Capitolo 19: Tre

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Ars era nato l'undici ottobre a mezzanotte e venti, senza sapere che da quel momento avrebbe cambiato la vita di tutti.
Era piccolo e non pesava molto, ma era in salute ed era l'unica cosa importante.
Dopo la sua nascita le infermiere lo avevano portato a fare il bagnetto e i controlli per poi vestirlo e riportarlo da tutti i parenti e dalle sue mamme che lo attendevano.

Entrambe si erano aspettate che il bambino nascesse mulatto, ma Ars aveva la pelle chiara di Ego e la forma dei suoi occhi. Solo i capelli erano neri come quelli del padre e anche la curvatura delle labbra ricordava la sua.
Fin dal primo momento si era attaccato al seno di sua madre e si era sostenuto appoggiando la piccola mano morbida al suo petto.
Ogni volta che succhiava il latte chiudeva gli occhi e muoveva le guance e Zen lo guardava con dolcezza piegando la testa di lato. Ego in quei primi giorni era visibilmente provata, ma quando aveva Ars tra le braccia il suo sguardo brillava e non riusciva a smettere di osservarlo. Gli accarezzava la testolina, contava le sue dita e gli baciava la fronte.

Non riusciva a smettere di osservare nemmeno Zen mentre lo cullava o lo vestiva delicatamente e anche se in un letto di ospedale si era presa qualche istante per scattarle delle foto. Si era fatta portare la macchina fotografica dal signor Foster e aveva immortalato i primi giorni di vita del suo bambino.

<<Hai visto quanto è bello?>> aveva chiesto Ego a Zen mentre stavano dietro al vetro della stanza dei neonati per la seconda volta nel giro di poche ore.

<<Da una mamma stupenda come te non ci si poteva aspettare altro.>> aveva risposto la ragazza tatuata e si era allungata verso di lei per darle un bacio.

Le infermiere avevano mostrato alle due come cambiare il pannolino ad Ars, fargli il bagno e sorreggerlo e una volta tornate a casa si erano sentite abbastanza pronte per cominciare la loro vita da famiglia, anche se non era stato semplice.
I genitori di Ego le avevano proposto di tornare a vivere da loro e anche la madre di Mad si era messa in mezzo. Voleva a tutti i costi stare con suo nipote e Zen aveva discusso con lei nel corridoio dell'ospedale. Si era arrabbiata con tutti perché non volevano rispettare i desideri di Ego pensando prima a loro stessi e perché Ars non era un oggetto da poter sballottare da una parte all'altra.
Alla fine avevano ceduto non troppo contenti e le due ragazze erano potute rientrare a casa Foster.

In più c'era stata la questione del cognome. La famiglia di Ego non era contraria al fatto che Ars prendesse anche quello di Zen, ma l'altra nonna non poteva accettarlo.

<<Non sei la sua madre naturale, mio nipote non può avere il tuo cognome.>> le aveva detto la donna.

<<Si dà il caso che sia legale, dannazione>> aveva sbottato Zen. <<Sono la ragazza di Ego e lei vuole così. Non sei nessuno per impedirglielo.>>

Aveva avuto il viso bollente e arrossato dal nervoso. Si era tormentata a turno i tatuaggi e aveva continuato a sistemarsi i capelli per tenere le mani occupate ed evitare di dare pugni al muro.
A quel punto Ego era uscita dalla stanza e aveva posto fine alla discussione.
Aveva parlato alla madre di Mad con una serietà nella voce che aveva fatto venire i brividi a Zen, ma che aveva messo in chiaro le cose.
Il bambino avrebbe avuto due cognomi, nessuno poteva intromettersi nelle sue decisioni su di lui, e quando le due ragazze erano uscite dall'anagrafe dopo aver registrato la nascita del piccolo avevano avuto un gran sorriso trionfante sul viso.

Ars piangeva poco e dormiva spesso, soprattutto perché Ego gli faceva ascoltare la stessa musica di quando era incinta e il piccolo riposava sereno nella culla o accanto alle sue mamme.
Quando era sveglio emetteva deboli suoni e fin da subito aveva aperto i suoi occhioni per vedere quel nuovo mondo in cui si era ritrovato.

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