Prologue

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Dylan

Apro leggermente gli occhi e noto una signora anziana che cerca di dirmi qualcosa, ignara del fatto che io non la senta per via delle cuffiette. Le sfilo svogliatamente, almeno per una volta nella mia vita dovrei essere educato.

"Oh giovanotto, puoi dirmi l'ora?" chiede con il solito sorriso dolce e sincero, tipico delle persone anziane, e la solita gentilezza, quella gentilezza sincera, senza un doppio fine.

"Oh certo, ehm...sì - sblocco il cellulare dandogli un'occhiata furtiva - sono le 15:32." rispondo con aria assente, nonostante ciò decido di sorriderle comunque.

"Grazie caro." risponde lei, tornando a leggere il libro che tiene tra le mani.

Abbozzo un leggero sorriso prima di girarmi verso il finestrino. Tutto scorre davanti a me in un modo così veloce da farlo sembra rallentato.

Mi dimeno sul sedile in cerca di una posizione comoda introvabile, sto per rimettermi le cuffie, e spegnere il mondo attorno a me, ma mi blocco di colpo quando alle mie orecchie giunge il suono delicato di un pianto leggero.

Mi volto confuso, cercando di capire se mi sia immaginato tutto. Con mia sorpresa no, noto una ragazza raggomitolata su sé stessa, come se fosse in cerca di contatto fisico, i capelli mori le incorniciano il viso e le nascondono le orecchie, ma si riesce ad intravedere il filo delle cuffiette, forse non si rende conto di poter essere udita da tutte le persone sul treno oppure non le interessa proprio.

Sulla sua pelle chiara solcano lacrime salate, non so il perché ma questa immagine mi colpisce. Si vede benissimo che lei sta male, che lei è spezzata in due, e forse lo capisco perché provo e ho provato il suo stesso dolore.

Mi rigiro, ritornando ad osservare il paesaggio attraverso il vetro, rendendomi conto di non conoscere quella ragazza e fissandola così compulsivamente potrei dare l'impressione sbagliata. Osservo il mio zaino nero disteso nel tavolino davanti a me, passano secondi, istanti, e un'idea contorta mi viene in mente.

Prendo velocemente un quaderno, cerco frettolosamente una pagina bianca, ma visto che non prendo mai appunti ne trovo subito una. La strappo e butto il quaderno sopra lo zaino.

Piego e ripiego il foglio e, piegatura dopo piegatura, riesco a dare forma ad un origami a forma di cigno, l'ho imparato da piccolo, da mio nonno. Forse è l'unica cosa che ho imparato a fare particolarmente bene quindi decido di sfruttarla per il meglio.

Scrivo velocemente due parole in un foglietto ricavato dallo stesso foglio, che avevo strappato in precedenza.

"Non ti conosco, ma sorridi,
perché sono sicuro che tu sia
bellissima quando sorridi."

Mi alzo, deciso di voler fare una buona azione, insomma ad una ragazza così fragile a volte basta un semplice gesto per rialzarsi dopo essere stata troppo tempo sul fondo.

Sono davanti a lei, e lei mi guarda fisso negli occhi, cerca di capire cosa stia succedendo o chi io sia, nessuno dei due osa parlare. Mi guarda con quegli occhi stupendi, un po'arrossati, ma comunque bellissimi. Le porgo il cigno, la osservo in ogni suo movimento e quasi mi viene voglia di starle accanto.

Lei ancora più confusa lo prende in mano e lo osserva incuriosita, mi mostra un grande sorriso e se devo essere sincero, credo sia il sorriso più bello e spontaneo che io abbia mai visto.

Le sorrido anche io, poi ritorno al mio posto, consapevole che molto probabilmente non l'avrei mai più rivista. Decido di fare una cosa, che mai nella vita avevo fatto prima; scrivere ciò che provo in questo esatto momento.

"Cara ragazza sul treno, volevo semplicemente vietarti di non sentirti abbastanza.
Ti sarà capitato, la notte, quando tutto tace, di perderti nei tuoi pensieri, nella tua mente complicata, che nessuno ha mai imparato a comprendere a pieno, perché diciamocelo, chi non ha una mente complicata?
Tu, ragazza, hai solo bisogno di qualcuno che ti capisca, ti sfiori la mente e ti conquisti il cuore. Dolce ragazza, voglio ricordarti che non dimenticherò mai le tue lacrime.
Tu sei così, bella anche quando calde lacrime rigano il tuo dolce viso. Andò a vantare in giro il tuo magico sorriso, i tuoi lunghi capelli castani e i tuoi occhi, o forse ti terrò solo come un ricordo, che conserverò avidamente.
I tuoi occhi ipnotici, mi ci sono perso dentro."

𝐁𝐚𝐝 𝐛𝐨𝐲, 𝐠𝐨𝐨𝐝 𝐥𝐢𝐩𝐬 ✘ 𝐃𝐲𝐥𝐚𝐧 𝐎'𝐁𝐫𝐢𝐞𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora