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"Margherita, si può sapere dove sei finita?!" urlò mia madre al telefono.
Non risposi, il panico aveva preso il controllo "torna subito a casa!!" urlò e riattaccò.

Forse dovevo dirle la verità?
A pensarci era la cosa migliore ma una voce mi diceva di non farlo. Ero stata male per un ragazzo, i miei non avrebbero mai accettato tutto questo casino per una "cazzata" del genere.

Tornai a casa e prima di entrare presi un bel respiro.
Entrai e vidi quello che non avrei mai immaginato di vedere.
Mia madre stava piangendo e appena mi vide mi corse contro abbracciandomi. "Non sai quanto preoccupata ero..."disse tra un singhiozzo e l'altro. "Pensavo avessi deciso di scappare di casa o ancora peggio, di farla finita"poi mi guardò negli occhi, "non rifarlo mai più."
Io rimasi scioccata, pensavo di ritrovarmi davanti mia madre infuriata, pronta a sequestrarmi il cellulare e a urlarmi contro le peggio restrizioni e invece era lì, in lacrime preoccupata per me.

Comunque mi disse che non potevo più uscire di casa per 2 settimane e che il telefono l'avrei avuto per andare a scuola e dalle 20 in poi, ma mi accontentai, la cosa migliore è che lei non fosse arrabbiata con me.

˚✧₊⁺˳✧༚

Il lunedì dopo tornai a scuola e subito mi riempirono di domande: "Ma dove eri finita?"
"Stai meglio ora?"
"Non avevi voglia di venire a scuola eh?!"

Le prime tre ore passarono incredibilmente veloci e arrivò la ricreazione.
L'ansia mi salì.
Avrei rivisto Jimin, e dopo tutto quello che era successo non sapevo come comportarmi.
Dovevo salutarlo oppure fare finta di niente?
Decisi che se l'avessi visto, avrei deciso al momento il da farsi; intanto mi incamminai a prendere una cioccolata calda alle macchinette.
Era lì che era cominciato il tutto e un senso di malinconia mi avvolse.

Presi la mia cioccolata senza incontralo e mi diressi al mio solito angolino.
Ero sempre da sola in ricreazione, non avevo amici, se non qualcuno che però aveva già il proprio gruppetto e di conseguenza usciva con loro.
Sentii delle voci familiari avvicinarsi e vidi Jimin e il suo gruppo di amici venirmi incontro.
E rimasi lì senza fiato, perché ebbene sì, Jimin stava sorridendo.
Era da un tempo indefinito che non lo vedevo sorridere in quel modo, il suo sorriso.
Quel sorriso che ti fa venire le farfalle nello stomaco, quel sorriso che ti fa sentir viva e apprezzata per quello che sei, quel sorriso che mi ha fatto tanto innamorare di lui.

Vidi i suoi amici dargli una pacca sulla spalla per poi lasciarlo venire verso di me, da solo.
Incominciai a sudare freddo.
Che cosa voleva da me?
Nel senso, non che mi dispiacesse che sarebbe venuto a parlarmi ma insomma, di cosa?

Arrivò e si piazzò difronte a me. "Ciao" disse sorridendo più di prima. Il mio cuore perse qualche battito. "Oh, c-ciao" dissi balbettando e arrossendo fino alla punta delle orecchie.
Dai Margherita, concentrati, non puoi fare queste figure di merda.
"Sei così carina quando arrossisci" disse, facendomi quasi svenire.
Io di risposta sorrisi imbarazzata e mi nascosi il viso con le mani. "Volevo chiederti se la proposta di qualche giorno fa è ancora valida. Se non puoi oggi sappi che sono libero ogni giorno" sputò tutto ad un fiato.

τнε lσsτ sϻιlε•ᑭᒍᗰDove le storie prendono vita. Scoprilo ora