Un gesto e due parole

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"Cosa vuoi da me lasciami stare!!". Un grido riecheggiò nel giardino dell'ospedale. "io non voglio diventare tuo amico lo vuoi capire!!".
Il ragazzino aveva una faccia impaurita dalla sua stessa reazione, si voltò pronto per tornare a casa ma Rin poteva mai lasciarlo andare così, gli afferrò il braccio.
"ho detto lasciami stare". Guaiti di dolore seguirono quell'esclamazione, Rin si accasciò, con le bende sanguinanti. Il con scritto guardò il suo pugno notando una grossa macchia di sangue sulla sua pelle chiara, si voltò nuovamente "non ti preoccupare se l'è meritato,  neanche lo conosci...." pensò. Si fermò, girandosi di scatto, Rin gli aveva afferrato la caviglia con forza: "ma cosa vuoi da me!!!".
Scoppiò a piangere. "Voglio solo essere tuo amico". "A-amico io.. io non merito amici nessuno ha bisogno di me se ci sono o non ci sono è uguale!!!". Disse trattenendo le lacrime tirando su col naso, la sua voce si fece lamentosa acuta e affogata dal pianto.
"Vengo solo sfruttato... sono invisibile agli occhi di tutti se non avessi paura la mia vita sarebbe già finita da un pezzo".
Rin si alzó senza proferire parola. Afferrò l'altro dalla capigliatura scarmigliata trascinandolo all'interno dell'ospedale.
Tutti i pazienti rimasero impietriti nel vedere quei due conciati in cotal modo una signora preoccupata dalle loro condizioni offrì loro aiuto. Rin scosse il capo prendendo l'ascensore. Arrivarono all'ultimo piano. Salirono una rampa di scale e si ritrovarono sul tetto.
"Cosa vuoi da me insomma perché mi hai portato quassù".
"Guarda" disse stendendo il braccio indicando con il dito indice qualcosa alle spalle dell'altro. Con passi tardi e lenti portò gli occhi verso quel dito...
uno spettacolo straordinario si manifestò ai suoi occhi.
Il sole stava tramontando. Mille bagliori purpurei e aranciati dipingevano il cielo  di una scura ma luminosa melanconia. Il sole vinto da tanta tranquillità pace e calore si abbandonava alla volontà delle onde che sfumavano sull'argentino e brillavano:mondi di perle, diamanti, lande di smeraldi, lune di Zaffiro elefantino. Mille universi dai mille magici colori... una lacrima cristallina cadde dai suoi occhi non più morti... ma vivi.
Un ritornello gli tornò alla memoria, un grido di libertà, di sogni, un grido alla vita. Lo sussurrò a bassa voce "ma misi me per l'alto mare aperto". La lacrima aveva incontrato la sua gemella riunendosi in un abbraccio eterno. Ad accoglierle non il ruvido e freddo marmo ma un fazzoletto straniero ma soffice. Rin gli asciugò il viso. "Bello vero" sorrise allontanandosi verso la rampa di scale.
Un gesto e due parole segnarono il suo cuore per sempre "Aspetta". Impulsivo forse ma assai efficace: "io io mi chiamo Cavalcanti". Balbettó urlando con il poco e flebile fiato che aveva in voce.
  "piacere Cavalcanti io sono Rin" abbozzando un lieve dolorante sorriso compiaciuto.
Un gesto e due parole bastó questo ad aprire il suo cuore. Cavalcanti fece d'appoggio ad  un barcollante guerriero, incamminandosi verso il freddo mondo che li attendeva, la porta si aprì. Lory spaventata afferrò il giovane dalla chioma rossa come il fuoco o come quel sole appisolato verso l'orizzonte
"oh piccolo mio ero così in pensiero, cos'è successo?!?". Rispose con il suo solito sorriso leggermente egocentrico: "lo squalo era a caccia".
Lory non capì all'inizio guardò il piccolo albino e nuovamente il suo piccino e gli bastò. "Vieni adesso stai perdendo molto sangue. Sai che hai rischiato di morire dissanguato" lo sgridò Lory teneramente affettuosa come se quel ragazzetto fosse sangue del suo sangue.
Rin fece una linguaccia con una celata sofferenza: "non esageriamo adesso puoi stare tranquilla io sono forte come uno squalo anzi io sono uno squalo, guarda che denti".
La donna sospirò rassegnata,  lo prese per mano e scomparvero attraverso l'oscurità. Cavalcanti diede un ultimo sguardo all'orizzonte, così puro e limpido...si chiuse la porta alle spalle e fu subito sera.

Lo Squalo dell'AustraliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora