Capitolo 7

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Appena apro la porta della stanza, un'atmosfera di calma mi circonda, e sulle labbra mi spunta un sorriso.

Sapevo di dover condividere la camera con un'altra studentessa, e ciò non mi dava nessun tipo di problema, speravo solo di non ritrovarmi con una mezza schizzata.

Come posto è molto semplice, le pareti sono bianche, e le tende sono di un avorio molto elegante, l'unica cosa che mi porta qualche domanda è il perché di tre letti, tra cui uno posizionato da una parte della camera, e gli altri due erano a castello, messi dalla parte opposta.

Sapevo di dover convivere con una compagna, non due.

Ma anche se fosse, l'importante come ho già detto è che non siano schizzate, e anche che non mi stiano troppo appiccicate.

Poso lo zaino sul letto singolo, sperando che alle altre non dia fastidio, perché sinceramente avere un letto tutto mio è da sempre stata una priorità.

L'ultima cosa da fare è recuperare la valigia in hotel, e per farlo devo però prendere un taxi, perciò mi sbrigo ad uscire e riprendermi le cose, cosi da potermi sistemare.

                                    ***

Dopo aver finalmente ripreso la valigia ed essere arrivata in camera, inizio a tirare fuori tutti i vestiti e a riporli nell'armadio

Mi chiedo dove siano le altre due ragazze; non riesco a capacitarmi di essere arrivate per prima.

Come per magia, la porta della camera si apre, ed entra quella che sarebbe stata una delle mie coinquiline per molto a lungo.

"Ciao" mi saluta mostrandomi un enorme sorriso.

I suoi lunghi capelli neri le ondeggiano ad ogni passo, e gli intensi occhi neri come la pece sembrano quasi inghiottirti.

"Ciao" rispondo mostrandole a mia volta un piccolo sorriso.

Si chiude la porta alle spalle e con dietro la valigia e uno zaino in spalla si ferma in mezzo alla stanza guardandosi attorno.

"Spero non ti dispiaccia ma ho preso il letto singolo"

"Nessun problema, anzi, sono già abituata a dormire nei letti a castello" risponde mentre poggia lo zaino sul letto in alto e anche lei inizia col mettere a posto la valigia.

"Sono Camilla piacere" si presenta porgendomi la mano.

"Melice" rispondo prendendogliela.

"Di dove sei?"

"Francia, Parigi"

"Davvero? Adoro la Francia, la città dell'amore, è da sempre stato il mio sogno andarci" ammette con gli occhi sognanti.

Sorrido per la sua faccia quasi innamorata.

"Allora un giorno ti ci porto, vedrai quanto bella è" le dico, e capisco subito che mi troverò in sintonia con questa ragazza.

Per il resto del pomeriggio parliamo del più e del meno, e non riesco a capacitarmi del come questa ragazza sia riuscita a farmi aprire così con lei.

"Ti va di uscire a fare un giro nel campus, dicono che il campo da football sia una cosa immensa" mi chiede mettendosi la giacca in pelle.

Accetto senza pensarci due volte, ho proprio voglia di vedere tutto ciò che questo enorme posto può offrire.

Anche se in sintonia, ho già capito che io e Camilla abbiamo molte cose che ci diversificano, e una di queste è il modo di vestire.

Personalmente, senza le mie enormi felpe non andrei da nessuna parte, mentre lei è più da gonna o vestito, cose che in vita non metterei mai.

Dopo avrei rischiato di perderci almeno una cinquantina di volte, finalmente arriviamo al campo da football, e le voci su di esso erano più che vere, infatti è un campo immenso.

Decidiamo di sederci sulle scalinate, visto che tra poco dovrebbe svolgersi l'allenamento della squadra, e Camilla mi racconta di come ha già adocchiato un ragazzo molto carino che sa far parte della squadra.

"Ma ti giuro, è incredibilmente bello" mi racconta lei.

"E poi ha anche un fratello, quindi siamo apposto entrambe" dice facendomi l'occhiolino.

Porto gli occhi al cielo e sorrido per il grande entusiasmo che nutre questa ragazza.

Appena ci sistemiamo la squadra fa il suo ingresso e subito i ragazzi iniziano col correre intorno al campo.

"Com'è che si allenano già prima dell'inizio delle lezioni?" chiedo.

"Perché è tradizione che per l'inizio della scuola ci sia una partita contro un'altra squadra, perciò loro sono qui già da qualche settimana per allenarsi"

Osservo i ragazzi correre, alcuni indossano la divisa, altri vogliono farsi vedere rimanendo senza maglietta, e forse è questo il motivo della faccia innamorata che ha ora Camilla.

Mi aspetto che esca anche Taylor, e infatti, lo vedo in prima fila, correre più veloce di tutti.

Noto qualcosa che non avevo mai visto prima, cioè i tatuaggi che si trovano lungo tutto il suo braccio.

Quando lo vedevo indossava sempre qualcosa che gli coprisse le braccia, ma ora che è solo in divisa, non riesco a distogliere lo sguardo da quell'inchiostro inciso nella sua pelle.

Sono troppo lontana per distinguere ciò che rappresentano, perciò la curiosità di osservarli più da vicino si instaura in me.

"Ma come fanno a non schiattare dopo tutti questi giri?" chiede dubbiosa Camilla.

E a dire la verità è davvero notevole il fatto che siano così pieni di forza e di energia per correre lungo un campo così grande, considerando il fatto che il loro allenamento è appena cominciato.

"Melice, ommiodio, quello ti sta guardando" mi urla adesso la ragazza accanto a me.

La guardo confusa e mi giro verso il campo, dove i miei occhi si scontrano di nuovo con quelli ghiaccio di Taylor, il quale si è fermato dalla corsa, e non mostra segni di continuare.

Sposto lo sguardo e lo riporto su Camilla, che guarda la scena ancora incredula.

"Non farti strane idee, per favore, non parliamone più, credimi, non c'è assolutamente niente" le dico ciò quasi pregandola.

Annuisce ma sul suo volto continua ad essere un imponente sorriso.

"Andiamo a prendere qualcosa da bere?" le chiedo ormai stancatami di cercare in tutti i modi di evitare il suo sguardo.

Annuisce e ci alziamo.

A passo svelto mi faccio strada tra la gente che proprio in quel momento sta entrando per andare a sedersi e guardare l'allenamento.

"Conosco un bar qui vicino, andiamo li" mi dice Camilla che nel frattempo mi ha raggiunta.

Annuisco e la seguo.

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