Il disastro si è compiuto. Sembrerebbe proprio che questo destino continui ad offrire a questo amore una possibilità, per poi in qualche modo farla sfumare.
Harlock è stato quindi catturato e Raflesia è disperata; e Harvey nella sua fredda lucidità ha raggiunto il suo obiettivo.
E a questo punto, sembra non esserci più nulla in cui sperare....
(NOTA DELL'AUTRICE: Avviso i gentili lettori che questo capitolo contiene alcune scene di violenza, accompagnate da qualche vocabolo un po' pesante. Tuto questo è stato necessario per rendere più reale possibile la situazione che i nostri protagonisti stanno vivendo. Ho trovato corretto segnalarlo prima della lettura, a prescindere comunque dal bollino rosso.
Grazie per la comprensione e buon proseguimento).Il mio destino sei tu - Parte Sesta
Harlock sollevò la testa, muovendo leggermente il braccio. La catena cigolò e lui ruotò lievemente il polso imprigionato.
"In catene...mi devono davvero temere per mettermi addirittura in catene" pensò tra sè.
Erano cose che secondo la legge attuale non si potevano più fare, queste, ma nel momento in cui gli avevano letto tutta la sfilza dei suoi diritti di prigioniero, lui sapeva bene che ben pochi di questi sarebbero stati rispettati nel suo caso.
- Ti metttiamo in catene per qualche ora così capisci bene con chi hai a che fare - gli avevano detto.
Harlock sorrise pensando a quelle parole. Un sorriso sarcastico, ripensando che lo avevano tenuto fermo in cinque per chiudergli quelle catene ai polsi e alle caviglie.
Non si era nemmeno potuto allacciare i bottoni della camicia, tanto temevano di dargli anche solo una possibilità di ribellarsi.
" Che coglioni..." un apprezzamento rivolto ai suoi carcerieri gli passò per la mente.
Ripensava alla dinamica del suo arresto. Quello che non era accaduto in tanti anni, si era verificato nel giro di qualche minuto e nel luogo più impensato.
Preso da solo; praticamente disarmato e in compagnia di una donna. Non era il primo fuorilegge che veniva catturato a causa di una donna, e non sarebbe stato l'ultimo.
Perchè se non fosse stato per Raflesia, lui sarebbe già stato a fior di chilometri spaziali da Urania. Raflesia si era tradita in qualche modo con Harvey, non c'era altra spiegazione. Il pensiero che lei fosse volutamente coinvolta non lo sfiorava nemmeno più.
I suoi ragionamenti sul perchè le cose fossero finite rovinosamente in quel modo, non celavano comunque un pentimento sulle sue scelte. Lui amava Raflesia, e non si rammaricava di essersi trattenuto troppo a Nexo per riallacciare una relazione con lei. Pensò a cio che aveva provato quella notte tenendola tra le sue braccia. Non aveva nulla a che fare con le relazioni che aveva imbastito con altre donne in questi utimi due anni.
La differenza tra fare sesso e fare l'amore gli era perfettamente chiara.
Ripensò alle parole e alle promesse che si erano sussurrati; all'amore di lei e alla sua disperazione. E a quell'ultimo sguardo che si erano scambiati prima che i soldati lo spingessero malamente fuori dalla porta.
E il suo cruccio però non era solo questo. Adesso il suo pensiero andava a chi, innocente, avrebbe sofferto e in parte pagato per la sua condanna.
Il suo pensiero andava ora a Mayu.
Immaginando che questo Sovolsky si fosse già pavoneggiato con i media del suo sensazionale arresto, sperò che al collegio sulla Terra avessero l'accortezza di tenere Mayu momentaneamente all'oscuro di quanto accaduto. Sospirò poi, sapendo che comunque i bambini avevano pieno accesso alle informazioni anche attraverso altri dispositivi.
Il pensiero che quella bambina dovesse aggiungere anche questa tragedia a quelle passate gli martoriava l'anima.
Sì, perchè lui sarebbe stato giustiziato.
Harlock era cosciente del fatto che anche se avessero deciso di processarlo, quel processo stesso sarebbe stata solo una proforma; una pagliacciata per dimostrare al popolo che la giustizia faceva comunque il suo corretto decorso, e soprattutto mirato ad ingrassare le tasche di chi sulla cronaca ci campava.
Alzò il viso verso la piccola finestra della cella, in alto. Le catene cigolarono ancora al suo movimento.
Si sentiva in parte sollevato di sapere Meeme al sicuro con il suo popolo. Per assurdo le ipotesi che le aveva sottoposto il giorno in cui avevano discusso del suo trasferimento alla comunità Yuretana, si erano avverate prima del previsto. Immaginò la sua disperazione nell'apprendere la notizia, e sperò vivamente che non le venisse in mente di fare qualche azzardo. Ma Meeme era molto, molto lontana da Urania. E quasi sicuramente all'oscuro di tutto.
Una flebile e umana speranza invece, che il suo ex equipaggio potesse in qualche modo agire in suo soccorso però lo sfiorò. Ma la Terra era distante e forse nessuno sarebbe potuto arrivare comunque in tempo.
E per fare cosa poi? Harlock sapeva bene che di lì a poco sarebbe stato trasferito nella prigione di massima sicurezza di York.
Se da qui la fuga era difficile, dall'altro penitenziario era praticamente impossibile. E immaginava anche che avrebbero preso delle precauzioni non da poco per attuare il suo spostamento. Certo era che alla minima possibilità o distrazione da parte delle guardie, lui quel trasferimento non glielo avrebbe reso semplice. Preferiva di gran lunga morire combattendo, che essere usato per le cazzate mediatiche del Governo Terrestre.
Le parole di Raflesia gli risuonarono nella mente. La rivedeva continuamente lì, davanti a lui.
- Farò qualunque cosa....qualunque cosa..- aveva urlato tra le lacrime.
Ma cosa mai poteva fare lei, una donna sola contro tutti. E poi adesso, quasi sicuramente, Raflesia era alle prese con McCormick. Questa cosa lo preoccupava non poco.
Temeva il peggio per lei. Sperava che l'avvocato non le facesse almeno del male fisicamente.
Mosse ancora le braccia, quella posizione forzata iniziava ad infastidirlo.
E quella notte passata con lei sfilava continuamente nei suoi pensieri. Deglutì, piegando il capo in avanti.
"Proprio adesso..." pensò. Adesso che finalmente era riuscito ad abbattere quel muro che lo teneva a distanza da lei. Adesso che si era arreso all'evidenza e alla forza del sentimento d'amore che li legava da quella sera in cui si erano conosciuti e istintivamente amati.
Tutto sfumava, ancora una volta. Tutto scivolava di nuovo come sabbia tra le loro dita.
Provò ad appoggiare la testa al braccio per avere un pò di sollievo, mentre nella memoria riecheggiavano quelle ultime parole appena sussurrate che erano riusciti a scambiarsi prima di essere separati per sempre.
" Ti amo..."
Il rumore della porta della cella che si apriva lo distolse dalle sue riflessioni. Tre agenti entrarono e Harlock sollevò il viso verso di loro.
- Abbiamo un piccolo omaggio per te da parte dello Sceriffo Sovolsky - affermò uno dei tre con un mezzo ghigno sulle labbra.
Il capitano intuì quello che sarebbe accaduto. E forse quell'omaggio era da parte di qualcun altro.
- Devono aver mandato i tre più coraggiosi, contro un solo uomo e per giunta incatenato - ironizzò.
- Ti passerà la voglia di fare del sarcasmo, pirata...- rispose lo stesso agente avvicinandosi a lui.
Harlock ricevette un colpo secco allo stomaco. Strinse i denti e poi le mani alle catene per poterlo sopportare, mentre il suo pensiero tornava comunque a Raflesia.
A dove fosse lei ora, e a cosa le stesse accadendo.
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Raflesia scese dalla macchina sbattendo la portiera, e senza rivolgere lo sguardo ad Harvey si avviò verso casa.
Il viaggio di ritorno da Old Ville era stato un incubo. Era stata per tutto il tragitto seduta vicinissima al finestrino per mettere più distanza possibile tra lei e Harvey, che guidava con un'espressione quasi indecifrabile. Non una parola era stata pronunciata, e lei ogni tanto si era sentita addosso il suo sguardo accusatore, ma per tutta risposta non aveva mai distolto gli occhi dal panorama che sfilava via veloce. Il cuore in tumulto per quanto era accaduto, e la mente che cercava di raccogliere le idee per trovare una soluzione, uno spiraglio di speranza per sottrarre Harlock ad una fine certa. Lei sapeva che la calma di Harvey era solo apparente, e si aspettava una scenata appena fossero arrivati a casa.
Appena entrata iniziò a salire le scale che portavano alle camere da letto, con passo deciso.
Harvey si tolse la giacca e la gettò con rabbia su una poltroncina in entrata.
- Dove diavolo stai andando! - La apostrofò appoggiando la mano alla balaustra , vedendola salire frettolosamente.
- A farmi la valigia - rispose lei in modo secco.
Harvey la seguì e arrivato in camera si fermò sulla porta a guardarla, mentre lei prendeva un borsone dall'armadio e lo gettava sul letto.
- Dove cazzo credi di andare. Credi di poterti trasferire in prigione con lui? - Ironizzò fissandola.
Raflesia iniziò a riempire il borsone con i suoi indumenti senza voltarsi nè dare risposta. Questo atteggiamento fece aumentare la rabbia in lui, che non si mosse comunque da dov'era.
- Da quanto va avanti questa storia? - Le chiese diretto. Lei rimase di spalle.
- Io e Harlock ci siamo incontrati per caso, qualche giorno fa e che tu ci creda o no, era la prima volta che...- fermò le parole. Non voleva dire il resto per non gettare altra legna sul fuoco.
- La prima volta, cosa? - Ripetè lui con il respiro che si faceva più pesante - La prima volta che ci vai a letto? Era questo che volevi dirmi? - Aggiunse alterato.
Accennò un passo verso di lei. Raflesia si fermò per un momento, guardandolo con la coda dell'occhio.
- Non prendermi per il culo, Raflesia! Ho sempre avuto la certezza che tu e quel pirata siete stati amanti prima di quella stupida guerra, e adesso ho avuto la conferma che lo siete ancora - urlò -almeno abbi la decenza di ammetterlo - concluse alzando ulteriormente la voce.
Raflesia si voltò di scatto.
- Cosa vuoi che ti dica, Harvey! Vuoi che ti dica che è così? Sì, è così. L'ho conosciuto prima di quella maledetta guerra; abbiamo passato insieme una notte d'amore..due - disse lei - e mi sono innamorata di lui. L'ho sempre amato.....lo amo - gli occhi le si inondarono di lacrime mentre le labbra tremavano. Ma non per ciò che stava confessando ad Harvey, ma perchè temeva che tra lei ed Harlock fosse tutto demolito. Ogni loro sogno della notte precedente, infranto.
E temeva, temeva per la sua vita più che per la propria.
- Quella volta l'ho aiutato a disincagliare l'Arcadia. Mai e poi mai lo avrei lasciato morire in quel modo - teneva in mano una maglietta e la appoggiò di getto al letto, mentre Harvey la fissava con espressione di sufficienza.
- Non lo lascerò morire nemmeno questa volta...non così, e per colpa mia - aggiunse mentre le lacrime le rigavano le guance - cos'hai fatto Harvey...cos'hai fatto..- si portò le mani al viso in un cenno sconsolato.
- Ho assicurato un criminale alla giustizia - affermò lui. Il suo sdegno cresceva di pari passo alla disperazione di lei. Non sopportava di vederla piangere così per un altro uomo.
- L'hai mandato a morte, per vendetta e gelosia, e per avere la strada libera, invece. Qui la giustizia c'entra ben poco - disse lei tra i singhiozzi - ma sappi che oggi te l'avrei detto, Harvey. Ti avrei detto qualcosa che tu sai già; che tra noi è finita....è finita, Harvey. Ed è finita da tempo - si passò una mano sulle guance per asciugare le lacrime.
Harvey scosse il capo fissandola, e Raflesia sostenne il suo sguardo. L'avvocato non riusciva a capacitarsi di ciò che udiva. Lasciare lui per quel rinnegato.
- Dopo quello che ho fatto per te - mormorò - ti trovo in quella casa, mezza nuda con quel delinquente che a suo tempo ti ha messa nei guai; ci rimetto la faccia con Peter e un'intera squadra di militari, e tu adesso mi vieni a dire che pensavi di darmi il benservito per andartene con quel bastardo? - Harvey si passò una mano sui biondi capelli spettinandoli.
- Ci ho provato..- mormorò lei.
- A fare cosa? - Rispose prontamente lui.
- Ad innamorarmi di te. Ma mi sono resa conto che ciò che provavo nei tuoi confronti era solo un senso di riconoscenza. Non si può costruire un rapporto d'amore su questo, Harvey - disse lei schiettamente.
- Te le ha ficcate in testa lui, queste cazzate? - Rimbeccò Harvey.
Raflesia scosse il capo e si voltò di nuovo continuando a mettere le sue cose dentro al borsone. Capì che non era più il caso di discutere. Voleva solo lasciare quella casa e andarsene, per poter ragionare in pace su un' idea che le era balenata alla mente durante il viaggio di ritorno da Old Ville. Era una fioca speranza di poter fare qualcosa di tangibile per salvare Harlock, ma lei ci voleva provare.
- Credi di andartene? - Disse Harvey. Il tono ulteriormente alterato. Raflesia annuì
- Sì -
- E di cosa credi di vivere? Non sai fare nulla! - Affermò lui con sdegno.
- Non importa - rispose lei in tono stanco.
- Pensi di fare "marchette"? Mi sembra che quelle ti vengono bene! - Harvey cercava di sfogare la sua rabbia offendendola, ma non gli era sufficiente. Era ferito e furibondo.
E per nulla disposto ad arrendersi alle decisioni di lei. Lui era abituato a vincere; e non solo in un'aula di tribunale.
La rabbia e la gelosia verso quell'amore per Harlock che lei gli aveva confessato, lo presero improvvisamente e a tal punto che si avvicinò a lei e afferrandola per un braccio la voltò malamente verso di lui. Raflesia senti le sue dita stringerle il braccio oltre misura.
- Se io non ti avessi tirato fuori da quel processo saresti solo un ricordo, Raflesia, o marciresti dentro ad una prigione di Peplo. E non ti ho chiesto un cazzo in cambio - la strattonò.
- Hai avuto me...non era quello che volevi? -
- Tu non mi lasci così, sei in debito con me -
- Prenditi la casa di Old Ville e lasciami andare -
Harvey strinse ancora la presa e Raflesia trasalì, agganciando la mano alla sua.
- Quella topaia non mi interessa -
- Harvey basta, sono stanca! Mi stai facendo male -
- Ah, la signora è stanca! Cos'è, ti sei fatta scopare troppo da quel figlio di puttana? - L'avvocato stava perdendo le staffe e Raflesia se ne rese immediatamente conto.
- Harvey stai esagerando - mosse il braccio per cercare di sciogliersi dalla presa. Harvey stava diventando veramente volgare ed offensivo, ed il suo atteggiamento non prometteva nulla di buono.
- Cos'è che ti piace tanto di lui, eh? E' un pirata...ti prende con la forza? E' questo che ti piace? -
- Harvey non sai più quello che dici...mi stai facendo male, lasciami...- Raflesia provò a mantenere la calma.
L'avvocato accecato dalla gelosia le diede uno schiaffo in pieno viso e la scaraventò sul letto. Raflesia si portò una mano alla guancia colpita e lo guardò con gli occhi spalancati. Quello schiaffo le riportò alla memoria tutti quelli che aveva ricevuto da suo padre. Si era ripromessa che nessun uomo più l'avrebbe trattata in quel modo. E adesso invece, a distanza di anni, si ritrovava nella stessa situazione.
Provò a rialzarsi immediatamente, ma Harvey gettò a terra il borsone e la girò di spalle con violenza lanciandola sul letto a pancia in giù.
- Harvey..no..- urlò lei. Raflesia non era priva di rudimenti di autodifesa, ma da tempo aveva smesso di allenarsi proprio a causa della sua repulsione per tutto il suo passato.
Ed al suo secondo tentativo di rialzarsi, Harvey decisamente robusto di corporatura le fu sopra in un attimo con tutto il suo peso, e con la mano alla nuca di lei le premette il viso sul cuscino. Per un momento Raflesia si sentì soffocare e nel'istante in cui lui allentò un pò la presa riuscì almeno a girare il viso di lato per poter respirare.
L'avvocato si era seduto a cavallo sulle gambe di lei impedendole ogni movimento per liberarsi, e continuava a tenerle premuta le testa sul cuscino.
- Ti piace farti scopare come una puttana? Ti accontento subito! - Urlò. Raflesia capì che Harvey aveva perso il controllo e immaginò il peggio.
L'uomo salì con la mano sulla coscia di lei per sollevarle il vestito fino ad afferrarle gli slip. Li strattonò con violenza più volte finchè l'elastico cedette e si strappò lacerandole la pelle su un fianco. Raflesia urlò. E dopo il dolore fisico arrivò quello dell'anima. L'umiliazione di trovarsi immobilizzata sotto di lui, con le natiche scoperte e alla sua piena mercè. Pensò per un istante che Harlock non avrebbe esitato a fargli un buco in fronte, sapendo di questo.
- Harvey...no...no.. - le lacrime le scendevano sulla guancia, mentre l'uomo sembrava non curarsi minimamente dei suoi lamenti.
- Non hai detto di no a lui la notte scorsa, eh? - Harvey era fuori di sè e Raflesia che si muoveva sotto di lui, cercando invano di liberarsi dalla sua presa si fermò. L'avrebbe violentata, questo era palese, ma se lei si fosse ribellata alterato com'era forse l'avrebbe ammazzata di botte. Lei doveva rimanere viva. Da morta non sarebbe servita a nulla. Non avrebbe più potuto fare nulla per Harlock. Per il suo amore.
Lo sentì armeggiare con la cintura dei pantaloni con il respiro pesante, mentre la mano di lui rimaneva ben ferma sul suo collo. Chiuse gli occhi stringendo il cuscino tra le dita e deglutì aspettando di sentirsi penetrare con violenza.
Ma non accadde.
Harvey rimase per qualche istante fermo sopra di lei a guardarla. La ragione iniziò a riprendere possesso della sua mente.
Raflesia si sarebbe portata addosso i chiari segni di una violenza. Sulla guancia quello schiaffo; quella lacerazione sul fianco, dalla quale usciva un pò di sangue e i lividi bluastri che affioravano sulla pelle del braccio che lui le aveva stretto con cattiveria, in aula costituivano prove.
E poi lo stupro.
Una visita medica poteva provarlo.
Lui ne aveva visti tanti di casi simili, e se lei avesse voluto incastrarlo avrebbe avuto prove tangibili.
L'avvocato ebbe la meglio sull'uomo, e tutte queste riflessioni lo portarono a rinunciare a darle quella lezione che lui riteneva giusta.
Respirò a fondo cercando quella calma che aveva perduto.
- Io ti amo..stronza...ti amo - mormorò. Quelle parole continuavano ad avere senso per lui, anche dopo ciò che le stava volutamente per fare con convinzione.
Raflesia aveva riaperto gli occhi ma non si mosse, e rimase insensibile alle sue parole.Si sentiva stravolta da tutto ciò che era accaduto.
Sembrava almeno che Harvey si fosse calmato, ma lei lo conosceva bene e immaginò che avesse in mente dell'altro.
L'avvocato si alzò e lei rimase immobile dov'era, nonostante lui non la trattenesse più.
Harvey si chiuse i pantaloni e andò in bagno a sciacquarsi il viso. Si sistemò i capelli e poi si avviò alla porta.
Raflesia era sempre lì, stesa sul letto e prima di uscire lui le rivolse un'occhiata.
- Lo mando davanti ad un plotone di esecuzione a tempo di record, il tuo pirata - inforcò la porta e uscì sbattendola alle sue spalle.
Raflesia sentì girare la chiave nella toppa.
Si sollevò piano dal letto. Il braccio doleva. La guancia e il fianco bruciavano, ma era nulla in confronto a quanto bruciava la sua anima.
Una fiamma che la lambiva, e che le dava dolore e forza allo stesso tempo.
Si avviò lentamente verso la stanza da bagno. Si spogliò nuda gettando gli indumenti a terra e aprì il rubinetto della doccia. Aveva bisogno di lavarsi via quella sensazione di degrado che Harvey le aveva lasciato addosso. Quello stupro evitato per poco. Ma non sicuramente per un pentimento da parte di lui.
Si abbracciò mentre aspettava che l'acqua si scaldasse. Chiuse gli occhi immaginando che quell'abbraccio fosse di Harlock. Lui che l'aveva amata con tanto impeto e tenerezza. L'aveva coccolata e le aveva promesso di portarla con sè sulla sua nave.
Harvey non sapeva nemmeno di chi stava parlando quando inveiva su di lui.
Scosse il capo sconsolata.
Non poteva finire in quel modo.
Sotto il caldo getto dell'acqua iniziò a sentirsi un pò meglio, almeno fisicamente. Harvey non l'aveva ammazzata di botte, come lei per un attimo aveva temuto, e questo era già qualcosa di buono. Ma adesso doveva dedicarsi al suo piano. Al suo disperato tentativo di salvare l'uomo che lei amava con tutta sè stessa.
E nel cuore una certezza.
L'unica.
Se non ci fosse riuscita. Se Harlock stavolta fosse andato veramente a fondo, lei sarebbe scesa con lui.
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- Cosa? Tu mi vuoi buttare a fondo Harvey! Sei impazzito? - Esclamò Peter seduto dietro alla sua scrivania.
- Non posso fare quello che mi stai chiedendo. Non posso prendermi io la briga di far giustiziare quel pirata! - Aggiunse in tono concitato - Gli ho fatto dare una piccola lezione, come mi avevi chiesti tu, ma adesso basta, non ti posso accontentare su una cosa così grave! Vuoi vedermi saltare la poltrona da sotto il culo? - Peter spostò nervosamente un fermacarte sul tavolo.
Harvey lo fissava seduto di fronte a lui, dall'altra parte del tavolo.
- Questo lo so anch'io, Peter, ma non potrebbe essere morto accidentalmente durante l'arresto? - Suggerì l'avvocato.
Peter scosse il capo con aria decisamente contrariata.
- Ti ricordo che erano presenti trenta uomini della S.W.A.T., che hanno partecipato alla cattura e sono testimoni di quanto è accaduto - rispose versandosi del brandy in un bicchiere - accidenti, McCormick, sei un avvocato, queste cose le dovresti sapere meglio di me! - Concluse portandosi il bicchiere alle labbra.
- Proprio perchè sono un avvocato, so che le prove si possono costruire e il silenzio delle persone....si può comprare. Tutto è in vendita, Sovolsky! - Harvey strinse lo sguardo sullo Sceriffo, che alzò verso di lui la mano che teneva il bicchiere, puntandogli il dito addosso.
- No bello mio, che tutti siano in vendita accade nel "nostro" mondo, ma non in quello del capitano Dermott! Ti assicuro che quello è talmente ligio al proprio dovere che non mentirebbe nemmeno su un barattolo di marmellata fregato dalla dispensa - affermò sicuro. Lui lo conosceva bene quell'uomo, ed era sempre stato molto attento a come si muoveva nei casi in cui lo doveva coinvolgere.
Harvey lo guardò deluso. Peter proseguì.
- Ho qui davanti a me il suo rapporto dettagliato sulla cattura di Harlock e per prendere tempo in attesa delle tue rivelazioni, perchè non lo spedisse direttamente lui al Distretto sulla Terra come da prassi, gli ho raccontato qualche puttanata sul Primo Ministro terrestre. Se l'è bevuta, ma ho già rischiato tanto credimi! -
Harvey si passò una mano sul viso accarezzandosi il mento ispido per la barba che iniziava a crescere, con aria pensierosa.
- Quindi avrà un processo - disse quasi con sdegno.
- Deciderà il Governo Terrestre, ma lo avrà sicuramente. Sono cambiate parecchie leggi da quando è subentrato il nuovo Primo Ministro. E oltretutto, dando un'occhiata ai dossier su Harlock, ho visto che per gli omicidi di cui viene accusato, non c'è uno straccio di prova che lo possa realmente inchiodare - spiegò Peter - non so come andrà a finire, ma che se la gratti il Governo Terrestre. Io ho già altre cose per la testa! - Concluse bevendo un sorso di brandy.
Harvey si appoggiò allo schienale della poltrona con aria apparentemente rilassata. In realtà dentro di lui la rabbia per non poter eliminare immediatamente il suo odiatissimo antagonista era tanta. Si passò una mano sui capelli.
- Tu sai che io sono tanto in grado di demolire prove, quanto di costruirle. Mettimi a Pubblico Ministero in questo processo, e ti inchiodo quel figlio di puttana per tutti gli omicidi di cui è accusato - Harvey era così determinato da sembrare già in un'aula di giudizio, pronto per la sua arringa finale.
Peter ci pensò un momento. Scosse il capo.
- Sei troppo coinvolto in questa storia - il riferimento a Raflesia era chiaro.
Harvey si sollevò e appoggiò i gomiti alla scrivania.
- No Peter! Ti ho dimostrato un autocontrollo che tu stesso hai ammesso che non avresti avuto quando ti ho aiutato a portare a termine il tuo sporco affare, nonostante sapessi bene dov'era la mia donna e con chi! Questo non lo puoi negare! - Esclamò con convinzione, guardandosi bene dal raccontare all'amico quello che era successo poco prima a casa con Raflesia.
- Sono il migliore, e tu lo sai! - Aggiunse.
Peter annuì, allentandosi il nodo della cravatta. Non poteva negare questa evidenza. Lui aveva sempre ammirato le capacità di Harvey nel suo mestiere, e doveva ammettere che il controllo che aveva dimostrato su tutta quella questione era notevole.
- Va bene! Spingerò con le persone giuste per farti avere quell'incarico - lo Sceriffo si arrese.
Harvey lo guardò soddisfatto e si alzò dalla poltrona. Aveva ottenuto solo in parte ciò che desiderava, ma era già qualcosa.
- Passami i file di quei dossier, me li vado a studiare adesso nel mio ufficio - esclamò determinato.
- Non te li posso passare, non sei ancora ufficialmente Pubblico Ministero in questo caso. Cristo Santo, Harvey! Devo ancora avvisare il Governo Terrestre - Peter allargò le braccia spazientito, spingendosi indietro sulle rotelle della poltrona girevole.
- Mandameli in posta. Non lo saprà nessuno, Peter, daì - insistette l'avvocato.
Peter scosse il capo e sollevò lo sguardo al soffitto. Harvey era decisamente insistente, ma capiva in parte il suo stato d'animo, e in più di un momento aveva cercato di calarsi nei suoi panni pensando che fossero decisamente scomodi.
- Tu mi manderai al manicomio con questo caso....va bene, ti mando tutto più tardi - soffermò lo sguardo sull'amico. Harvey aveva l'aria stanca.
- Siediti un momento prima di sgusciare via, e bevi un goccio di brandy - lo invitò - mi sembra che tu ne abbia bisogno - convenne.
Harvey accettò e si abbandonò di nuovo sulla poltrona.
Peter versò dell'altro brandy nel suo bicchiere e in quello destinato ad Harvey osservando il suo stato con aria preoccupata.
- Hai un'aria stravolta. Dov'è Raflesia? - Lo Sceriffo adesso iniziava a chiedersi cosa fosse accaduto tra loro due, dopo il rientro da Old Ville.
Harvey si portò alle labbra il bicchiere e ne vuotò metà. Poi sospirò.
- A casa, in camera. Si calmerà.... le passerà - affermò rimanendo sul vago.
Ci fu una piccola pausa di silenzio tra i due.
- L'hai picchiata? -
- No -
Lo Sceriffo lo ispezionò ancora, quasi a voler capire se aveva mentito oppure no.
- Come fai a dire che "le passerà" - Peter si sentì di essere sincero con l'amico - Harvey, non mi sono mai pronunciato più di tanto sulla tua relazione con Raflesia, nonostante tu ti sia lamentato con me più di una volta ma....ho visto.. - bevve il suo brandy quasi d'un fiato, non era una verità semplice da sbattere in faccia ad un amico - ho visto come lo guarda. E' innamorata di lui, non puoi pensare che dopo quanto è accaduto, lei rimanga con te - attese in silenzio osservando la reazione dell'avvocato alle sue parole.
Harvey fece un sorso dell'altra metà del brandy rimasto nel bicchiere e si alzò dalla poltrona, ignorando le parole dell'amico.
Parole che lo ferivano e lo mettevano davanti ad una realtà che lui non voleva accettare.
Peter scosse il capo al suo atteggiamento e lo seguì con lo sguardo mentre Harvey si avvicinava alla porta dello studio con l'intenzione di uscire.
- Bene...allora avviso il governo terrestre della questione - disse lo Sceriffo per togliere imbarazzo alla situazione.
- Perfetto, aspetto i file di quei dossier in ufficio - rispose l'avvocato con tono indifferente.
- McCormick..-
Harvey si fermò di spalle sentendosi chiamare, con la mano sulla maniglia.
Peter decise di riprovare a farlo riflettere.
- Lo so che non sono affari miei, ma perchè ti intestardisci a tenerti a fianco una donna che non ti ama - glielo disse con la massima sincerità di cui era capace.
- Ti ringrazio per tutto Peter e.. hai detto giusto...non sono affari tuoi! - Harvey uscì chiudendo la porta dietro di sè.
Lo Sceriffo si lasciò andare sulla poltrona con aria contrariata e allo stesso tempo dispiaciuta. Harvey si era incapricciato di quella donna dal primo istante in cui l'aveva vista, al punto che si rifiutava di guardare la realtà per ciò che era.
Estrasse dal cassetto della sua scrivania un sigaro e lo spuntò. Era di una serie speciale che aveva tenuto da parte per le grandi occasioni.
Lo accese con aria soddisfatta e sprofondò con la schiena nella poltrona facendola ruotare verso la grande vetrata che dava sulla vista dei grattacieli di Nexo.
E lì, iniziò a fantasticare su quella che sarebbe stata la sua imminente ascesa.
Continua.....
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Il mio destino sei tu
Fanfikce"Raflesia si volto' quasi distrattamente, mentre aspettava davanti all'entrata del ristorante. La sua attenzione fu catturata da un uomo che si accingeva ad attraversare la strada ad alcuni metri da lei. Il cuore le manco' quasi di un battito. Si se...