[Prologo]

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La vita non è forse una partita a scacchi?

Già persa in partenza, si intende.

Siamo tutti dei principianti contro un grande professionista che conosce ogni nostra debolezza. Ogni nostra paura.
E quale può essere il peggior avversario se non la vita stessa?
Il destino che aspiriamo a rendere il migliore possibile, tutto ciò che siamo e che potremmo essere.

Ogni singola cosa è racchiusa in una maschera invisibile, posata sia su di noi che su colui che dobbiamo sconfiggere: che sia un ostacolo o una persona.

Persone.

Cosa sono se non pedine?
Soldatini sempre sull'attenti, pronti a scattare all'ordine di qualcuno sopra di loro. Più potente, capace.
Si muovono su una scacchiera, un percorso prestabilito, una sorte prestabilita.
Anche se tutto dipende da qualcun altro, lontano da loro, lontano da chi li controlla;
quasi una presenza surreale che vomita e vomita parole senza alcun senso, apparentemente.
Eppure quelle parole fanno male, colpiscono più di mille aghi scagliati contro il petto.

Chi è questa presenza, chiedete?
Noi stessi, o meglio, la parte più critica, più detestabile di noi stessi.
Essa non è una pedina come gli altri, ma una persona formata, con i propri interessi e il proprio carattere.
Un'entità completamente separata da ciò che conosciamo della nostra persona.
La definirei una maschera senza corpo, diversa da tutte le altre, in base a come l'individuo è fatto e quanto fa uso di questa "metà critica".

Possiamo quindi concludere che la partita sarà eterna, più lunga della stessa esistenza. E no, non sto accennando a qualcosa come la vita dopo la morte.

Ma a ciò che le nostre azioni comporteranno dopo essa, dopotutto le conseguenze di ciò che qualcuno ha fatto possono essere considerate una nuova vita.

Soprattutto perché continueremo a vivere solo nei ricordi degli altri.

È con questo che inizierà questa storia; come cominciare il libro dalla fine anche se non c'è e mai esisterà.
Questa pagina priva di senso non può essere certo l'inizio di un libro.

Consideratela una pagina nulla.

Nulla come la convinzione di vincere prima del vero risultato.

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