1- Scopro chi sono

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                                                                                                                                                                                                                                                Quella mattina era molto presto quando papà mi venne a svegliare. Disse che doveva parlarmi.
Entrammo in cucina e iniziò a dire cose strane come :"Gli dei esistono!!!",
"Tu ,Denise Melissa Jonson ,sei una semidea".
Stupita gli chiesi: "Papà ti senti bene???" , lui rispose: "Non mi sono mai sentito meglio".
Mi disse che tutti gli strani sogni che facevo erano dovuti alla mia vera identità.
Gli chiesi delle prove e lui mi disse che mi avrebbe portato al Campo Mezzosangue appena sarebbe finita la scuola.
Ormai troppo stupita e devastata per contrastare risposi: "Ok....."
Quella giornata a scuola sembrava non passare mai,ogni volta che guardavo l'orologio era passati solo 5 minuti dall'ultima volta. Era il 7 giugno,mancava un solo giorno e la scuola sarebbe finita e finalmente avrei potuto conoscere questo Campo Mezzosangue.

Volevo capire,capire chi ero io realmente.Tutto mi era sembrato così strano da quando in sogno avevo visto una grotta oscura e una voce che mi chiamava ma io non potevo muovermi e dopo molti tentativi vedevo una luce accecante e poi mi svegliavo tutta sudata con il cuore che mi batteva a mille.
Questo accadeva ogni singola notte e ormai avevo quasi paura di addormentarmi e scoprire la fonte di quella voce.
Mi ero posta tante domande ma mai avevo creduto che tutti quei miti che avevo letto a scuola, oppure quei libri ispirati al semideo Percy Jackson, potessero avere un fondo di verità. Non me ne capacitavo. Era tutto troppo da gestire.
Fino a qualche giorno fa ero convinta di avere semplicemente dei problemi di stress e ansia, non pensavo certo di essere un connubio tra un umano e una dea.
Adesso più che mai avevo bisogno di risposte.
Feci finta di ascoltare le parole del professore per altri minuti interminabili ma poi finalmente suonò la campanella.
Presi lo zaino e mi incamminai fuori dal cancello della scuola.
Non lo sapevo ancora, ma non avrei rivisto quelle mura per molto tempo.

Arrivata a casa mangiai in fretta e furia con mio padre e nel primo pomeriggio arrivò il momento di partire, tutto era pronto. Prendemmo la macchina e iniziammo tranquilli quel lungo viaggio. Faceva molto caldo e la mia pelle stava iniziando ad imperlarsi di sudore. C'era tanto silenzio e ciò non faceva che stimolare la mia mente.
Ero spaventata in realtà. Avevo paura di conoscere la mia vera identità, avevo paura di scoprire qualcosa che non mi avrebbe fatto piacere conoscere.

Inoltre mi dispiaceva lasciare quel posto. Ci ero cresciuta, tutti i miei ricordi d'infanzia erano lì.
Avrei abbandonato tutti i miei amici, i miei insegnanti e anche mio padre.
Mi sarebbe mancato incredibilmente, non avevo mai passato prima d'ora tanto tempo separato da lui.

Con tutti questi problemi per la testa, le mie palpebre iniziarono a farsi pesanti.
In pochi minuti ero entrata in uno stato di dormiveglia appoggiata allo sportello della macchina e mio padre, avendo cura di non svegliarmi, mi lasciò una dolce carezza sulla guancia.

Sarebbe stato difficile iniziare una nuova vita ma avevo preso la mia scelta. Avrei fatto di tutto per trovarmi bene lì, non mi sarei più tolta alcuna possibilità. Ormai la mia vita era appesa ad un filo.

O imparavo a comandarlo o lui avrebbe imparato come togliermi di mezzo.

Dipendeva tutto, solo ed esclusivamente, da me.

Era quasi buio quando mio padre mi svegliò dicendomi di essere arrivati.
Mi stiracchiai leggermente e mi strofinai gli occhi con forza.
Non riuscivo a capire la scena che mi ritrovavo davanti.
Davanti a noi si alzava un'ampia collina.
Era la tipica collina che vedi nei film. Ben curata e con erba verdissima.
Ricordavo dai libri che i mortali non potevano entrare al campo, ma chiesi lo stesso a mio padre di accompagnarmi. Infondo non sapevo tutto, poteva sfuggirmi qualcosa.
Però la sua risposta fu quella che avevo immaginato.
Mi disse che non gli era permesso varcare la soglia magica del Campo e che sarei dovuta salire da sola.
Deciso quindi di affrettare le cose. Presi il mio zaino dal porta bagagli e me lo misi sulla spalla.
Poi mi avvicinai a mio padre, lo abbracciai e gli diedi un bacio per poi iniziare ad avviarmi verso la strada che mi aveva indicato.
Nonostante le numerose ore di sonno, ero incredibilmente stanca. Fu, forse, anche questo uno dei motivi per il quale non vidi l'enorme drago che padroneggiava sulla cima.
Mi spaventai incredibilmente e il cuore mi iniziò a battere fortissimo nel petto.
Mi guardai intorno e vidi un uomo su una sedia a rotelle che si stava avvicinando e che si presentò come Chirone.
Mi ricordavo chi fosse e sapevo che in realtà era un centauro, quella era la forma che utilizzava con i mortali e, beh, con i novellini come me.
Mi disse che non dovevo preoccuparmi del drago perché difendeva il vello e quindi faceva del male solo ai nemici.
Annuì leggermente e gli porsi una mano presentandomi.

Iniziammo quindi a scendere la collina e Chirone mi accompagnò verso la Casa Grande per il filmato che tutti i nuovi semidei dovevano vedere.
Durante il tragitto mi iniziò ad anticipare alcuni dettagli sui mezzosangue e mi disse anche una cosa che non ricordavo dalla lettura dei libri: al Campo non si potevano usare i cellulari.
Non ebbi molto tempo per essere triste però.
Infatti, dopo aver guardato il video, la confusione che stavo provando aveva completamente rimosso dalla mia mente la questione degli smartphone.
Avevo ancora più domande da porre e tanti dubbi che mi logoravano la mente.
Chirone rise vedendo la mia espressione e mi disse che quello che stavo provando era del tutto normale.
Mi disse che per oggi poteva bastare così e mi portò all'arena.
Lì c'erano Percy e Annabeth che si stavano allenando. Erano così carini insieme e subito pensai alla mia amata ship: percabeth!

Appena mi videro mi corsero incontro.
Chirone mi lasciò lì con loro, dicendo che ero in ottime mani. Mi diede una pacca sulla spalla e poi si allontanò.

Allora Percy disse: « Tu devi essere Denise,Chirone ci ha parlato molto di te.Benvenuta al Campo Mezzosangue! »
« Grazie Percy! » risposi io.
« Ci siamo passati tutti. Non è facile essere il nuovo arrivato. Però tranquilla, in men che non si dica ti sentirai a casa. Il Campo è capace di riunirci tutti. Adesso io e Annabeth torniamo ad allenarci, puoi restare qui a guardare se vuoi. Dopo ti faremo un po' il tour e ti diremo qualche trucco per assicurarti assoluto rispetto qui. »

Sorrisi leggermente e lui fece un veloce occhiolino. Poi si avvicinò alla sua ragazza e le lasciò un leggero bacio sulle labbra, prima di ricominciare a combattere con quell'uomo di legna.

Continuai a pensare a mio padre ma sentivo che da lì a poco le cose sarebbero completamente cambiate.

Mi aspettavo tanto dal mio futuro.
Avevo paura di deludere tutti, oltre che le mie altissime aspettative.

La figlia di AtenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora