione che gli sta molto a cuore. Lei capisce ...ci sono le prossime elezioni alle porte - inventò, sperando che il capitano non si opponesse.
- Io mi occupo di arresti e manovre militari, non di politica. Comunque...d'accordo; la metterò sulla sua scrivania oggi stesso -
Lo salutò portandosi due dita alle tempie e uscì.
Peter rimase di nuovo solo e si versò del brandy in un bicchiere, avvicinandosi di nuovo alla finestra. Bevve guardando l'orizzonte con aria assorta.
- Cani al guinzaglio...ecco che cosa siamo qui su Urania - mormorò tra sè - cani al guinzaglio del Governo terrestre - ripetè.
Sospirò. - Quando avrò ottenuto la poltrona di Sceriffo di Stato, mi metterò in corsa per governare Urania, e renderò questo pianeta indipendente dai capricci di quel diavolo di governo - sorrise tra sè, fantasticando già nuovi obiettivi - Terra-bis...un corno!-
Appoggiò il bicchiere alla scrivania e aprì il suo computer, con l'intenzione di dare un'occhiata ai dossier di Harlock mentre aspettava l'arrivo di Harvey.


Continua......

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