Capitolo 11

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Capitolo 11.

Quando entrarono al suo interno Kingsley li stava aspettando assieme a lui c'erano altri tre membri dell'Ordine della Fenice.

«Potter abbiamo ricevuto il tuo messaggio. Sono loro le persone del quale ci hai parlato?»

«Sì Kingsley. Andiamo in un posto più tranquillo, non mi piace che ascoltino gli affari miei» aveva notato Rita Skeeter che sentendo il suo nome aveva già preso la pergamena e la penna prendi appunti.

«Va bene...» stranamente la penna della donna esplose e la pergamena prese fuoco. Harry aveva usato di nuovo i suoi poteri, ma un giramento di testa lo costrinse ad appoggiarsi alla spalla di Draco che preoccupato gli domandò: «Amore tutto bene?»

lui per non farlo preoccupare troppo gli disse sorridendo: «Sì scusami piccolo andiamo...»

Seguirono Kingsley fino al suo ufficio: «Accomodatevi. Sarete stanchi...»

«Grazie...» si accomodarono sulle varie sedie dell'ufficio e il Ministro della magia si rivolse di nuovo a Harry: «Bene Harry ti ascolto...» il ragazzo dagli occhi di giada nonostante la stanchezza che minacciava di prendere veramente il sopravento su di lui disse: «Loro sono amici. Mi hanno portato delle informazioni molto utili. Sono sotto la mia protezione e sono pronti ad assumersi le responsabilità delle azioni che Voldemort li ha costretti a commettere, ma per il loro aiuto spero che la loro pena venga ridotta»

«E' sicuro quello che hanno detto?» voleva solo avere la certezza che il ragazzo non si stesse sbagliando: «Sì. Con i miei nuovi poteri posso leggere le anime della gente e loro sono sinceri»

«Bene. Da adesso in poi sono sotto la custodia dell'Ordine della Fenice» disse Kingsley. A quelle parole Harry sospirò, i suoi poteri erano molto utili in alcuni casi e si rivolse agli ospiti: « Dove vi porteranno sarete al sicuro. La casa e sotto la mia protezione e solo io so dove trovarla»

«Grazie Potter ti siamo debitori» disse uno di loro, ma Harry rispose semplicemente:

«È mio dovere farlo. Se ci sono problemi chiedete a Kingsley oppure a me e sarò da voi subito»

Harry si accorse di qualcuno dietro la porta e voltandosi di scatto la porta si spalancò e un sorriso sadico apparve sul suo volto: «Ma guarda chi abbiamo qua. Non ti è bastato l'assaggio di prima Rita Skeeter? Proprio non capisci, vero? Non devi farti i cazzi miei!»

«Potter, che da protezione hai Mangiamorte notizia da prima pagina...» lo sguardo di Harry divenne gelido all'improvviso e puntandole il dito contro esclamò: «Total Oblivion!»pochi secondi dopo la donna lo guardò domandando ai presenti: «Ci conosciamo? Cosa ci faccio qui?»

«No, non ci conosciamo. Questo non è il tuo posto vattene» la donna se ne andò e pochi minuti dopo che gli ex-Mangiamorte furono portati alla casa di Harry tramite metro polvere.

I ragazzi uscirono dal ministero e si materializzarono di nuovo al limitare della foresta ma per Harry quello fu troppo e crollò in terra affannando senza avere più la forza di muoversi: «Harry!» Draco si inginocchiò vicino a lui e gli accarezzò il volto.

«Malfoy ci penso io...» Hagrid era appena uscito di casa sentendo il rumore della loro materializzazione. Prese in braccio Harry e lo portò verso il castello.

«Lo porto nella mia stanza ha bisogno di riposare...» il mezzo gigante lo guardò per un attimo: «Dovrebbe andare in infermeria»

«Nella mia stanza c'è tutto quello che gli serve in questo momento» arrivati nei sotterranei Harry aprì gli occhi e Hagrid lo osservò per un attimo: «Stai bene? Sei crollato dopo essere tornato»

«Sì, sto bene. Sono solo stanco, potresti mettermi giù?» il mezzo gigante lo mise in terra e lui appoggiandosi al petto di Draco sospirò, adesso stava molto meglio e sussurrò: «Piccolo ho sonno...»

«Va bene adesso ti porto a letto...» poco prima di sparire dietro il muro della sala comune si rivolse di nuovo al mezzo gigante: «Grazie dell'aiuto...»

Dopo aver detto la parola d'ordine i ragazzi entrarono nella loro sala comune, Draco portò Harry fino alla loro stanza appena il ragazzo toccò il letto si addormentò.

«Sei davvero pazzo amore mio...» posò un bacio delicato sulle sue labbra e dopo avergli cambiato gli abiti ed essersi messo lui stesso il pigiama si distese vicino a lui e l'abbracciò con dolcezza stringendolo al suo petto; la mattina dopo sarebbero andati a casa e li avevano tutto il tempo per riposare.

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