Capitolo 2: Lacrime

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Calò un silenzio gelido che Zen non fu in grado di colmare. L'amica l'aveva sconvolta con quella notizia, ma ogni cosa prendeva senso: l'atteggiamento di Mad, l'essere sempre distratta di Ego, i loro litigi continui. 

<<L'hai presa peggio di quanto mi aspettassi.>> disse la bionda sistemandosi la coda. 

Zen si portò una mano al collo e sfiorò il tribale che vi era tatuato, pensierosa. Ego la guardò bevendo un sorso di cioccolata e le dispiacque di averle scaricato addosso il suo enorme problema. Aveva gli occhi azzurri velati e aveva preso a tormentarsi una ciocca di capelli. 

<<Tu come stai?>> fu tutto ciò che riuscì a dire. 

<<Sono arrabbiata>> rispose. <<È l'ultima cosa che avrei voluto.>> 

<<E Mad?>> domandò ricordandosi di quella mattina. 

<<Non gli importa un cazzo di me>> rispose con rabbia. <<Quando ne ho parlato con lui mi ha detto di non volerne sapere nulla e ha osato aggiungere che sicuramente il bambino non è suo ma di qualcuno che mi sono fatta da ubriaca.>> 

Sul viso di Zen passarono diverse emozioni e gli occhi le si inumidirono. Era sempre stata quella debole delle due, quella più fragile, e sentire le parole di Ego le strinse il cuore. 

<<Prima di andarsene mi ha anche chiesto di prestargli i soldi per comprarsi l'erba>> aggiunse amaramente. <<Che stronzo, lo odio.>> 

<<Ora capisco perché fossi giù di morale in questi giorni.>> disse Zen. 

<<Alcune volte combattevo contro la nausea.>> mormorò in risposta l'altra.

Guardò dentro al pacchetto di sigarette e pescò una delle ultime che vi erano rimaste. Non fece in tempo ad appoggiarsela tra le labbra, però, che Zen gliela portò via. 

<<No Ego, non puoi.>> 

<<Non mi interessa, non ho intenzione di tenerlo.>> 

<<Stai scherzando?>> 

Ego scosse la testa e si riprese la sigaretta. 

<<Non puoi farlo...>>

<<Sì che posso>> la interruppe. <<Ho dei progetti per il futuro e tra questi non c'è crescere un bambino da sola. Non è la vita che voglio.>> 

<<Posso aiutarti io. Non ne so molto di neonati, però se hai bisogno puoi sempre contare su di me.>> 

Alla loro età non avrebbero dovuto nemmeno fare certi discorsi, eppure eccole lì, all'ultimo anno di liceo, a parlare del bambino di Ego. Un bambino che per giunta non voleva perché cosciente del fatto che per molto tempo non sarebbe riuscita a volergli bene come si sarebbe meritato. 

<<Grazie Zen, apprezzo davvero tanto.>>  si alzò e andò ad abbracciare l'amica. 

<<Non mi devi ringraziare di nulla>> ribatté stringendola a sé. <<Siediti.>> 

La fece sedere sulle sue gambe e la tenne stretta mentre Ego appoggiava la testa contro la sua e sospirava profondamente. Si mise ad accarezzarle i capelli lisci e lucidi per quelle che le parvero ore finché non sentì la serratura della porta d'ingresso scattare. Il padre di Zen fece capolino in cucina e si sorprese di trovare le due così. La maggior parte delle volte le avrebbe trovate a ridere, a fumare mentre facevano i compiti, a farsi le foto con la macchina di Ego, ma quel giorno doveva essere andato storto qualcosa. 

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