Tatuaggi nascosti

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 LOUIS

Sto parlando via Skype con Niall quando Harry mi chiama perché è ora di andare dal dottor Stenberg; a malavoglia saluto il ragazzo e mi infilo le solite Vans nere ormai completamente consumate.

“hai preso la medicina?” mi domanda mettendosi una giacca.

“sì” mento senza guardarlo negli occhi.

“Lou, non mentire!” sbuffa il riccio portandomi in cucina. Lo vedo cercare nei cassetti la scatola con le pasticche e me ne da una; apro la bocca seccato e butto giù la piccola capsula colorata che dovrebbe farmi stare meglio. Ma non mi fa stare meglio.

“posso prendere la tua giacca di jeans?” domando aprendo l’armadio.

“sai che non importa chiedermelo, puoi prendere quello che vuoi” sorride lui dandomi un buffetto sulla guancia “e poi, amo quando indossi vestiti che ti stanno grandi”

In quel momento penso che é strano il fatto che sono un ragazzo di 22 anni che deve alzarsi in punta di piedi per baciare il suo fidanzato di 19; ma è proprio per questo che amo Harry, questo suo essere più grande di me mi fa sentire protetto e al sicuro.

Lo prendo per mano e andiamo in macchina verso lo studio del dottore che sa già del nostro arrivo.

“ho chiamato Jemy, sa che dopo andiamo da lui” sorride Harry.

Jemy è uno dei pochi che sa della relazione tra me e Harry: è il ragazzo che ci fa i tatuaggi quando siamo qui a Londra ma di lui ci fidiamo, sappiamo che non direbbe mai a nessuno della nostra relazione. Anche se vorrei tanto che lo facesse!

 Harry parcheggia davanti a un imponente edificio risalente agli anni della guerra ma nessuno dei due si muove, restiamo seduti nel veicolo a guardare davanti a noi. Fisso gli occhi nella piccola targhetta durata sulla porta Dottor John Stenberg.

Tengo stretta la mano di Harry che è calda a differenza della mia che è gelata.

“devo venire con te?” domanda il riccio.

“no, non importa” sorrido, più per rassicurare me stesso che lui “ci vediamo dopo”

“okay, ti aspetto da Jemy” dice lui per poi baciarmi delicatamente sulle labbra.

Scendo dall’auto ed entro velocemente nell’edificio per poi salire al quarto piano dove si trova lo studio del dottore.

In sala d’aspetto ci sono un paio di uomini sulla cinquantina e una ragazza sui sedici anni; appena i miei occhi la vedono la tristezza prende possesso del mio cuore e mi siedo nella poltroncina davanti a lei.

Il viso è pallido e magro, gli occhi contornati di nero non nascondono le occhiaie come il maglione grigio non nasconde i tagli sui polsi; la bocca fine forma una curva verso il basso e le gambe magre tremano.

Cosa l’ha portata a ridursi così? Perché una ragazza così giovane deve avere un mare di sofferenza e dolore negli occhi? L’adolescenza deve essere il periodo più bello della vita, nessuna persona deve soffrire in questo modo.

I miei pensieri vengono interrotti quando la porta dello studio del dottore si apre e ne esce una donna sui quarant’anni.

La ragazza davanti a me si alza per entrare nello studio e qualcosa dentro di me mi dice di fermarla, di parlare e dirle che va tutto bene, che non è la vita ad essere brutta ma sono le persone con cui si vive.

Ma non la fermo.

La guardo sparire dietro la porta di legno, lo sguardo perso e le gambe ancora tremanti.

BR(OK)EN: Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora