La sala era addobbata di festoni bianchi e blu e, in fondo c'era uno striscione con su scritto a caratteri cubitali Buon compleanno Shinichi.
Se n'era completamente dimenticato, come al solito. Quel giorno era il 4 maggio ed era il giorno del suo compleanno. Come aveva potuto scordarsi una data così importante? Soprattutto quel giorno, che finalmente avrebbe compiuto i suoi attesissimi vent'anni.
Il ragazzo si guardò intorno c'erano un sacco di persone che credeva di conoscere, eppure anche quella volta non riusciva a inquadrare dove le avesse viste. Ognuna di loro aveva un volto familiare, ma non riusciva proprio a ricordare nulla del tempo passato con loro. Iniziò a squadrarle, una per una, come se guardando attentamente i loro volti potesse ricordarsi qualcosa e, incredibilmente, fu proprio così, dato che per ognuno di loro tornò ad attraversargli la mente uno di quei ricordi.
All'angolo sinistro della stanza c'era un gruppo di adulti.
Il primo era un uomo piuttosto anziano e grassoccio, portava un kimono blu ghiaccio molto largo. Era stempiato con i capelli ormai grigi, dietro agli occhiali due piccoli occhi azzurri lo guardavano, accompagnati da un gioviale sorriso.
L'uomo lo stava trascinando sotto la pioggia. Erano di nuovo i ricordi di quel bambino.
«Professore, lei è appena corso a casa dal ristorante Colombo, vero?» disse e immediatamente l'uomo si fermò.
«Eh? Come fai a saperlo?»
«Lo so perché i suoi vestiti sono bagnati davanti e dietro no, questo significa che lei professore ha corso sotto la pioggia, e sui suoi pantaloni ci sono delle macchie di fango e l'unico posto qui intorno con del fango è l'area in costruzione di fronte al ristorante Colombo e infine sulla sua barba c'è della speciale salsa Colombo.»
A tutte quelle sue deduzioni, l'uomo lo guardò stupito:
«Ma... e tu come lo sai?»
«He, he, he, elementare mio caro Professore!» disse muovendo il ditino di fronte al viso.
Accanto all'uomo anziano, ce n'era un altro. Era alto, coi capelli neri, pettinati in modo perfetto. Portava anche lui un kimono, ma viola. Il suo viso era un po' scocciato, lo si vedeva dagli occhi scuri e dalla bocca storpiata in una smorfia e sormontata da un paio di baffetti neri. Anche con lui arrivò un'altro ricordo del bambino.
Aveva appena aperto gli occhi, si trovava in una sala d'ospedale, sdraiato su un letto, con un tubo di flebo attaccato al piccolo braccio. Si mise seduto, ringraziando di essere ancora vivo, ma una fitta all'addome lo fece gemere. Poi la vide: la solita ragazza, addormentata sul letto in cui era sdraiato.
«Le devi la vita figliolo! - disse la voce di quell'uomo, che entrò proprio in quel momento nella stanza, sbadigliando - Ti ha donato 400 cl di sangue e come se non bastasse ti è stata accanto e ti ha vegliato tutta la notte.»
Accanto a lui c'era una donna con i capelli castano chiaro raccolti in una stretta crocchia, aveva due occhi azzurri dietro gli occhiali e indossava un kimono lilla, molto elegante che, insieme a tutto il suo aspetto, le dava un'aria seria e autoritaria.
«Che cosa c'è Conan? Perché ti nascondi?» gli chiese la ragazza, sempre la stessa.
«Eppure era molto vivace fino a un momento fa! - disse la donna con aria divertita - Mi è sembrato addirittura che avesse risolto il caso tutto da solo! Non è forse così Conan?» disse la donna facendogli l'occhiolino.
Poi vi era un altro uomo robusto. Portava un kimono marrone coordinato con un cappello in feltro che aveva sul capo, che copriva i capelli scuri, dello stesso colore nero dei baffoni e dei piccoli occhi attenti. Sembrava quasi una figura austera e autoritaria, come se fosse il capo di qualcuno.
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Ricordi di ghiaccio rosso
ФанфикAi ha dato l'antidoto a Shinichi, facendolo tornare adulto, e ha raccontato a Ran il segreto di Conan Edogawa. Shinichi, invece, è riuscito a far arrestre i pezzi grossi dell'organizzazione con molte difficoltà, scoprendo, però, con enorme dispiacer...