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-Come ti è sembrato?-

La voce di Alec era più bassa, quasi roca.
Per qualche strana ragione era tornato in quella dannata stanza bianca, incatenato alla solita poltroncina.
La notte sembrava averlo riportato a quella triste realtà; la prima cosa che gli passò per la mente fu l'incertezza di potersi ritrovare lì ogni volta che andava a letto.
Lo avrebbe odiato, seppur ora si sentisse più a suo agio, nel senso estremo del termine.

Si sistemò con fatica, cercando di mettersi comodo sulla poltrona.

"Mi avete mentito."
Disse subito, con un tono particolarmente irritato.
-Mentito? Non so di cosa tu stia parlando.-
Alec suonò sinceramente sorpreso, ma Hal non riuscì a fidarsi di lui.
Come avrebbe potuto, del resto?

"Questi non sono dei ricordi, è il passato."

Non ricevette risposta.
Un silenzio tombale pervase la stanza per qualche minuto; poi, con un sospiro Alec sentenziò:
-Ho dato un'occhiata alle statistiche.-  il suo tono annoiato si fece più marcato.
Per un attimo l'altro si chiese addirittura se non avesse dormito, rimanendo attaccato a degli strani macchinari per il monitoraggio.

-Non abbiamo idea di dove tu sia finito.-
Disse, con naturalezza.
"Sei così rassicurante." commentò l'altro, scandendo per bene le parole:
"Comunque, posso dire per certo di essere nel passato."
-Come puoi dirlo?
Non siamo più neanche sicuri che sia necessario trovare i Verum per proseguire nei...-
"Queste parole difficili proprio non le digerisco."
Hal spezzò il suo discorso, lasciandolo in silenzio.

-Ascolta.-
Adaline, dalla voce inconfondibile, si intromise nella conversazione.
-Partiamo con una piccola spiegazione su cosa siano i Verum.- iniziò, in tono risoluto.
-Sono dei ricordi o, come sostieni tu, dei momenti chiave riguardanti un preciso periodo della vita di Clare;
ti permetteranno di passare ad un altro punto nella linea cronologica.-
Hal scosse la testa, sconsolato da quei ragionamenti inutilmente complessi.
"Adaline, passami Alec ora."

-Cosa vuoi?- chiese subito lui, in un tono imbronciato, al limite del divertente.
"Voglio sapere come sei venuto a conoscenza di me e Clare."
-Ti ho già detto che lo scoprirai presto.-
L'altro si morse il labbro inferiore, forse se avesse avuto Alec davanti a sé avrebbe cercato nuovamente di aggredirlo.

"Almeno dimmi perché sei venuto a cercarmi solo ora."
Lui in risposta ridacchiò, come fosse la domanda più stupida che avesse mai sentito.
-Hai idea di quante notti in bianco e quanto impegno io abbia impiegato per mettere a punto questo progetto?-

Hal non negò l'evidenza: viaggiare nel tempo o nei ricordi di una persona erano sempre state idee riservate a film e libri di fantascienza; che fossero vere sembrava pura magia. Inoltre, se le autorità l'avessero scoperto avrebbero potuto bloccarne lo sviluppo per la "potenziale pericolosità".
Per un attimo si sentì in dovere di riconoscere l'impegno di Alec, ma come al solito, quella figura da pazzoide che lo caratterizzava lo bloccò.

"Un'ultima domanda, per chiarire completamente i miei dubbi."
-Ti ascolto.-
"Perché hai creato tutto questo, pur non avendo stretti contatti con Clare?"
Lui esitò un attimo prima di formulare la frase, nonostante la personalità astuta e oculata che aveva mostrato finora.
-Che ne dici di sbrigarti a "salvare" Clare? Magari riuscirai a capire molto di più concentrandoti sul tuo obbiettivo.-

Era una risposta acida che per qualche motivo Hal non aspettava.
Forse avrebbe dovuto pensare solo a salvare Clare, senza distrazioni.
Probabilmente, era la cosa più importante.

Annuì dunque, senza aggiungere altro.

Nella stanza era rimasto lo specchio, che rifletteva la sua stanca immagine.
Ancora una volta diede un'occhiata al giovane Hal, quello che prima o poi sarebbe stato costretto a lasciare.

"Le catene."

Adaline prese il posto del compagno:
-Non è colpa nostra, il tuo cervello vede in questo modo la situazione in cui ti trovi.- lo disse con scioltezza, come fosse la cosa più semplice di sempre.
-Forse, quando smetterai di pensare a te stesso come il prigioniero dei tuoi sensi di colpa, potresti non immaginare più di essere incatenato in una camera bianca.-

"Sono davvero così triste?"

Adaline mormorò un convinto
"Mmh-Mmh".

-Ora devi andare.-

Hal sospirò, rassegnato.
Un rombo assordante lo fece sobbalzare, ed un buio improvviso prese il posto delle mura bianche. Come un'onda nera.

Si risvegliò steso sul letto dove si era addormentato, sudato.
Non avrebbe saputo descrivere con parole terrene il senso di nausea che stava provando in quel momento.

Si rannicchiò in posizione fetale: troppe domande, troppe poche risposte, e un unico problema insormontabile.
Odiava quella situazione esattamente come amava la possibilità di salvare Clare.

"Domani dovrei andare a scuola, giusto?"

Di certo non era esaltato all'idea di doversi sorbire un'intera giornata di lezioni; ma pensò comunque fosse meglio di vivere da disoccupato.
Avvolse un braccio attorno al collo, mettendosi comodo sulle lenzuola azzurre.
Avrebbe voluto dormire, ma non ci riuscì immediatamente, tanti erano i pensieri.

Finora aveva riflettuto solo su Alec, su chi potesse essere e perché facesse tutto questo.
Ma Adaline?
Anche lei lavorava per la stessa causa ed erano collaboratori. Quel senso di familiarità che gli aveva lasciato dopo la prima volta che si erano visti non voleva lasciarlo.

Nonostante fosse sicuro che il sonno lo avesse completamente abbandonato, si addormentò un attimo dopo l'ultimo flusso di pensieri, senza preavviso.
Un sonno nero, pesante come un macigno e allo stesso tempo leggero come una piuma.

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