Conan Edogawa

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Era la mattina del 5 maggio, Shinichi dormiva tranquillo nel suo letto.

Il giorno prima era stato quasi indimenticabile, perché dopo che fu uscito dall'infermeria lui e tutti gli invitati alla festa, girarono per il parco divertimenti senza tregua, provando ogni tipo di giostra. Altri flashback e ricordi costellarono il suo giro di divertimento al Tropical Land, ma per un po' non pensò a nulla, cercando solo di godersi quei nuovi momenti che avrebbero dato vita ad altri stupendi ricordi.

Quella sera arrivò a casa così stanco che appena si buttò a letto, dopo essersi messo il suo comodo pigiama verde acqua, crollo subito in un sonno senza sogni, che lo rilasso completamente.

Quella mattina, appunto, stava dormendo tranquillo nel suo comodo letto, quando ad un tratto un rumore prorompente e improvviso lo fece trasalire.

Il ragazzo, ancora mezzo stordito, si affaccio dalla finestra e vide uno squarcio nel muro della casa di fronte. In mezzo alle macerie c'era l'uomo anziano della festa del giorno prima, coperto completamente di fuliggine.

«Ciao Shinichi!» lo salutò l'uomo con un grosso sorriso, come se non fosse successo niente e fosse tutto normale.

«Buongiorno... Professor Agasa...» rispose il ragazzo, mentre un nuovo ricordo gli attraversava la mente, accompagnato da una fastidiosa fitta alla testa.

Anche in quel ricordo era stato svegliato da un'esplosione.

«Ah! Cos'è stato? – e dopo essersi alzato e andato alla finestra la scena era la stessa – Basta, Professore, potrebbe fare meno rumore?»

L'uomo uscì dalle macerie divertito:

«Bhe, siccome volevo svegliarti ho pensato che fosse meglio questo rumore di una semplice sveglia non ti pare?»

A Shinichi scappò da ridere: certo che se quelli erano davvero i suoi amici, se n'era fatte di risate in vita sua. Poi venne distratto nuovamente dalla voce del professore.

«Cambiati e vieni qua, io e Ai ti dobbiamo parlare!»

Lui rispose con un cenno di testa, acconsentendo. Tanto ormai era già sveglio e non sarebbe mai riuscito a prendere sonno. Decise perciò di farsi una bella doccia fredda e accettare l'invito.


Dopo circa una mezz'ora era finalmente di fronte alla casa del professore. Entrò nel giardino, attraversando il cancello aperto e arrivato davanti al portone d'ingresso dell'edificio, un po' titubante, suonò il campanello.

Ad aprire venne la ragazzina che lo salutò con un leggero sorriso e invitandolo ad entrare lo accompagnò in salotto. Una stanzetta laterale rispetto alla grande zona living che occupava tutto il centro della dimora.

Il tavolino al centro del salotto era pieno di carte e fogli scritti e tra tutto quel caos vi era un computer portatile aperto.

«Ciao!» disse il professore quando vide Ai e Shinichi entrare nella stanza.

Era seduto su una delle quattro poltrone che attorniavano il tavolino e la bambina fece altrettanto.

«Salve professore... perché mi avete chiamato?» chiese il ragazzo, indeciso se sedersi o no.

«Abbiamo cercato di capire come mai hai perso la memoria – iniziò la ragazzina, con la sua solita aria seria – e per quale motivo ti fa male la testa quando cerchi di ricordare.»

«Avete scoperto qualcosa?» chiese speranzoso, senza sedersi sulla poltrona, era troppo teso per farlo.

«Sì...!» rispose Agasa e per un attimo il ragazzo vide uno spiraglio di luce in quel buio misterioso e contorto.

Ricordi di ghiaccio rossoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora