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Alla fine non mi scusai, un po' perché ero offesa, un po' perché, in fondo avevo pure potuto sbagliare i modi, ma avevo ragione. La situazione però era precaria: Nat era furiosa con me e aveva allungato gli orari degli allenamenti e la loro intensità, Tony non era più tornato dopo la mia "sfuriata", Clint aveva preso un quinjet e la sua destinazione era top secret per me. Gli altri si limitavano a lanciarmi sguardi dispiaciuti che non incrociavo mai per troppo tempo; lo sapevo che tenere il muso era una cosa stupida ed infantile, ma sapevo anche che avevano bisogno di una "lezione". Non potevano discutere del mio futuro e non interpellarmi o almeno avvisarmi, era sbagliato. L'avrebbero capito.
Quando finii l'allenamento con Nat, a pomeriggio inoltrato, mi concessi un lungo bagno caldo che mi rilassò i muscoli tesi e doloranti; l'acqua era ormai fredda quando uscii dalla vasca e mi avvolsi nell'accappatoio morbido. Le gambe tiravano ad ogni passo e io digrignavo i denti per il dolore; avrei dovuto dirlo a Nat, ma prima dovevamo sistemare tutta quella situazione. In casa si respirava un'aria decisamente tesa ed iniziavo ad averne abbastanza: forse non avrei chiesto scusa per quello che avevo detto, ma potevo iniziare col chiedere scusa per i modi... le cose sarebbero poi venute da se, probabilmente.
Alla fine, sgattaiolai in cucina con ancora i capelli umidi ed i piedi scalzi: fu probabilmente per questo che, quando arrivai alla porta che divideva la cucina dal corridoio, riuscii ad accostarmi silenziosamente alla parete ed ascoltare la conversazione che si stava svolgendo di nascosto.
«Sto soltanto dicendo che, probabilmente, abbiamo sbagliato a tenerla all'oscuro di tutto.» disse quello che riconobbi come Bucky, il suo tono era leggermente alterato.
«L'abbiamo fatto per il suo bene!» controbatté Steve e non potetti reprimere un'alzata d'occhi.
«Questo lo sa anche lei, Steve.» esclamò Nat, il tono di voce spazientito. Ma da quanto stavano parlando di me?
«Dico solo che non ricorda nulla del suo passato, non potete nasconderle anche il presente. Lei vuole ricordare, vuole creare nuovi ricordi ed essere messa al corrente su ciò che la riguarda: dovete rispettare le sue richieste e smetterla di comportarvi come una banda di... supereroi.» esclamò di nuovo Bucky e mi stupii nel sentire il tono deciso della sua voce, il modo in cui stava velatamente dicendo che non si sentiva come loro e come, invece, capiva me.
«Cosa stai facendo?» mi domandò qualcuno. Quasi urlai quando Visione attraversò la parete, comparendo al mio fianco: mi portai una mano al petto dove il cuore batteva in modo accelerato e chiusi gli occhi, poggiando la nuca al muro.
«Visione...» sussurrai, a corto di fiato per lo spavento «devi smetterla di fare così» lo ammonii dopo. Essendo stata scoperta, feci scorrere la porta a scrigno ed entrai nella cucina, attirando tutti gli sguardi su di me: camminai a testa bassa, i piedi che sfioravano il pavimento riscaldato, Visione che mi seguiva silenzioso. Mi versai una tazza di caffè e mi poggiai alla cucina, alzando lo sguardo ed incontrando quello di ogni uno di loro. C'erano anche Wanda e Sam che, però, non avevano aperto bocca - almeno nella parte di conversazione che avevo origliato io - e che mi fissavano senza ritegno. Mi schiarii la voce e decisi, di punto in bianco, che la cosa doveva essere sistemata.
«Visto che siete qui, volevo chiedervi scusa per i modi dell'altra volta: ero arrabbiata... non avrei dovuto alzare la voce. Fatto sta che penso quello che ho detto: non voglio che mi nascondiate nulla e so che molte cose sono Top Secret, ma se riguardano me, allora voglio saperle. Sono stata portata qui per un motivo, voglio allenarmi e migliorare, voglio che la mia mente mi ridia i miei ricordi e voglio il vostro appoggio, perché so che siete delle brave persone.» dissi, tutto d'un fiato. Tutti si scambiarono vari sguardi, palesemente in soggezione, poi alla fine Nat mi allungò una busta di patatine. Era un tentativo di dissimulare?
«E l'allenamento?» domandai, afferrando la busta. Abbandonai la tazza sul ripiano e m'infilai due patatine in bocca, affamata come non mai. Avevo saltato il pranzo, d'altronde.
Nat mi fece l'occhiolino e m'imitò. Capii che la questione era stata archiviata.

Se la questione era archiviata, beh, gli allenamenti non lo erano per niente.
«Quindi, adesso che ho chiesto scusa, riduciamo gli orari di allenamento?» domandai, correndo a passo sostenuto. Il fiato, stranamente, non mi mancava nonostante fossimo già al decimo giro senza sosta. Si, avevo davvero una bella resistenza. Nat mi concesse una sola breve occhiata, poi tornò a guardarsi i piedi.
«Assolutamente no, scordatelo.» disse, aumentando l'andatura. La seguii senza emettere un suono per i restanti giri, poi mi sdraiai ed aspettai che mi bloccasse i piedi con le mani per poter fare gli addominali, ma lei non mi raggiunse. La guardai e mi accorsi che era stranamente nervosa.
«Cosa succede?» chiesi, rialzandomi. Lei prese un sorso dalla sua bottiglietta d'acqua e mi lanciò un breve sguardo, poi tornò ad essere la Nat di sempre.
«Credo tu sia pronta per iniziare il combattimento corpo a corpo.» annunciò, cogliendomi di sorpresa.
«Cosa?» chiesi, strabuzzando gli occhi. Non poteva essere seria, non ero per niente pronta.
«Si, credo tu possa iniziare. Ovviamente, non interromperai quelli fisici, ma sei pronta.» disse, facendo spallucce. Inarcai le sopracciglia.
«Nat, ho iniziato l'allenamento con te da nemmeno due settimane e vuoi già farmi iniziare quello corpo a corpo? Ti sbagli!» affermai perché, diciamolo, non mi sentivo affatto pronta. Ancora mi chiedevo come avevo fatto ad attaccare Steve il primo giorno ed ero convinta che non sarei mai più riuscita a farlo.
«Beth, hai appena fatto quindici giri di quest'enorme palestra senza fermarti una sola volta e guardati, rispetto a quando hai iniziato non hai nemmeno più il fiatone. Non sto dicendo che puoi andare in missione ma che, semplicemente, puoi iniziare ad allenarti per il combattimento.» annuii, lentamente, non del tutto d'accordo con le sue parole.
«Quindi...» dissi, pensandoci su «che ne dici di lasciare gli allenamenti fisici la mattina e quelli per il combattimento il pomeriggio?» chiesi. Il silenzio ci avvolse e, quando alzai lo sguardo su di lei. capii immediatamente che c'era qualcosa che non mi stava dicendo.
«Nat...» dissi, un po' preoccupata.
«Abbiamo deciso che al combattimento ci penserà Bucky. È decisamente il più addestrato, forse poco paziente, ma vedrai che le cose non saranno così tragiche.» disse, sorridendomi «Per le lamentele va da Steve» aggiunse poi.
Stranamente, la cosa non mi disturbava poi così tanto: dopo la conversazione che avevo origliato la mia curiosità su Bucky era cresciuta esponenzialmente, quindi allenarmi con lui sarebbe stato interessante. Volevo sapere.
Feci spallucce e lanciai un breve sguardo a Natasha, che dovette interpretarlo come uno sguardo di disapprovazione.
«Facciamo così, per oggi l'allenamento è finito. Lo so che avevo detto che non avremmo ridotto gli orari, ma prenditi il resto della giornata libera. Da domani, avrai un nuovo insegnante.»
La cosa si faceva interessante.

Soldier. |Bucky Barnes/Avengers FanFiction|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora