∞5∞

39 9 15
                                    

Era da giorni che non andavo a scuola e i miei erano molto preoccupati.
Sapevano che non stavo bene ma sapevano anche che non stavo bene mentalmente.
Più volte avevano provato a convincermi di parlarne, ma io negavo, dicendo che avevo soltanto l'influenza.
Effettivamente, era vero, avevo l'influenza ma loro erano riusciti a notare i miei occhi spenti.

Quella mattina avevo bisogno di uscire: ero stata a letto per troppo tempo e adesso che la febbre mi era passata, decisi di approfittarne.
I miei erano a lavoro e non sarebbero tornati prima di mezzogiorno, quindi avevo tutta la mattinata libera.

Presi la mia giacca, un cappello di lana, una sciarpa calda e uscii.
La neve scricchiolava sotto le mie scarpe e il vento invernale mi pungeva il naso.
Presi una bella boccata d'aria.
Guardai il cielo.
Era di un grigio chiaro, quasi bianco, e costellato di tante piccole nuvole più scure.

Avevo benissimo in mente il luogo dove mi sarei rifugiata.
Era una panchina che si trovava in una delle tante stradine laterali del parco della città.
Era in mezzo agli alberi e ciò mi faceva sentire protetta.

La neve era fresca e le mie scarpe sprofondavano dentro, avevo tutti i calzini bagnati ma non me ne importava.
Arrivai alla panchina e tolsi gli strati di neve che si erano depositati sopra.
Mi sedei sopra e rabbrividii al contatto della panchina ghiacciata al mio corpo, ma poi mi abituai.
Mi guardai intorno, sembrava di essere dentro ad una favola, peccato che io non la stessi vivendo.
Quel ragazzo mi aveva stravolto la vita: poche parole, pochi sguardi, pochi tocchi erano già abbastanza per me, non riuscivo a dimenticare il tutto.

Decisi che era il momento di smetterla di rimpiangerci sopra, dovevo dimenticarlo, ne avevo il bisogno di farlo.
Ero incantata nei miei pensieri quando sentii dei passi avvicinarsi e il cuore si fermò.
Era lui, Jimin.
Il cuore sembrava essersi fermato del tutto e l'unica cosa che riuscii a fare fu guardarlo.
Era bellissimo.
In quella settimana si era tinto i capelli di grigio.
Sembrava un'angelo.
I capelli gli cadevano morbidi sul volto arrossato dal freddo, era così tenero.
Sentii un calore dentro di me, il calore dell'amore ma no, non potevo.
Non potevo lasciarmi ingannare dal suo aspetto angelico, lui non era un'angelo ma bensì il diavolo.

Mi alzai e feci per andar via quando sentii alle mie spalle "Ferma, ti prego"

τнε lσsτ sϻιlε•ᑭᒍᗰDove le storie prendono vita. Scoprilo ora