Capitolo 13: Il camerino

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Ego aveva sempre detto di non avere un'anima, ma con la morte di Mad si era accorta di avere qualcosa dentro al petto di molto simile a uno spirito. Era il ricordo del ragazzo che galleggiava all'altezza del cuore e lì andava a posarsi.

Per quanto l'avesse trattata male e ferita, lui era stato parte della sua vita per tanto tempo e aveva lasciato un segno profondo. La sua scomparsa l'aveva resa inquieta, debole e in un perenne stato di tristezza.

Zen le stava vicina come poteva, ma Ego era chiusa nella sua bolla. Dormivano insieme, si coccolavano e andavano a fare dei giri con la moto, però non ero abbastanza. Le aveva detto quello che pensava la madre di Mad sulla loro relazione nonostante sapesse che le avrebbe aggiunto un peso e le dispiaceva vederla sempre giù di morale.

Erano passate solo tre settimane da quel terribile giorno e in più la scuola non lasciava un attimo di respiro alle due ragazze che faticavano a conciliare tutto. L'unico momento che avevano per loro era la notte e Ego la passava accoccolata contro Zen che cercava in tutti i modi di non lasciarla sola con i suoi pensieri.

L'aveva portata di nuovo a fare compere per il bambino e questa volta erano riuscite a prendere tutto quello che mancava. Con loro era andata anche Venetia e le tre avevano passato un pomeriggio lontane dalle preoccupazioni.

Sulle pareti della camera di Zen erano comparse nuove fotografie e quella che la ragazza tatuata proprio non riusciva a togliersi dalla testa ritraeva lei mentre abbracciava da dietro Ego e le teneva le mani sulla pancia dove avevano disegnato una faccia sorridente. Erano entrambe poco vestite, sul letto e in un momento di intimità, solo loro e bellissime.

Quel pomeriggio di iniziò maggio Ego e Zen si stavano preparando per uscire e andare a cercare qualche vestito per il ballo. La bionda era già nella quindicesima settimana e portava maglie lunghe e più grandi per nascondere il bambino, ma quando era a casa le piaceva liberarsi e mostrare il pancino pronunciato.

<<E se non mi stesse bene nulla?>> chiese la bionda mentre si infilava i pantaloni. Zen, che era seduta sul letto, alzò la testa e puntò i suoi occhi su di lei, poi le fece segno di avvicinarsi.

<<Sei bellissima Ego, troverai senz'altro qualcosa da metterti.>> aveva lo sguardo all'altezza della pancia, allungò le mani verso la vita di Ego e le chiuse il bottone dei jeans.

<<Preferisco quando me lo slacci.>> le disse passandole una mano tra i capelli.

<<Più tardi piccola.>> ribatté sorridendole e le stampò un leggero bacio sull'ombelico.

Ego si chinò per dare a sua volta un bacio a Zen che la prese per un polso e la tirò verso di sé, facendosela cadere addosso. Si misero a ridere e poi si baciarono ancora, questa volta con più intensità.

<<Mi manchi.>> le disse Ego e l'altra alzò un sopracciglio dubbiosa.

<<Sono qui con te, come posso mancarti?>>

<<No, non in quel senso>> rispose. <<Mi manca il tuo corpo e fare l'amore con te.>>

Zen non rispose, ma il suo sguardo esprimeva lo stesso pensiero. In quelle settimane non se l'erano sentita di farlo perché dovevano ancora rielaborare tutto quello che era successo, però ora avevano bisogno una dell'altra.

<<Vuoi restare a casa?>> le domandò la ragazza tatuata.

<<No, andiamo>> rispose appoggiando le proprie labbra sulle sue. <<Vorrei fare con calma.>>

Si alzarono dal letto e finirono di vestirsi. Poco più tardi presero la moto di Zen e si diressero al centro commerciale dove due loro compagne di classe le stavano aspettando. Avrebbero preferito pensarci da sole, ma le ragazze avevano insistito tanto e alla fine avevano ceduto.

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