Shinichi era sdraiato sul letto della sua stanza, a casa Kudo. Si era davvero divertito quel fine settimana, sebbene la prima sera era stata movimentata e anche un po' misteriosa, gli uomini in nero non si fecero più vedere né sentire e il resto del week-end passò sereno, oltretutto Kaito, dopo ciò che era accaduto quella sera, era diventato più cordiale e gentile, come se avesse pensato che non aveva alcun senso fare il permaloso e l'asociale con due amici, che sebbene fossero suoi rivali, avevano un profondo rispetto per lui, come lui ne aveva per loro.
In quel momento però, Shinichi, non stava pensando a come aveva passato il week-end o a come Kaito aveva cambiato atteggiamento nei suoi confronti, ma a ciò che Kaito gli aveva detto la prima sera del campeggio sull'opale verde: quando tutti e tre rimasero per ore al freddo senza più dire una parola.
Doveva iniziare a mettersi all'opera. Heiji aveva ragione, non poteva stare con le mani in mano e aspettare come un bambino spaventato che gli eventi facessero il loro corso: doveva agire, doveva cercare di capire come fermare quei pazzi criminali. L'aveva fatto già una volta, sotto le sembianze di Conan e poteva farlo di nuovo.
Decise perciò di chiamare Ai, probabilmente lei sapeva qualcosa riguardante quella pietra, o magari sapeva qualcosa di meno preciso, che comunque lo avrebbe portato più vicino alla verità.
Scese al piano di sotto, prese il telefono di casa e digitò il numero. Al telefono rispose subito la bambina.
«Qui studio del dottor Agasa, parla la segretaria.»
«Segretaria? Studio? Ai che stai dicendo?» chiese il ragazzo confuso.
«Oh Kudo, sei tu! Pensavo fossi un'altro cliente del professore!» rispose la bambina con un sospiro di sollievo.
«Cliente di cosa?» chiese sempre più stupito.
«In questi due anni il dottor Agasa ha aperto un'azienda aggiusta computer e mi ha assunta come segretaria!» rispose lei.
«Davvero?»
«Sì sì, l'ha fatto quando io avevo deciso di trasferirmi altrove: mi ha detto che comunque anche se ero adulta avevo l'aspetto di una ragazzina e non potevo andare a vivere da sola. Così mi ha assunto, pagandomi e dicendomi che in questo modo avevo un motivo per rimanere con lui.»
«Certo che se le inventa tutte!» disse, senza riuscire a trattenere una risata.
«Già non dirlo a me! - rispose lei, ma Shinichi non poteva vedere che sul suo viso era comparso un piccolo sorriso nel sentirlo ridere - A proposito, che mi dovevi dire?»
All'improvviso Shinichi si ricordò perché aveva chiamato la sua piccola amica e tornò improvvisamente serio.
«Volevo chiederti se per caso sai qualcosa sull'opale verde.»
La ragazzina rimase immobile e silenziosa. Non sapeva se stava zitta perché conosceva qualcosa e la sua domanda l'aveva spaventata, oppure perché stava pensando. Poi, ad un tratto, parlò.
«Mai sentito! Perché?» chiese.
«Riguarda l'organizzazione! Kaito pensa che sia l'alimentatore per il laser.» spiegò lui.
«Mi spiace. Non so proprio niente! - ma la sua voce, questa volta, era indecisa e lui capì che mentiva, poi continuò - Farò delle ricerche a riguardo e ti farò sapere. Ora devo andare, ciao.» e chiuse il telefono in faccia al povero Shinichi.
Dopo aver chiuso la conversazione la ragazzina si sedette sul divano verde acido e ripensò a quel giorno in cui per la prima e forse unica volta aveva sentito di quella pietra.
Ricordava ogni dettaglio come fosse stato il giorno prima. Ricordava cosa indossava sua sorella, cosa indossava lei. Ricordava la conversazione. Ricordava anche la determinazione ai limiti della stoltezza di sua sorella nel voler scoprire a cosa servisse quell'opale verde che aveva trovato per caso nell'ufficio di Vermouth. Ricordava persino il piano che aveva escogitato, un piano che in realtà faceva acqua da tutte le parti, ma che lei voleva assolutamente mettere in atto per poter finalmente incastrare l'organizzazione e poter dare la libertà ad entrambe.
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Ricordi di ghiaccio rosso
FanfictionAi ha dato l'antidoto a Shinichi, facendolo tornare adulto, e ha raccontato a Ran il segreto di Conan Edogawa. Shinichi, invece, è riuscito a far arrestre i pezzi grossi dell'organizzazione con molte difficoltà, scoprendo, però, con enorme dispiacer...