Raflesia non vuole rinunciare alla possibilità che il fato le ha offerto, facendole incontrare di nuovo Harlock, ed ha mentito ad Harvey per poterlo rivedere.
Accettare questo incontro ha rimesso in discussione per il capitano le conclusioni che aveva tratto ormai, su tutta la questione con Raflesia.
Due anime confuse quindi, con un'unica certezza. Quella che rivedersi ha sicuramente provocato emozioni in ambedue, e che nel profondo di ognuno di loro nulla è stato completamente archiviato....
(Nota dell'autrice: chiedo perdono se alcuni capitoli sono un pò lunghi, ma alcune situazioni a mio parere vanno portate a termine.
Grazie a tutti e buona continuazione).Il mio destino sei tu parte terza
Raflesia scese dal taxi e gli andò incontro sorridendo. Ancheggiò lievemente nel suo elegante incedere. Indossava un semplice paio di pantaloni neri, che aderivano alle dolci curve del suo corpo e una maglietta di color lilla che si adagiava morbida sui suoi fianchi, e Harlock la trovò decisamente sensuale, come sempre. I lunghi capelli le ondeggiavano sulla schiena, mentre si affrettava verso di lui.
- Ciao. Ecco il tuo pacchetto - gli disse porgendoglielo.
- Ti ringrazio per esserti ricordata - Harlock lo prese e sollevò lo sguardo alla torre di fianco a loro.
- Saliamo? - Pensò che era meglio rompere subito il ghiaccio di quell'incontro un po' improbabile davanti ad un buon bicchiere.
Raflesia annuì. Non riusciva a fare a meno di guardarlo continuamente, e l'imbarazzo per quello che gli aveva detto al telefono la sera precedente la fece arrossire lievemente, mentre si accingevano ad entrare dalla porta al piano terra.
La Torre Rossa era un locale situato all'ultimo piano di un'autentica torre. Essa era affiancata ad un edificio adibito esclusivamente a Centro Direzionale, in una zona piuttosto isolata fuori dal centro di Nexo. Qui nelle ore serali vi si recavano quindi solo le persone che volevano accedere al locale; luogo che ben si prestava alle conversazioni private, in quanto disponeva di piccole salette dalle luci soffuse con angoletti piuttosto appartati, proprio per le coppie che volevano cercare un pò di tranquillità. La cosa che non era molto piaciuta ad Harlock di quel luogo era che l'unico modo per poter salire e scendere la torre era un ascensore. C'era poi una scala esterna per i casi di emergenza, ma per lui quella non era una situazione ottimale in caso di necessità di fuga. Cercò comunque di rilassarsi. Era curioso di sentire cosa Raflesia gli volesse dire.
Per tagliare un pò l'imbarazzo iniziale che aleggiava tra di loro, parlarono un pò in modo generico delle loro attuali vite. Harlock aveva percepito in Raflesia curiosità sulla sua vita sentimentale, quando lei gli aveva chiesto forse inavvertitamente per due volte se attualmente lui fosse impegnato, come lo era lei.
- Raflesia, te l'ho detto, io vivo solo sulla mia Arcadia adesso. Io e il mio Tori - disse evitando ancora una volta di parlarle di Meeme e quindi della reale motivazione alla sua presenza su Urania.
- Tori? Chi e' Tori? - Chiese lei incuriosita. Harlock sorrise, pensando al suo buffo amico pennuto.
- E' un corvo o almeno ci assomiglia. Sta sull'Arcadia da...da molto tempo - il suo sguardo per un momento si incupì, collegando Tori al suo primo proprietario; l'amico Tochiro.
Raflesia rise. - Ti immagino a prenderti cura di un animale - si scostò indietro i capelli, bevendo un sorso dal suo bicchiere -.. è una cosa dolce...- si pentì subito di quella parola che si era lasciata sfuggire. Non era riuscita a trattenerla. Harlock notò il rossore alle sue guance ed evitò commenti.
- Raflesia, mi volevi spiegare qualcosa...- cercò di dirottare la conversazione per evitare che ricadesse sul loro passato intimo.
- Ho dovuto raccontare una bugia ad Harvey per poterti vedere, stasera - esordì Raflesia. Harlock la guardò perplesso. Lui non le aveva chiesto nulla in merito. Li considerava affari suoi, la gestione del rapporto con il suo attuale compagno. O forse semplicemente sentir parlare di questo Harvey un pò lo infasidiva.
- Va bene, spero che tu non ti metta nei guai...per nulla - rispose, pensando che quell'incontro era e doveva rimanere così come stava procedendo.
Raflesia accarezzò il bordo del bicchiere con il dito e poi sospirò. Quel velo di tristezza offuscò di nuovo i suoi occhi e ad Harlock non sfuggì.
- Raflesia, come sei finita a vivere qui su Urania? - Le chiese lui.
- Te l'ho detto, ho subito un processo su Venere - mormorò .
- Sì, ci ho pensato infatti a questa cosa. Non sta in piedi che una regina venga processata, solo per aver perso un conflitto. Tu ti sei data comunque da fare e per portarti davanti ad una Corte Marziale devono essersi aggrappati a qualcos'altro - le disse il capitano scuotendo il capo.
Raflesia sospirò.
- Infatti, sono stata accusata di alto tradimento per aver aiutato il...il nemico - fu diretta. Harlock la guardò di nuovo perplesso.
- Per aver aiutato te...- mormorò lei. Si fissarono per un istante.
- Ricordi cosa accadde su Ombra di Morte? Il cimitero delle astronavi? - Gli chiese.
Harlock annuì. Ricordava bene a quale situazione Raflesia faceva riferimento. E di essere stato aiutato da lei a disincagliarsi dall'attrazione di quel maledetto pianeta, lui ne aveva avuto la piena conferma anche da Tochiro, che era poi intervenuto comunque riuscendo a tornare ad essere presente in modo operativo sulla nave.
Nelle loro menti ritornarono le immagini e le sensazioni di quel breve ma intenso colloquio che avevano avuto qualche ora dopo, negli alloggi di lui. Raflesia si era materializzata in versione olografica davanti al capitano, che stava seduto vicino alla grande vetrata con un bicchiere di vino in mano. Era la prima volta che si rivedevano in privato, anche se virtualmente, dopo l'utima notte d'amore che avevano passato insieme. Poche parole scambiate, accompagnate più che altro da occhiate che tanto dicevano di per sè. Lo sguardo di lui l'aveva percorsa tutta; scandagliata in ogni suo particolare, mentre lei gli chiedeva per l'ennesima volta di ritirarsi da quel conflitto. Raflesia si era sentita quasi spogliata da quello sguardo, mentre guardava le sue belle mani rigirare il bicchiere lentamente. Quelle mani che lei, nonostante tutto, continuava a desiderare su di sè.
Harlock aveva riso, alle sue richieste, abbandonandosi scompostamente sulla poltroncina in atteggiamento indifferente, e lei si era quasi sentita ferita da quella risata.
E la sua immagine era di nuovo lentamente sfumata, lasciando il capitano in completa solitudine nel lento procedere della navigazione dell'Arcadia.
- Ma i tuoi ufficiali...- esordì il capitano, ma Raflesia lo interruppe.
- I miei ufficiali, non sono i tuoi, Harlock! - Affermò sicura - Il mio regno aveva i giorni contati, e quando una nave imbarca acqua è più semplice saltare in quella che sta a galla che tentare di salvarsi - Concluse con amarezza.
- Hanno testimoniato contro di te? - Intui' il capitano.
- Forse hanno semplicemente detto la verità, tutto qui. Un militare in fin dei conti, non deve mentire davanti ad una Corte Marziale. O per lo meno, è quanto ci viene insegnato - precisò lei, quasi riflettendo su quanto aveva affermato prima - ed io a tutti gli effetti ti ho aiutato, questo lo sappiamo entrambi - precisò. Harlock annuì.
- Ed è una cosa che rifarei, nonostante tutto - aggiunse. I loro sguardi indugiarono per qualche istante l'uno sull'altro. Raflesia poi sembrò scuotersi.
- Fatto sta, che mi sono ritrovata sola. Nessuno più era disposto a nulla per la "regina". Tutto ciò che ero stata prima non contava più nulla; ero storia passata ormai - esclamò - e a quel punto, poco me ne importava di ciò che sarebbe stato di me...- mormorò.
- Io..non credo che ti avrebbero dato il massimo della pena per questo...o sì?! - Affermò Harlock titubante.
- Pena capitale, o reclusione a vita - rispose Raflesia in tono incolore.
Harlock scosse il capo. Una regina idolatrata dal suo popolo, processata in quel modo. Aveva visto mazoniane farsi saltare in aria davanti ai suoi occhi, nel nome di Raflesia e in quello del Grande Regno di Mazone. Si rendeva conto che Raflesia aveva avuto un decorso non simile ma leggermente analogo al suo, sotto alcune sfaccettature. Il suo stesso popolo le aveva voltato le spalle.
- In breve, Harvey ha preso le mie difese e adesso....adesso sono qui grazie a lui - andò alla conclusione per fargli capire il motivo della sua presenza su Urania.
- Lui vive qui, e mi ha portata con sè al termine del processo. Io non ho più nulla di mio; mi e' stato confiscato tutto, tutti i miei beni - precisò.
Harlock si portò il bicchiere alle labbra. Non le voleva chiedere nulla di Harvey, ma a questo punto, non riuscì a farne a meno.
- E come mai questo avvocato ha preso le tue difese? - Le chiese, anche se iniziava ad intuirne la motivazione.
Raflesia tentennò un momento nel rispondergli. A raccontarla, questa storia le sembrava quasi squallida. Ebbe l'impressione di confessare proprio a lui, che lei si era praticamente data a quest'uomo in cambio di una possibilità di salvezza. Ma la questione non era proprio così, e sperò che capisse.
- Lui aveva assistito alle prime udienze del mio processo, e si è... si è innamorato di me! - Fu limpida - Ti sembra assurdo? - Infilò lo sguardo in quello di lui.
Harlock scosse il capo - No, non mi sembra assurdo.. - le disse sostenendo il suo sguardo - ...anzi, lo trovo possibile - rispose sinceramente. Non era davvero impossibile, innamorarsi di una donna come Raflesia nel giro di poco tempo, e lui ne sapeva sicuramente qualcosa.
- E...e ti sei quindi innamorata di quest'uomo? - Decise di andare dritto al punto. Voleva avere questa risposta, nonostante lui avesse già preso le sue decisioni. Decisioni che continuavano comunque ad oscillare tra sicurezza, e tutto il contrario di essa.
Raflesia sentì le labbra tremare. Avrebbe voluto rispondergli che non ci si può innamorare di qualcuno, quando lo si è già di un'altra persona. Ma forse non era ancora il momento di andare su questo discorso.
- ...E'..è difficile da spiegare, Harlock. Io, ero molto debole... - le labbra tremavano ancora, e Harlock notò il suo disagio -..provata fisicamente, moralmente e..senza alcuna risorsa materiale per risollevarmi. Non so se mi puoi capire - si passò ambedue le mani sui pantaloni che indossava lisciandone nervosamente la stoffa; non era facile raccontargli tutto questo. Ebbe la sensazione di umiliarsi.
Lo sguardo di lui fece però trasparire più tenerezza. che pena per lei. Ancora una volta Raflesia lo destabilizzava. Colei che era stata la temuta Regina dell'Onnipotente Mazone, adesso al suo sguardo tornava ad essere quella sensuale e dolce Susan della quale lui aveva preso le difese la sera in cui si erano conosciuti.
- Certo che capisco...- si limitò quindi a rispondere. Nella sua mente però si fece strada un'altra ipotesi. Forse questo benemerito avvocato, si era un pò approfittato della situazione per infilarsi nella vita, nonchè in luoghi un pò più intimi di Raflesia. Ma lui non conosceva bene la loro situazione e si limitò a valutarla come una sua semplice impressione, al racconto di lei.
- E tu? Sei...sei innamorato di una donna? - Quella domanda le sfuggì letteralmente dalle labbra. Era singolare come non riuscisse a controllare le parole con lui, quanto le riusciva con Harvey. Harlock sorrise.
- E' la terza volta che me lo chiedi, Raflesia. In tre forme diverse...ma tre! - Disse in modo quasi scherzoso per non farla cadere nell'imbarazzo più totale.
Raflesia si portò una mano alla guancia per coprire il rossore che avvertiva.
- Scusami, non...non me ne sono resa conto - cercò di giustificarsi.
Harlock avrebbe potuto semplicemente risponderle nuovamente di no e basta, come aveva fatto finora. Tuttavia il desiderio di raccontarle qualcosa in merito a Rachel solo per vedere la reazione di lei, lo tentò.
- Ho avuto una relazione qui a Nexo fino a pochi giorni fa...- lasciò la frase un attimo in sospeso e la osservò. Raflesia deglutì. Non poteva certo pensare che Harlock dopo di lei per quasi due anni si fosse rigirato i pollici, ma immaginarlo con un'altra donna era una cosa che la faceva soffrire in modo irrefrenabile. Si ritrovò quindi a provare un'ingestibile gelosia per un'emerita sconosciuta.
- Ma adesso è finita; e anche per questo motivo lascio Urania. Non ho più nulla da fare qui - concluse lui, soddisfatto nel suo intimo della reazione che aveva letto sul viso di lei.
- Vi siete..vi siete lasciati? - Raflesia sentiva il bisogno di capire come si fosse conclusa questa storia.
- Sì..l'ho lasciata io - precisò lui. Non c'era nulla di cui vantarsi, ma inconsciamente Harlock le fece capire di essere lui ad aver perso interesse per questa donna. Raflesia sospirò, sentendosi quasi sollevata.
- Sei sicuro di non avere più nulla qui...o nessuno? - Gli disse prontamente. L'occasione a questo punto era buona per arrivare al motivo reale di quell'appuntamento.
Harlock riflettè a quella domanda. Non pensò solo a Meeme. E si rese conto del significato che aveva voluto dare lei a quelle parole. Ma che tipo di relazione era, quella tra lei e quell'avvocato? Raflesia gli dava la netta sensazione di essere pronta a ridiscutere il loro rapporto, e mandare forse all'aria quell'apparente tranquillità che aveva raggiunto con quell'uomo. Questo suo atteggiamento lo mise in difficoltà nei confronti dei suoi stessi propositi di qualche ora prima. Oltretutto ammise con sè stesso che la bellezza di Raflesia gli toglieva sempre il fiato. Lo portava a desiderarla. Era stato così anche quella stessa sera, nel momento in cui l'aveva vista arrivare mentre lui era già davanti all'entrata della torre ad aspettarla.
Dirle di sì. Dirle che adesso che aveva incontrato lei non aveva più voglia di lasciare Nexo, sarebbe stato semplice e quasi naturale.
Ma c'era tutto quel passato da digerire. Una voragine che si era aperta tra di loro e che lui avvertiva continuamente.
Raflesia raccolse tutto il suo coraggio.
- Hai mai pensato a me, Harlock, in tutto questo tempo in cui non ci siamo più visti? - Si passò nervosamente le dita tra i capelli.
Era inevitabile ormai finire su quell'argomento.
- Come faccio a non aver pensato, ad una che mi ha dato addosso per quasi un anno - rispose Harlock, rimanendo sul vago.
Raflesia si schiarì un attimo la voce, quasi cercando le parole adatte per non gettare al vento quell'unica possibilità che il fato le aveva offerto.
- Ho fatto molte cose sbagliate, Harlock - mormorò con estrema sincerità, mentre il suo sguardo si posava sul pacchettino rosa appoggiato sul tavolino davanti a loro.
Harlock intuì a cosa si riferisse. La questione era quella del rapimento di Mayu.
- Quella è la più imperdonabile - la fissò negli occhi.
Raflesia scosse il capo.
- Mi sono opposta con tutte le mie forze, non è stata mia quella decisione - sembrò sincera allo sguardo di lui - ho pianto per giorni! Non potevo sopportare l'idea che tu per me potessi provare...disprezzo - aggiunse in tono bassso. Harlock rimase in silenzio.
- E quel giorno, sulla Dorcas, ho cercato la morte in quel duello. Forse la meritavo davvero per tutto ciò che avevo fatto, o per ciò che avevo lasciato che accadesse - aggiunse. Non sapeva se Harlock avrebbe accettato queste sue flebili giustificazioni, ma confessargliele così a distanza di tempo era una sorta di sollievo per l'anima.
- Pensavi che mi sarei sentito meglio, se quella morte che tu cercavi te l'avessi data io? Proprio io, Raflesia, che ti avevo...- il capitano interruppe la frase.
-....Amata? - La terminò Raflesia - Era questa la parola che volevi dire? - Il cuore iniziò a battere come un tamburo.
- Sì - rispose lui sinteticamente. Rimasero in silenzio per alcuni secondi, meditando ognuno per sè su quanto era stato appena detto.
- Stai cercando di dirmi..che sei cambiata? -Le chiese lui.
- Sto cercando di capire che cosa siamo noi due, Harlock - rispose lei.
- L'abbiamo detto, no? Ex nemici...- affermò lui.
Raflesia sospirò.
- Siamo stati anche dell'altro, ci pensi mai? - Riuscì ad articolare lei.
Harlock volse lo sguardo altrove, per poi farlo tornare sul suo. La scelta adesso era se prendere o se lasciare. Le intenzioni di Raflesia erano ormai piuttosto chiare.
Decise comunque per la seconda opzione. Troppe cose pesavano ancora addosso.
- Certo che ci penso. Ma penso anche che avevi dormito con me solo qualche giorno prima di scagliarmi addosso le tue avanguardie, e non mi hai dato scelta - le disse in modo limpido, mettendola davanti alle sue azioni.
- Ho sbagliato...- cercò di giustificarsi lei. Harlock capì. Capì che Raflesia stava tentando di recuperare terreno con lui. Ma lui era pronto a dargli un'altra possibilità?
- Non scherzavo quando sulla Dorcas ti ho detto che tutto finiva lì. E intendevo proprio tutto - precisò il capitano.
- Ho sperato che tu tornassi indietro quel giorno - rispose lei a bassa voce.
- Per fare cosa? Per buttarti di nuovo sulla lama della mia spada? - Le chiese in tono quasi sarcastico.
- No...per stare con te - rispose candidamente. Harlock scosse il capo; Raflesia era la donna più complicata con cui avesse mai avuto a che fare. Eppure non riusciva a respingerla definitvamente.
-Raflesia, non facciamo cose avventate. Prendiamoci un pò di tempo per pensare, io credo che tu abbia le idee confuse anche sul tuo rapporto con...con il tuo uomo - decise così di rimandare ogni decisione.
- Le ho ben chiare invece, in merito ad alcune cose... - lo fissò negli occhi.
- Forse queste idee dovevi provare a schiarirle un po' di tempo fa, non credi? - Le rispose lui. Ormai gli sembrava piuttosto limpido il suo messaggio. Ma Raflesia pretendeva da lui una risposta che ora non era in grado di darle.
- Avrei dovuto fare tante cose che non ho fatto, Harlock - mormorò lei abbassando lo sguardo.
Rimasero in silenzio per qualche secondo.
- Torna a casa dal tuo avvocato, intanto. Ci sentiamo, d'accordo? - Harlock a quel punto si alzò in piedi deciso, con l'intenzione di lasciare quel luogo. La cosa migliore adesso era meditare ognuno per proprio conto. Un ennesimo sbaglio sarebbe stato deleterio.
Raflesia era un pò delusa dall'andamento di quella conversazione, ma forse non poteva pretendere di più per il momento. Harlock non le aveva comunque bloccato ogni via e le parole di lui sembravano tuttavia aprire uno spiraglio.
Il capitano raccolse quindi il pacchetto per Mayu e le fece cenno di avviarsi verso l'uscita. Raflesia si passò velocemente la tracolla della borsa sopra la testa, affiancandosi a lui per raggiungere gli ascensori.
In ascensore aleggiava un leggero imbarazzo. Raflesia se lo sentiva addosso, forse perchè si rendeva conto di avergli fatto capire in modo piuttosto esplicito di avere ancora dell'interesse nei confronti di lui, senza avere la certezza di essere ricambiata. Harlock all'apparenza sembrava meno sulle spine, ma in realtà dentro di lui ragione e sentimento combattevano ora una strenua lotta. Raflesia si appoggiò alla parete vicino al quadro comandi, con le mani dietro la schiena e i loro sguardi si soffermarono l'uno sull'altro per qualche istante.
All'improvviso l'ascensore si bloccò.
- Hai schiacciato qualcosa per sbaglio? - Le chiese Harlock, allarmandosi leggermente senza però dimostrarlo. Il primo pensiero che lo sfiorò era quello che qualcuno lo avesse avvistato in quel luogo e gli stesse tendendo una sorta di trappola. Nella sua situazione, doveva sempre ponderare ogni probabilità in un certo modo.
- No..- rispose Raflesia allargando le braccia con espressione visibilmente preoccupata.
La luce principale si spense, ed un led di emergenza si attivò illuminando di una sfumatura rossa il piccolo ambiente.
Harlock notò una leggera ansia nel viso di Raflesia, che si avvicinò istintivamente a lui.
- Non ti preoccupare, sarà un contatto. Vedrai che tra un attimo riparte - cercò di trasmetterle positività, vedendola quasi più preoccupata di lui.
Ma Raflesia non sembrò rincuorarsi alle sue parole e si aggrappò al suo braccio.
- Harlock, non posso stare chiusa qui...io..io soffro di claustrofobia - Harlock la guardò perplesso, mentre il respiro di lei iniziò a farsi più concitato. Un leggero velo di sudore le imperlò la fronte e il capitano appoggiò velocemente a terra il pacchetto per sostenerla, rendendosi conto che Raflesia stava per avere un autentico malore.
- Stai calma; adesso ci faranno uscire - le disse. Raflesia gemette e Harlock si rese conto che il suo respiro era affannato ed irregolare. Le prese il viso tra le mani.
- Respira, Raflesia...respira - la esortò lui.
- Non ci riesco...- ansimò lei con le mani sulle sue. Harlock la sentì tremare e d'istinto la abbracciò stretta, e Raflesia gli cinse la vita con ambedue le braccia. Appoggiò il viso sul suo petto e chiuse gli occhi.
.-Stai tranquilla, sei con me..- le sussurrò lui, con le labbra tra i suoi capelli. Il suo profumo lo avvolse, quasi inebriandolo e facendo riaffiorare vecchi ricordi. Accadimenti che aveva cercato di tenere distante dalla sua memoria per tutta la serata, mentre cercava di analizzare a mente fredda le proposte di lei.
Raflesia rimase immobile, stretta tra le sue braccia. Quel senso di protezione che lui le dava si ripresentò immancabilmente in lei. I loro corpi aderivano l'uno all'altro, e lei con il viso premuto contro il suo petto un po' alla volta iniziò a recuperare la calma e il suo respiro tornò quasi ad essere regolare.
Harlock la staccò lievemente da lui, notando il leggero miglioramento delle condizioni in cui era improvvisamente precipitata. Le prese di nuovo il viso tra le mani, e Raflesia infilò lo sguardo nel suo. Sembrava quasi che qualcosa, al di sopra di loro, avesse trovato un sistema per avvicinarli quando sembrava non essere ancora il momento di farlo.
Le loro labbra si accostarono. E nel medesimo istante in cui il contatto sembrò loro ormai inevitabile, l'interfono dell'ascensore gracchiò.
Harlock sollevò istintivamente la testa mentre Raflesia la abbassò con delusione, rimanendo però abbracciata a lui.
- C'è qualcuno in ascensore?- Chiese una voce.
- Sì, due persone - rispose Harlock, cercando di ritornare alla realtà.
- Vi facciamo scendere subito - disse la voce che proveniva dall'interfono.
- D'accordo..- rispose il capitano. Si staccò da lei e raccolse di nuovo il pacchetto lasciato a terra. La normale illuminazione tornò e i led si spensero automaticamente.
- Tra un attimo siamo giù - disse rivolto a Raflesia, che volse altrove lo sguardo leggermente imbarazzata.
Il capitano mise istintivamente la mano nella tasca del giubbotto, dove teneva la pistola. Era meglio evitare di farsi trovare impreparato se le cose fossero state diverse da come sembravano.
- Stai meglio? - Disse rivolto a Raflesia. Le passò comunque un braccio sopra le spalle tenendola vicino a sè, notando che il suo viso era ancora piuttosto pallido.
Questo gesto riempì il cuore di lei e Raflesia si sentì sollevata.
- Sì...grazie - mormorò.
L'ascensore raggiunse il piano terra e quando si aprì si trovarono davanti un signore piuttosto anziano, che si scusò con loro.
- Ogni tanto si blocca, l'ho detto all'amministrazione ma... - si giustificò l'uomo.
Harlock tolse la mano dalla tasca, capendo che non c'era alcuna trappola ad attenderli.
- Va bene, sono cose che succedono - rispose evasivamente. Poi si rivolse di nuovo a Raflesia.
- E' tutto a posto? - Le chiese ancora dimostrandosi premuroso nei suoi confronti.
- Sì davvero, sto bene - rispose di nuovo lei, sempre in leggero imbarazzo per ciò che era accaduto. Ancora una volta gli aveva dimostrato una parte della sua fragilità; non era la prima volta che succedeva. E in altri momenti in cui lei si era dimostrata fragile con lui, erano finiti a letto.
Mentre faceva mentalmente queste considerazioni, Raflesia notò che l''anziano operaio guardava insistentemente Harlock. Se ne accorse anche il capitano.
- Andiamo, Philip - gli disse Raflesia, notando l'insistenza dello sguardo dell'uomo sul pirata. Il suo timore era che potesse averlo riconosciuto.
Harlock annuì e si allontanarono dopo averlo velocemente ringraziato.
L'uomo li seguì per un po' con lo sguardo.
- Deve essere lui. Ma non mi sembrava che si chiamasse Philip! - Meditò l'uomo tra sè - Ma è sicuramente l'attore che ha fatto quel film. Accidenti, non ricordo il titolo..bella ragazza lei! Bella ragazza! - Si allontanò fischiettando nella convinzione della sua teoria.
Harlock e Raflesia uscirono all'aperto in silenzio. Nella mente di ambedue la stessa domanda. Cosa sarebbe accaduto se i soccorsi fossero tardati ulteriormente. Si stavano per baciare e di questo ne erano coscienti entrambi, oltre al fatto che sentivano di averlo desiderato tutti e due.
- Ti accompagno a casa - disse lui, cercando di non toccare l'argomento.
- No, prendo un taxi. Non vorrei che Harvey...capisci? - Accennò lei. Era una strana situazione, la sua. Proporsi ad un uomo, essendo comunque impegnata con un altro.
- Harlock..non so cosa penserai di me...- sentì di dover dire qualcosa in merito.
- Quello che ti ho detto prima, Raflesia. Sei un po' confusa - affermò lui.
Raflesia scosse il capo, ma non disse nulla. Probabilmente Harlock aveva ragione, sul fatto di volerci un po' meditare sopra. Si erano rincontrati solo il giorno precedente, dopo una serie di vicissitudini da non considerare proprio "all'acqua di rose". Nonostante desiderasse con tutta sè stessa che lui la volesse ancora, capiva che non era più il caso di infilarsi in una sorta di "prendi e lascia".
Harlock ripose il pacchetto nel porta oggetti della moto ed estrasse un casco, porgendolo a Raflesia.
- Non se ne parla che ti mando a casa da sola, dopo quello che ti è capitato in ascensore - esclamò - in caso ti lascio un po' prima della tua abitazione, d'accordo? - Propose.
- D'accordo..grazie - Raflesia afferrò il casco e lo indossò.
Quando la moto partì Raflesia si strinse a lui, e quel gesto la riportò indietro nel tempo dandole una grande emozione. L'emozione di stare di nuovo con lui; con l'uomo che non aveva mai smesso di amare. E in cuor suo sperò che quello non fosse stato il loro ultimo appuntamento.
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- Harvey, ma mi stai a sentire? - Chiese Peter vedendo l'amico decisamente distratto.
Harvey gli rivolse un'occhiata. - Sì, ti sto ascoltando - rispose.
Peter scosse lievemente il capo.
- E' per lei? E' per Raflesia che sei così? - Insistette lo sceriffo.
Harvey si passò una mano sul viso.
- Non so, Peter, è sempre...strana - esclamò turbato. Peter rimase in silenzio per un attimo.
- Mi dispiace Harvey, ma qualunque problema tu abbia domani devi venire con me. Quell'affare va concluso, e per farlo ho bisogno di te...ricordi il compenso, no? -
Peter Sovolsky era un uomo sulla quarantina; i capelli cortissimi e castani, alto di statura e decisamente magro. Era lo Sceriffo* della città di Nexo. Lui e Harvey si erano conosciuti a causa del loro lavoro, e avevano stretto un pò alla volta una forte amicizia. Questo aveva fatto sì, che Harvey ottenesse l'incarico di Procuratore Legale presso il locale governo di Urania e spesso Peter lo agevolava nei suoi incarichi. Dal canto suo Harvey lo ripagava allo stesso modo, ogni qualvolta lo Sceriffo necessitava di una consulenza legale anche per affari privati. In qualità di Sceriffo, Peter aveva chiaramente studi di legge alle sue spalle, ma riconosceva di non avere le capacità e l'intuito di Harvey in campo legale e per affari che richiedevano un particolare fiuto preferiva affidarsi a lui. La loro amicizia si poteva quindi definire in parte un rapporto di interesse reciproco.
Peter era infatti un uomo ambizioso, e sperava sempre che prima o poi il governo terrestre al quale Urania doveva comunque fare riferimento, lo avrebbe premiato promuovendolo a "Sceriffo di Stato"**, e non più solo della singola città di Nexo. In questo modo avrebbe quindi acquisito più poteri e anche un maggior compenso economico.
Peter era sposato, ma non era certo un gran modello di marito. E ogni volta che si doveva assentare per qualche giorno da Nexo per motivi di lavoro, ne approfittava per dare sfogo ai suoi appetiti sessuali ricorrendo spesso a professioniste. In alcune di queste trasferte si faceva accompagnare da Harvey, e quest'ultimo affranto dalle problematiche con Raflesia si era infilato alcune volte anche lui in qualche situazione particolare, spinto dall'amico. Ma Harvey quelli non li considerava dei veri e propri tradimenti, in quanto il suo cuore era e rimaneva comunque legato a lei. Il suo problema era quello di non sentirsi pienamente contraccambiato dalla sua donna, e in alcuni momenti di sconforto lo aveva confidato all'amico Peter che, per mentalità, trovava nel tradimento l'unica soluzione ai problemi di coppia.
- Vedrai che tornerai a casa più carico, e Raflesia sarà decisamente più disponibile nei tuoi confronti - lo incitava l'amico, mentre lui ascoltava con poca convinzione i suoi consigli sicuro che il problema dell'infelicità di Raflesia avesse ben altre origini e motivazioni.
- Allora domani partiamo, d'accordo? - Esclamò Peter - Mi raccomando di essere puntuale all'astroporto - aggiunse battendo una mano sulla spalla di Harvey.
Harvey annuì stancamente. - Sì, non ti preoccupare, non te lo mando a monte il tuo affare, Peter! - Si alzò dalla poltroncina dello studio di Sovolsky e si avviò verso la porta.
- Vai a casa dalla tua bella mazoniana? - Gli chiese lo Sceriffo portandosi alle labbra un bicchiere colmo di whisky.
Harvey si voltò verso di lui. Era sicuro che Peter non ci avesse mai provato con Raflesia, frenato solo dalle problematiche che ne sarebbero seguite.
- E' terrestre - precisò. Inforcò poi la porta e uscì deciso.
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Raflesia scese dalla moto e rese il casco ad Harlock. Gli rese anche il giubbotto che lui le aveva prestato, trovando che la maglietta che lei indossava fosse troppo leggera per viaggiare in moto di sera.
- Grazie..allora, ci sentiamo - disse lei.
- Sì, ci sentiamo - ripetè lui.
- Partirai da Urania? - Chiese Raflesia a bassa voce. Spero' che lui rispondesse di no.
Harlock sospirò.
- No, aspetterò qualche altro giorno - rispose. Raflesia si sentì rincuorata.
- E' meglio che vai - Harlock pensò che fosse arrivato il momento di separarsi.
Raflesia annuì, e gli rivolse un sorriso.
- D'accordo, faccio una corsa - si allontanò qualche passo da lui, senza voltargli le spalle. La sua speranza era che Harlock scendesse dalla moto e la raggiungesse con l'intenzione di baciarla, o almeno di abbracciarla. Nel suo animo nutriva la speranza che lui volesse portare a termine ciò che stava per fare in ascensore.
Ma il capitano rimase sulle sue.
- Corri fino a casa, che io ti guardo - si limitò a dirle accennando anche lui un sorriso.
Raflesia se lo fece bastare e dopo averlo salutato di nuovo, si avviò di corsa verso la villetta.
Quando la vide varcare il cancello Harlock avviò la moto e ripartì.
Percorrendo le vie della città i suoi pensieri andarono a tutto ciò che Raflesia gli aveva detto quella sera. Sembrava che a questo punto il prossimo passo lo dovesse fare lui; fosse in un verso o nell'altro. Non erano leggeri i loro trascorsi, ma nonostante questo l'aveva vista molto cambiata. Forse ora Raflesia aveva preso piena coscienza dei suoi errori, compiuti per sua scelta o per obbligo. Questa cosa di lei lo aveva particolarmente colpito, quella sera.
E poi c'era il desiderio. Harlock si ritrovava di nuovo a fare i conti con tutte le sensazioni che Raflesia gli trasmetteva. La vicinanza con lei in ascensore mentre cercava di aiutarla a riprendersi, non lo aveva certo lasciato indifferente. Avrebbe finito per baciarla, lo sapeva.
E tra una riflessione e l'altra Harlock quindi si avviò verso la sua Arcadia, con la ferma decisione di rimanere ancora per qualche giorno su Urania, per poter prendere la giusta decisione senza doversene poi pentire.
La mattina seguente Raflesia si svegliò di buonora. Si sentiva diversa, quasi felice. Harlock non le aveva promesso nulla, ma il solo fatto che rimanesse nei paraggi di Nexo ancora per un po' la faceva ben sperare in una possibilità con lui.
Scese a fare colazione e in cucina trovò Harvey, già pronto per uscire.
- Stai andando in ufficio? - Gli chiese lei con poco interesse.
- Sì, vado a prendermi dei documenti che mi servono per partire. Il viaggio con Peter è confermato; partiamo oggi pomeriggio presto - gli rispose avvicinandosi a lei.
Accostò le labbra alle sue e Raflesia si lasciò baciare con poco coinvolgimento. Harvey notò la cosa ma non disse nulla.
- Va bene..se vuoi ti preparo la borsa, nel frattempo - gli propose lei mentre si versava un pò di caffè in una tazzina.
- D'accordo - rispose Harvey avviandosi verso la porta - metti poche cose, sarò di ritorno domani sera - precisò con la mano già sulla maniglia.
- Stai via..una notte, quindi ?- Chiese lei fingendo indifferenza. In realtà nella sua mente un'idea iniziò a prendere forma.
- Sì - rispose frettolosamente Harvey, e avviandosi velocemente sul corridoio raggiunse la porta e uscì.
Raflesia si portò la tazzina alle labbra. Sembrò ragionare per qualche istante.
La appoggiò sul bancone della cucina e dopo aver preso il suo dispositivo dalla borsa entrò nella rubrica.
" ..Philip..." pensò, mentre scorreva i nomi sul display. Lo trovò e avviò la chiamata.
- Tori, si può sapere perchè devi sempre fare tutti questi pasticci? - Harlock lo rimbrottò raccogliendo da terra la ciotolina con l'acqua che il corvo aveva appena rovesciato.
Il telefonino squillò e Harlock lo prese dal tavolino.
"Susan...." pensò tra sè, vedendo quel nome che si illuminava sul suo dispositivo.
- Sì? -
- Sono Raflesia..-
- Buongiorno...dimmi -
- Come stai? - Chiese lei con un certo imbarazzo. La sera precedente lui le aveva chiesto un po' di tempo per pensare, e lei lo chiamava già la mattina seguente.
- Sto bene, come ieri sera - rispose lui rimarcando senza saperlo ciò che lei aveva appena pensato.
- Harlock, avrei avuto un'idea -
Harlock sospirò.
- Di che tipo? -
- Del tipo che ti invito a cena, da me -
Il capitano rimase in silenzio per qualche secondo. Tori si avvicinò a lui, e Harlock si sedette sulla poltroncina per accarezzarlo in segno di perdono ai suoi guai.
- E come la metti con il tuo avvocato? -
- Harvey deve partire per lavoro e torna domani sera..e io...sono libera -
Harlock ebbe la sensazione di assumere il ruolo dell'amante, senza in realtà esserlo.
- Non mi sembra il caso che io venga a casa tua Raflesia, se è questo che avevi in mente - convenne che vedersi in luogo che non fosse pubblico, li avrebbe probabilmente spinti ad azioni delle quali poi, almeno lui, si sarebbe potuto pentire. Con Raflesia non era stata solo una questione di sesso; lui ci aveva sofferto davvero per lei. Questo lo frenava. Oltretutto non voleva incontrarla nella stessa casa che lei divideva con un altro uomo.
Raflesia si morse un labbro.
- No, non a casa qui. Conosci Old Ville? E' in campagna, a pochi chilometri da Nexo; ho una piccola casetta lì - spegò lei.
- Sì, io...so dov'è Old Ville..- rispose il capitano. Il tono sembrava poco convinto e Raflesia lo percepì.
- Hai paura che attenti alla tua virtù? - A questo punto provò a metterla sullo scherzo. Voleva che Harlock cedesse alle sue richieste ancora una volta.
Il capitano accennò un sorriso e Tori gracchiò accoccolandosi vicino alle sue gambe.
- Potrebbe succedere il contrario - affermò con sincerità. Raflesia si lisciò la vestaglia languidamente con una mano.Quell'affermazione le dava conferma che tra i sentimenti positivi o negativi che Harlock poteva provare nei suoi confronti, l'indifferenza non c'era.
- Sarebbe così...grave? - Rispose Raflesia, girando una ciocca di capelli tra le dita.
- Dipende, Raflesia - mormorò lui. Si rese conto che si stava allargando. Avrebbe voluto rimanere un po' più distaccato nelle risposte, e invece si ritrovava quasi a flirtare con lei al telefono.
- E quindi, verrai? - Chiese Raflesia trepidante.
Il capitano ci pensò ancora per qualche istante. Andare a cena da lei la sera seguente al loro incontro, poco avrebbe contribuito a ragionare lucidamente su quanto si erano detti. E poi c'era la questione di questo Harvey. Raflesia poteva essere una donna che voleva tenere il piede in due scarpe? Queste erano situazioni che non facevano per lui. Soprattutto se si trattava di una donna per la quale nutriva reale interesse.
- Raflesia...sei sicura di quello che stai facendo? - Le chiese in tutta onestà.
- Sì, sono sicura - rispose lei di getto.
Harlock a quel punto accettò. Non riusciva più a trovare dentro di sè motivazioni per rifiutare. Doveva ammettere che se non si era ancora deciso a ripartire da Urania, la causa prinicipale era proprio Raflesia.
- D'accordo, mandami l'indirizzo preciso - affermò.
Raflesia si sentì pervadere da una grande emozione.
-Te lo invio subito.Ti aspetto stasera... verso le otto - disse soddisfatta.
Si salutarono, e Raflesia dopo aver chiuso la comunicazione digitò l'indirizzo in un messaggio per lui. Fu indecisa se aggiungere un cuore al termine del testo.
La decisione fu repentina ; lo aggiunse e inviò il messaggio.
Harlock lo ricevette e accennò un sorriso alla vista del piccolo cuore che lo accompagnava. Rivolse lo sguardo a Tori che nel frattempo era tornato alla carica con la piccola ciotola.
- Tori, che diavolo sto facendo? -
Harvey, richiuse piano la porta. Era tornato indietro avendo dimenticato le chiavi della macchina sulla consolle in entrata. Appena fuori si passò nervosamente le dita tra i capelli, fissando un punto imprecisato all'orizzonte. Era quasi tentato di tornare dentro subito dopo ciò che aveva udito, ma riuscì a riflettere per qualche istante.
Respirò a fondo un paio di volte, poi si avviò verso la sua auto con passo deciso.
Continua.....
* Lo Sceriffo, in Gran Bretagna per esempio, è un alto magistrato civile rappresentante della Corona in ciascuna Contea, con funzioni amministrative e giudiziarie.
** Lo " Sceriffo di Stato", e' una figura inventata dall'autrice.
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Il mio destino sei tu
Fanfiction"Raflesia si volto' quasi distrattamente, mentre aspettava davanti all'entrata del ristorante. La sua attenzione fu catturata da un uomo che si accingeva ad attraversare la strada ad alcuni metri da lei. Il cuore le manco' quasi di un battito. Si se...