Shinichi salvami!

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Era di nuovo a casa e si stava ancora assaporando quella sensazione di conquista che era aumentata pian piano che il caso si districava nella sua mente: mentre ogni filo di quella matassa contorta e rossa, mostrava il suo percorso netto. Sì ora ricordava appieno quella sensazione. A Sendai, forse per la mancanza di memoria, forse per la tranquillità insana di quella città, non c'era stata nessuna occasione di riassaporare quell'emozione prorompente che lo faceva sentire un grande artista del suo mestiere. Già, il suo mestiere. Come aveva fatto a dimenticarsi il suo più grande sogno, quel sogno che aveva covato nel profondo del cuore fin da quando era bambino. Come aveva potuto dimenticarsi quella gioia incommensurabile che si prova ogni volta che si risolve un caso?

Ad un tratto i suoi pensieri furono spenti, dallo squillo del suo cellulare. Guardò incuriosito il display, ma tutto ciò che lesse fu Num. Privato. Decise di rispondere e premette il tasto verde.

«Sì, pronto?»

«Hello, cool guy!»

Il ragazzo rimase immobile, senza fiatare: conosceva quella voce, come conosceva quel nomignolo. Eppure non riusciva a ricordare.

«Volevo solo dirti che non riuscirai a sfuggirci, ormai la tua mente è nelle nostre mani!»

«Mi vuoi dire chi diavolo...?»

«Chi sono? - lo precedette la donna, che poi scoppiò a ridere con una risata gelida, ma allo stesso tempo sensuale e attraente, poi la donna riprese a parlare - Vedo che la tua memoria perde qualche colpo.» a quel punto Shinichi sentì in lontananza, sempre dall'altro lato della cornetta, una voce maschile.

«Ora basta Vermouth! Piantala con gli scherzi abbiamo cose più importanti da fare!»

«Goodbye, cool guy... look my Angel...»

La donna chiuse la conversazione e Shinichi si ritrovò a combattere con un altro insopportabile mal di testa. Chi era quella donna? Che voleva da lui? E che diavolo voleva dire l'ultima frase?

Capì che c'era solo una soluzione per avere delle risposte. Perciò si diresse verso il telefono di casa, che si trovava su un mobiletto vicino alle scale dell'ingresso, e cercò nell'agenda che c'era al suo fianco il numero di casa del professore. Appena lo trovò, lo digitò e aspettò che qualcuno dall'altra parte rispondesse.

Fu il professore a rispondere e il ragazzo chiese subito di Ai, era sicuro che lei gli avrebbe dato delle risposte.

«Pronto?» rispose la ragazzina dopo aver preso il telefono in mano.

«Ai, chi è Vermouth?» chiese senza usare giri di parole, doveva sapere le cose e le doveva sapere subito.

La ragazzina dall'altra parte del telefono, però, rimase in silenzio.

«Ai!!! Rispondimi, dannazione!!!» urlò il ragazzo.

«Un... un componente dell'organizzazione...»

Questa volta fu lui a rimanere senza parole. Come aveva fatto a non arrivarci da solo. Poi ricordò di nuovo qualcosa. Alcolici. Ma certo! Tutti i membri dell'organizzazione avevano come nome in codice degli alcolici.

La ragazzina dall'altra parte del telefono gli bloccò ogni altro pensiero.

«Perché me lo chiedi?»

«Mi ha chiamato al cellulare, mi ha detto che mi hanno in pugno e...» non ebbe il tempo di finire la frase che la ragazzina terrorizzata lo interruppe.

«Shinichi... ha per caso parlato di me?» chiese con voce tremante.

«Non credo...»

«Shiho Miyano...»

Ricordi di ghiaccio rossoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora