Sorpresa!

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Erano passati non più venti minuti da quando il ragazzo si era addormentato. Era in quello stato di dormiveglia che gli permetteva di riposarsi, ma allo stesso tempo lo lasciava vigile su tutto ciò che gli accadeva attorno. Forse fu anche per questo che sentì subito quello strano rumore vicino a lui, il tipico suono di qualcosa che si carica. Aprì gli occhi e per l'ennesima volta, in quella maledetta giornata, rimase sconvolto da ciò che vide.

Accanto al letto, con un ginocchio poggiato sul materasso e l'altro piede a terra, c'era la ragazzina che aveva incontrato davanti al cancello che gli stava puntando una pistola. All'inizio il ragazzo non capì subito, poi ebbe un'altro di quegli strani ricordi, ma questa volta era solo una breva scena, nessuna parola. Ricordava perfettamente che tutto ciò era già accaduto, in quella che sembrava una stanza d'ospedale. Quella stessa ragazzina gli aveva puntato anche allora una pistola in testa, allo stesso identico modo.

Chiuse gli occhi. Sperando che fosse tutto un incubo. Anzi non lo sperava proprio, se lo continuava a ripetere in testa, come se solo il pensiero di non essere lì l'avrebbe riportato a casa, sdraiato sul suo vero letto, nella sua vera camera, a Sendai.

Quando riaprì gli occhi, però, era ancora lì, ma la ragazzina non era più vicino al letto. Si mise a sedere, passandosi irritato una mano sul volto e cercando di riprendersi. Si voltò verso dove si era diretta e la vide chinata vicino alla scrivania a rovistare nella sua valigia.

«Ehi! Che fai?» chiese alzando il tono di voce.

La ragazzina sembrò non sentire le parole del ragazzo e quando trovò ciò che stava cercando glielo lanciò decisa. Per un attimo la vista di Shinichi fu oscurata dall'abito che la ragazzina gli aveva lanciato. Se lo tolse dal volto e vide che era il suo kimono blu, quello che solitamente indossava per le feste. Non si ricordava di averlo messo in valigia, ma probabilmente era stata sua madre a farlo.

«Indossalo! - disse la bambina - Passo a prenderti tra venti minuti!» proseguì, continuando a mantenere la sua aria seria.

«Cosa? E perché?» domandò lui sempre più confuso.

«Lo scoprirai...» rispose misteriosamente.

«Ma in realtà io volevo...»

«Verrai con me che tu lo voglia o no! - lo interruppe decisa la piccola - Ci vediamo tra venti minuti.» concluse, per poi uscire dalla camera e, probabilmente, anche dalla casa. Solo in quel momento si chiese come quella ragazzina fosse entrata in casa, dato che si ricordava perfettamente di aver chiuso a chiave il portone.

Dopo qualche secondo capì che sarebbe stato inutile continuare a scervellarsi per una cosa del genere, perciò decise di fare ciò che diceva lei e andarsi a cambiare. In fondo, se voleva davvero capirci qualcosa, doveva assecondarsi a tutto ciò che gli accadeva attorno e, dato che quella bambina sembrava conoscerlo e lui aveva qualche vago ricordo di lei, forse era il caso di seguirla e vedere cosa sarebbe successo.


Era sotto la doccia. L'acqua fredda gli bagnava i capelli castani e gli rigava il viso. Adorava quella sensazione: le piccole gocce fredde che gli picchiettavano il volto lo rilassavano in qualsiasi situazione. Anche quando era nervoso o confuso, come in quel momento, quella sensazione lo rilassava a tal punto che riusciva a pensare a tutto in modo più razionale. In quel momento infatti stava pensando alla bambina. Quel volto asciutto, sempre serio, anche troppo per la sua età. Poi, per qualche strano motivo, i suoi pensieri passarono dalla bambina a quella ragazza ritratta assieme a lui nella foto sulla scrivania e finalmente quella sensazione si fece vivida e un'altro ricordo gli attraverso furioso il cervello. Questa volta ancora più prepotente degli altri.

«Perché non riesci a capire che cosa provo? Questo vuol dire che non ti piaccio non è vero Shinichi?» diceva quella ragazza guardandolo negli occhi.

Ricordi di ghiaccio rossoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora