Timeline Passata ~ [Nuovo Mondo] ~

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-Grazie per il suo acquisto!-
Le strade della città erano sempre affollate, eppure la pioggia sembrava fungere da repellente per turisti e cittadini.
Un ombrello blu volteggiava al ritmo delle gocce di pioggia, a dispetto degli altri passanti l'individuo sotto di esso procedeva a passo spedito, quasi saltellando: teneva in mano una busta colma di sacchetti di patatine, di diverse marche.

Ma non è certo lui il nostro protagonista.

Al suo fianco, qualcuno camminava molto più lentamente, quasi come se una nuvola in quel cielo grigio e tetro avesse deciso di posarsi proprio su di lui.
-Potresti rallentare il passo?- chiese con un fil di voce.
-I Foster non sono mai stati grandi camminatori, huh?-
Hal non rispose.
-Ascolta...- si voltò di scatto verso l'amico, camminando all'indietro: -Sai dove siamo diretti?-
Scosse la testa.
L'altro chiuse l'ombrello, senza curarsi della pioggia scrosciante, e con forza conficcò il puntale di ferro contro il muro di un vecchio edificio:
-Da' un'occhiata qui.-
Indicava un volantino stropicciato, di un fastidioso fucsia sgargiante.
Hal ne lesse il titolo sforzando la vista: -"Bar Crossroads, a 10 minuti"-
Spostò lo sguardo verso l'amico, sembrava compiaciuto e ridacchiava tra sé e sé.
-È ora di trovarti una ragazza, amico!-
Hal gli passò avanti, allontanandosi.
-H-hey, dove vai?-
-Jace, non ho intenzione di andare lì con te, non sono dell'umore.-

"E chi potrebbe mai amare uno squattrinato come te?"

Si morse il labbro, troppo spesso la sua scarsa autostima lo portava a fare questi pensieri. Come se una vocina lo spingesse verso direzioni sbagliate.

-Devo andare.- concluse.
Si aspettava che Jace lo seguisse, ma rimase fermo lì, sotto la pioggia, quasi come fosse rimasto ferito nell'orgoglio dal suo rifiuto.
Ad ogni modo, sapeva che presto gli sarebbe passato, non era tipo da serbare rancori.

Non passò molto prima che raggiungesse l'appartamento in cui viveva, vicino al portone l'intonaco stava lentamente cominciando a staccarsi dal muro.
Era un edificio alquanto squallido, deteriorato dal tempo e dai terremoti alquanto frequenti nella zona.
Hal tirò fuori dalla tasca la chiave, la infilò nella serratura, chiuse l'ombrello e spinse in avanti la porta d'ingresso; sembrava sempre più pesante ogni volta che rientrava.
Non c'era una singola parete lungo le scale che non avesse subito le conseguenze degli anni: scritte, pezzi caduti e strane rientranze, come se qualcuno vi avesse tirato contro una pentola o chissà cosa.
Il suo "rifugio" si trovava all'ultimo piano; come ogni giorno si trascinò lungo le scale, stanco subito dopo la prima rampa.
"Eccoci qui."
Tirò su col naso, doveva essersi preso un bel raffreddore.
Gli bastò spingere in basso la maniglia per entrare, era abituato a lasciare la porta aperta.
Tanto degli eventuali ladri cosa avrebbero potuto prendere? Non possedeva beni di valore, figuriamoci una TV o un computer; solo un cellulare, ma lo portava sempre con sé.
Non pagava nemmeno l'affitto: la proprietaria gli aveva lasciato quello sporco appartamento in cambio di qualche commissione e un po' di compagnia; anche se sapeva che quella vecchietta aveva solo avuto compassione nei suoi riguardi.

Soprattutto per questo i vicini non lo avevano mai visto di buon occhio.

-Ciao Clare.-

Disse, poggiando delicatamente l'indice sulla foto di una ragazza dallo sguardo piuttosto cupo, come se quella foto le fosse stata scattata
"a tradimento".
Si gettò sul vecchio divano impolverato e mise una mano dietro il collo.
"Mh?"
Si diresse subito verso il bagno, piccolo ed angusto.
Raggiunse lo specchio e si guardò attentamente.
Una massa di capelli ricci copriva una piccola parte dei suoi occhi, non si era accorto che era ormai molto tempo che non si tagliava i capelli.
In un certo senso questo look gli piaceva, ma sembrare così trasandato non Le avrebbe mai fatto piacere.
"Scusami Clare, domani andrò dal parrucchiere." pensò.
Lei era sempre stata perfetta, con i suoi morbidi capelli castani e il fisico invidiabile.
Tornavano così spesso da scuola a casa insieme che gli sembrava di vederla, ogni volta che prendeva la metro.

Sentì il telefono suonare in salotto: era un messaggio di Jace, ma non come i soliti, sembrava quasi preoccupato.

18:14
Jace: Hey, amico.

18:14
Tu: Cosa c'è?

18:15
Jace: Credimi, non ti sto scrivendo per rimproverarti di avermi lasciato solo per strada.

18:15
Tu: Dunque?

18:15
Jace: Il fatto che hai rifiutato di divertirti un po' mi ha fatto riflettere.

18:15
Tu: Molto raro.

18:16
Jace: Semplicemente scordati di Clare
Jace: Hai 35 anni, come puoi pensare ancora a lei?
Ormai è morta.

18:16
Tu: Altro?

18:16
Jace: Sai che lo dico solo per il tuo bene, non si dovrebbe smettere di vivere a 17 anni.

Hal lanciò il telefono contro il divano, che rimbalzò a terra.
Per troppi anni dopo la Sua morte Jace aveva cercato di stargli vicino ad ogni costo.
Eppure Hal odiava il poter considerare il suo unico "amico" la persona più banale che conoscesse. Non lo sopportava. Avrebbe fatto di tutto pur di provare qualcosa di nuovo, con qualcuno di davvero interessante.

Con furia si scagliò contro l'ingresso e afferrò la foto di Clare: -Tanto lo so...-
I suoi occhi cominciarono ad arrossarsi.
-So che è tutta colpa mia, non è così?-
Fissò per qualche minuto il viso della ragazza, sentì un vuoto terribile al petto. Come se il cuore non fosse al suo posto.

Lasciando la foto toccò la chiave ancora inserita nella serratura e girandola agevolmente chiuse ermeticamente la porta, come fino ad allora non aveva mai fatto.

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