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Jimin's POV

Quella ragazza non la vedo a scuola da una settimana circa.
Sono una merda.
L'ho ferita, non è vero?
Ahh...è sempre così.
Da quando mia madre non c'è più non riesco ad affezionarmi a nessun altro, ad amare nessun altro.
Eppure lei mi ha fatto sentire qualcosa dentro che non provavo da anni.
Quel qualcosa che ti fa pensare "Cazzo, allora è lei quella giusta(?)"
Jimin basta!
No, è impossibile.
Non puoi esserti innamorato, no.
Non puoi amare di nuovo qualcuno, non puoi stare di nuovo male.
L'unica persona che amavo veramente se n'è andata, non c'è più, è...morta.
Mia madre, la donna che mi ha messo al mondo, quella che mi ha donato la vita ora non c'è più.
Il mio sorriso è scomparso, la mia risata è solo un ricordo, i miei occhi dolci sono solo una foto del passato...ormai Jimin non esiste più.
È per questo che mi faccio chiamare Christian, perché sono un'altra persona, sono un corpo senza spirito.
Mia madre era l'unica a capirmi veramente, avevamo un rapporto che faceva invidia a tutti. È strano per un maschio essere legato così tanto alla propria madre, ma per me lei era tutto. Ora il mio tutto non c'è più. Quella notte...quelle urla...non le dimenticherò mai.

˚✧₊⁺˳✧༚

Quel giorno avevo la testa fra le nuvole.
Era il sesto giorno che quella ragazza non si faceva vedere.
Sentii l'ansia crescermi: e se si fosse suicidata? E se fosse caduta in depressione? E se avesse deciso di cambiare scuola?
E se...con i "se" non si va da nessuna parte.
Arrivai in classe e mi sedetti in mezzo a Yoongi e Tae.
Notarono subito che qualcosa non andava ma decisero di stare zitti, ormai lo sapevano, altrimenti avrei potuto dare di matto.

I miei amici ci hanno fatto l'abitudine, ormai stiamo solo insieme perché altrimenti non abbiamo nessun altro.
È vero, siamo il gruppo più popolare della scuola ma non per questo significa che dobbiamo essere pieni di amici.
Gli amici sono pochi. Sono troppo pochi.

L'ora passò lentamente e come al solito non avevo seguito nulla di quello che diceva il prof.
A risvegliarmi da tutti i miei pensieri fu il professore che, urlando il mio nome, mi fece ritornare in qua. "Allora Jimin, vogliamo essere bocciati anche quest'anno, non è vero?!
Continua così, mi raccomando, poi vediamo se tua madre non può venire ai colloqui!"
Ci fu un brusio generale.
Nessuno dei prof sapeva della morte di mia madre, non volevo che nessuno di loro lo sapesse.
Strinsi i pugni e mi morsi l'interno guancia.
"Ha pure da protestare Park eh?! Beh, ora vado subito in dirigenza e chiamo sua madre, se non risponde sarò costretto a prendere provvedimenti pesanti!"

Non ce la feci più.
Mi alzai di colpo, presi il mio zaino, mi avviai verso la porta e uscii dalla classe.
Corsi fino all'uscita della scuola e finalmente mi lasciai alle spalle quel posto infernale.

Presi a camminare e mi diressi verso il mio posto preferito.
Era una panchina che si trovava nell'angolo più nascosto del parco.

Mi sentivo protetto in quel posto, potevo togliere quella maschera da insensibile e sprofondare nel me stesso dimenticato

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Mi sentivo protetto in quel posto, potevo togliere quella maschera da insensibile e sprofondare nel me stesso dimenticato.

Nei giorni precedenti aveva nevicato molto e uno strato generoso di neve si era depositato a terra.
Notai dei segni di scarpe nella neve, segno che qualcuno era già passato di lì, cosa strana poiché è un posto molto nascosto.
Continuai a camminare fino a che arrivai alla panchina e lì la vidi.
Lì vidi la ragazza.
Ormai fredda e vuota, proprio come me solo che questa volta non ero io la vittima, ma bensì la causa

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