Harlock e Raflesia sembrano ormai aver raggiunto la loro meta, anche se l'Arcadia non è ancora così vicina.
Harvey ha avuto però un'esatta intuizione e lui e Peter si stanno recando nella zona desertica.
Avrà un lieto fine questa storia per i nostri due innamorati?
Nota dell'autrice. E siamo davvero arrivati al capitolo conclusivo di questo racconto, anche se sarà seguito da un undicesimo. Comunque vada, spero che i personaggi e le loro vicende vi abbiano tenuto compagnia e che vi ci siate affezionati un po'. Io di sicuro l'ho fatto, e nella stesura di questi dieci capitoli (più la "cosetta" aggiuntiva) mi sono emozionata, ho sofferto e sospirato con loro.
E spero vivamente di aver trasmesso qualcosa di queste emozioni anche a voi. Ma se anche fosse stato così, sono comunque io che vi devo ringraziare per aver seguito la mia storia fino all'ultima parte.
Qualcos'altro lo dirò alla fine del capitolo, quindi per il momento non mi resta che augurarvi buona lettura.
(Capitolo un po' lunghino..perdonatemi )
Robin
Ringrazio con tutto il cuore l'amica Lucienne (l'autrice Derouelle Lucierole ) che ha creato questo bellissimo disegno di Harlock e Raflesia, dedicandolo alla mia storia. Un regalo stupendo e davvero gradito!
IL mio destino sei tu
Parte decima
Harlock e Raflesia camminavano sulla strada sabbiosa. Il tramonto un po' alla volta si stava spegnendo e gli ultimi raggi colorati di Esa illuminavano la via.
Harlock si fermò e lanciò uno sguardo alle loro spalle.
- Che c'è? - Chiese Raflesia, passandosi il dorso della mano sulla fronte sudata.
Quella camminata sotto i raggi di Esa in pieno deserto, li aveva affaticati e accaldati ulteriormente.
Si avvicinò a lui ed estrasse la bottiglia di acqua dal borsone che Harlock portava in spalla.
- Siamo abbastanza lontani da Nexo - disse Harlock.
Raflesia bevve un sorso di acqua.
- Vuol dire che siamo ormai vicini all'Arcadia? - Chiese lei allungandogli la bottiglia e scrutando l'orizzonte - Io non vedo nulla - aggiunse.
Harlock bevve anche lui un po' d'acqua.
- No, non siamo vicini, ma siamo alla distanza giusta perchè la mia nave ci possa venire a prendere - precisò il capitano - raggiungerla a piedi, sarebbe troppa strada - asserì.
Raflesia lo guardò perplessa.
- Venirci a prendere? Mi avevi detto che eri solo sull'Arcadia....- chiese incuriosita.
- E non ti ho mentito - le sorrise - sarà proprio la nave stessa che ci verrà incontro - concluse con fare enigmatico.
Sospirò e chiuse l'occhio. Raflesia lo osservava. Harlock aveva un singolare atteggiamento, ma lei aveva piena fiducia in lui.
Il capitano, con l'occhio chiuso, pensò intensamente all'amico.
"Tochiro..."
Sull'Arcadia regnava il silenzio. Tori era stato appollaiato giorno e notte davanti alla grande vetrata negli alloggi del capitano. Si spostava da lì solo per recarsi in bagno a bere direttamente dal rubinetto, che aveva imparato a sollevare con la zampetta, avendo rovesciato la ciotolina dell'acqua per l'ennesima volta sul pavimento.
Poi tornava alla sua postazione. La sua speranza era di veder tornare Harlock. Si sentiva solo, e nonostante in alcuni momenti si fosse recato nella sala del computer centrale cercando la compagnia di Tochiro, sentiva la mancanza del capitano al quale era ugualmente affezionato e che si prendeva cura di lui.
Stava lì a scrutare il deserto nella sua staticità, prestando attenzione ad ogni singolo rumore nella speranza che fosse il capitano che rientrava.
Improvvisamente la nave sembrò risvegliarsi; il computer centrale si illuminò e le barriere olografiche esterne che la proteggevano da sguardi umani, si abbassarono fino a scomparire.
I motori che si avviavano fecero spaventare Tori che si precipitò sotto al letto del capitano, lasciando uscire solamente il lungo becco dall'orlo del copriletto.
La grande astronave si sollevò alzando un turbinio di sabbia, e dopo aver preso quota si avviò nella direzione di Nexo.
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Peter suonò il clacson per l'ennesima volta.
- E allora, ci vogliamo muovere? - Urlò spazientito rivolto verso le auto incolonnate davanti a lui.
- Metti la sirena - suggerì Harvey seduto al suo fianco - è una questione urgente la nostra - aggiunse.
Peter diede un altro colpo di clacson.
- Non si può più circolare per Nexo. Era meglio prendere la via sotterranea! - Esclamò nervosamente.
Pigiò un pulsante che lo collegava direttamente alla centrale di polizia, dando ordine di far convergere le auto di pattuglia in zona Nexo Sud, nei paraggi di Medina Azahara.
- E' da lì che parte la strada che porta in piena zona desertica; se la tua teoria è giusta, forse passano di lì - convenne rivolto all'amico.
- Se non sono già passati - lo apostrofò Harvey.
Peter ignorò le sue parole ed afferrò la sirena agganciandola con la calamita al tetto dell'auto, attraverso il finestrino aperto.
- Questa ci agevolerà, ma non si può passare sopra alle auto...cazzo, che casino! - Affermò.
- Sarà sempre meglio di niente - rispose Harvey. Il suo pensiero continuava ad essere fisso su Raflesia. Che cosa le sarebbe toccato se li avessero presi? Sarebbe finita in carcere. Processata di nuovo.
Ma questa volta non sarebbe più stato affar suo, il destino di quella donna. Harvey era arrivato alla conclusione che Raflesia non era che un'ingrata traditrice, e che qualunque pena le fosse inflitta a questo punto se la sarebbe solo meritata.
Alcune auto iniziarono ad accostare per dare la precedenza al loro mezzo, e Peter guidando abilmente tra una e l'altra riuscì finalmente ad immettersi nella superstrada che portava a Nexo Sud.
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Il grosso fuoristrada si parò davanti all'entrata dell'antica residenza di Medina Azahara.
Due auto della polizia erano già sul luogo, e alcuni agenti stavano parlando con delle persone sedute al tavolo del ristorante che sorgeva vicino alla zona archeologica..
Peter e Harvey scesero dal mezzo e si avvicinarono.
- Novità? - Chiese lo Sceriffo agli agenti.
- Due ragazze si ricordano di averli visti oggi, a bordo del bus turistico che le ha portate qui - affermò uno di loro.
- Miseria ladra! Avevo dato ordine di controllare anche quelli! - Esclamò lo Sceriffo con tono contrariato.
Poi si scambiò un'occhiata con l'avvocato. Dunque Harvey aveva realmente indovinato, con tutte le probabilità l'Arcadia si trovava nel deserto circostante.
L'agente fece cenno verso le due turiste che nel pomeriggio avevano notato la prestanza di Harlock sul bus turistico. Sembravano poco convinte di denunciare la cosa, ma allo stesso tempo erano un pò impaurite dall'idea di mentire alle forze dell'ordine. Quelle due persone che avevano visto nelle foto indicatele dagli agenti, erano effettivamente quella coppia stupenda di apparenti turisti che avevano viaggiato nel loro medesimo autobus poche ore prima. E se la polizia li cercava doveva pur esserci un valido motivo.
- D'accordo, ragazze. Avete visto da che parte sono andati quando siete arrivati qui? - Chiese Peter.
- Si sono avviati a piedi verso la strada che attraversa il deserto - affermò una delle due, indicando con la mano la direzione.
Peter annuì - Molto bene, grazie! State contribuendo ad un'importante cattura - rispose abbozzando un sorriso. Si rivolse poi ai due agenti di fianco a lui. - Seguiteci! -
- Forse siamo ancora in tempo - disse poi rivolto ad Harvey, mentre si dirigevano a grandi passi verso l'auto.
- Speriamo...- rispose l'avvocato con poca convinzione, salendo velocemente sul mezzo.
Si avviarono quindi verso la strada polverosa che poco prima avevano imboccato Harlock e Raflesia, seguiti dalle due volanti della polizia.
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- L'Arcadia sta arrivando...- disse Harlock con i capelli scompigliati sul viso, e la mano tesa sopra l'occhio per ripararsi da quell'ultimo riflesso infuocato che Esa stava lasciando prima di scomparire. Il tramonto di questa stella era molto più lento in confronto a quello del Sole.
Raflesia lo guardò accennando un sorriso.
- E' lui, vero? - Gli chiese intuendo qualcosa che l'aveva impegnata per mesi, durante il conflitto contro di lui.
- Chi? - Chiese a sua volta Harlock, voltandosi verso di lei.
- Il quarantaduesimo membro del tuo equipaggio - esclamò lei in modo trasparente - la mente della tua nave; la sua anima - aggiunse sicura.
Harlock annuì. Per assurdo, un segreto che era stato gelosamente custodito e tenuto al riparo da chiunque, ora affiorava nel modo più semplice e proprio con Raflesia.
Lei abbassò lo sguardo. C'era ancora tanto da farsi perdonare.
E per motivi diversi nella mente di ambedue si materializzò lo stesso pensiero. Una persona che aveva perso la vita per avere quell'informazione.
Una spia infiltratasi sulla nave pirata, quando ormai nulla sembrava utile a carpire quel segreto che custodiva.
Una pedina di quel maledetto gioco bellico. Raflesia sollevò lo sguardo su di lui.
- Ho dovuto fare tanto, per tentare di portare quest'informazione a chi di dovere. Usare persone.. - si portò le mani al viso - quante cose mi dovrai perdonare Harlock -
Il capitano scosse il capo. Intuì a cosa lei si riferiva e soprattutto a chi.
- Ero così arrabbiato Raflesia...non potevo credere che proprio tu avessi mandato una donna sulla mia nave, per sedurmi - asserì - quando mi si è aggrappata addosso, ai piedi di quella doccia..-
- Cosa? - Lo interruppe lei.
- L'ho intuito solo in seguito che aveva fatto di testa sua - aggiunse lui.
- Harlock...tu stai parlando di Namino Shizuka, giusto?- Chiese. Voleva essere sicura di aver ben afferrato.
- Sì..Namino - precisò il capitano.
- Io..le avevo chiesto informazioni su di te. Volevo sapere cosa facevi, cosa pensavi - deglutì - indirettamente volevo capire se pensavi ancora a me o se ormai...mi odiavi - fece una pausa, durante la quale Harlock non rispose nulla.
- Non le ho mai ordinato di...di sedurti - concluse lei.
- Questo l'ho capito dopo...-
- Dopo cosa? -
- Quando ho letto quella lettera che lei mi ha lasciato - accennò lui.
- E cosa diceva...questa lettera? - Raflesia sentì la gelosia salirle lungo le vene, mescolata al suo sangue terrestre. Era un sentimento assurdo; Namino non c'era più, e Harlock le aveva dato modo di capire quello che provava per lei. Ma venire a sapere di questa storia, sebbene a distanza di mesi la urtava.
- Sembra che si fosse invaghita di me, o qualcosa del genere. Mi ha fatto una gran pena quella ragazza...ho provato a salvarle la vita, senza riuscirci - asserì lui.
Seguirono alcuni istanti di silenzio. Raflesia non andava certo fiera di quanto era accaduto durante quel lungo conflitto, ma nulla ormai si poteva cancellare.
- Io so che aveva fallito la sua missione, e non si poteva darle scampo. Nessuna di noi poteva fallire..nemmeno io! - Rispose con la massima sincerità.
Ciò che provavano l'uno per l'altra era fuori discussione ormai, ma in quell'istante capirono che avevano bisogno di dedicarsi del tempo per poter parlare. Per poter discutere di alcune questioni rimaste in una sorta di limbo.
- Sei stato... con lei? - Insistè Raflesia, spinta da quel sentimento di gelosia che non la lasciava
Harlock non avrebbe più voluto parlare di quella ragazza, a questo punto. Era evidente che Raflesia conosceva solo una parte di quella vicenda.
- Ha inscenato un finto malore e me la sono ritrovata addosso..non indossava nulla e..ci siamo baciati - rispose lui.
Ancora silenzio. Le loro ombre allungate si stagliavano davanti a loro sul manto sabbioso.
- Ed...è successo altro? - Mormorò Raflesia - Hai fatto...hai fatto sesso con lei? - Sentì le guance avvampare e voltò il viso per non farlo notare.
Immaginarlo in atteggiamenti intimi con Namino, proprio con una sua subordinata, anche se in un periodo in cui loro due erano stati distanti per ovvi motivi, era per lei fonte di sofferenza. Pensare di essere stata proprio lei a gettargli non volutamente un'altra donna tra le braccia le risultava difficile da accettare.
Harlock sia passò una mano sui capelli, che ricaddero morbidi sul suo viso.
- Namino ha pensato di puntare sulla solitudine di un uomo in guerra. Quella solitudine che prende corpo e anima. Ma forse non ha trovato l'uomo che immaginava lei - Harlock conosceva le proprie debolezze, ma anche la sua forza di carattere. E la sapeva usare al momento giusto.
- Forse..non ho il diritto di chiederti nulla. Il casino l'ho combinato io e se Namino è arrivata a provarci con te...- Raflesia parlava con il viso nascosto da qualche ciocca di capelli. Si interruppe improvvisamente nel momento in cui sentì la mano di lui che glieli scostava di lato per poterla guardare.
Le accarezzò il viso e lei ebbe una immediata sensazione di sollievo. Non voleva che il loro passato rovinasse il loro presente. Avrebbe lottato con tutta sè stessa per evitarlo.
- Non è accaduto, Raflesia - il capitano rispose così alla domanda di lei rimasta in sospeso - se io fossi stato un altro tipo di uomo forse l'avrei fatto, ma non è stato così. Ero furioso al pensiero che tu, dopo quello che era accaduto tra noi, avessi usato un simile stratagemma per avere le informazioni necessarie a fermare la mia opposizione -
- No, io...non le avrei mai suggerito di sedurti. Proprio io....- affermò lei in modo accorato -.. io che non facevo che pensare a te. Se avessi saputo, sarei morta di gelosia - ammise poi con sincerità.
- Non pensiamoci più a quella questione. Namino ha fatto le sue mosse, cosciente del fatto che non sarebbe stato accettato un suo fallimento, come non è stato accettato il tuo - concluse deciso Harlock.
Raflesia sospirò.
- Harlock, io desidero con tutto il mio cuore che tu mi perdoni -
- L'ho già fatto. Non saremmo qui adesso, se così non fosse -
Si guardarono negli occhi per qualche breve istante mentre si accingevano a proseguire.
- Raflesia..avremo tempo per poter parlare ancora con calma di tante cose, quando saremo al sicuro e lontani da Urania - la rassicurò lui.
- Sì, amore, lo faremo - rispose lei rasserenata - voglio che non rimanga nulla in sospeso tra di noi - aggiunse con convinzione.
Continuarono a camminare in silenzio e poco più avanti notarono una Jeep rovesciata sulla sabbia.
- Qualcuno ha fatto una manovra un po' azzardata - esclamò Harlock per tagliare un po' la tensione che la questione di Namino aveva sollevato, riferendosi a quelli che si divertivano a correre con le auto in quella distesa sabbiosa. Svaghi che in città non si potevano attuare.
- Sembrerebbe..- rispose Raflesia osservando il mezzo ribaltato al quale un po' alla volta si stavano avvicinando.
In quel momento un rumore dapprima lontano, iniziò piano piano a diventare più percepibile e ambedue volsero lo sguardo nella medesima direzione. Un'ombra scura nel cielo si fece sempre più nitida. Era l'Arcadia che si avvicinava a loro maestosamente.
Raflesia si portò le mani alle labbra, sorpresa ed emozionata al pensiero che ormai potevano considerarsi salvi. Nascose il viso sulla spalla di lui e Harlock glielo protesse con una mano dalla nuvola di sabbia che si levò da terra.
Ma il capitano volgendo per un attimo lo sguardo verso la strada che avevano già percorso, si accorse che alcune auto si stavano avvicinando a grande velocità verso di loro.
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Il mio destino sei tu
Fanfiction"Raflesia si volto' quasi distrattamente, mentre aspettava davanti all'entrata del ristorante. La sua attenzione fu catturata da un uomo che si accingeva ad attraversare la strada ad alcuni metri da lei. Il cuore le manco' quasi di un battito. Si se...