14. I conti non tornano

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"Sì mamma, tranquilla... Will non sta bene e io e gli altri restiamo a casa sua per la notte. Domani mattina sarò a casa presto, tanto è domenica e non ho scuola" Mike si avvolse il filo del telefono tra le dita mentre Karen gli faceva le sue solite raccomandazioni con tono decisamente indisposto. Alzò gli occhi al cielo, sbuffando. "Sì la gita è andata bene, ci siamo divertiti... No, cioè non lo so, non penso che Nancy torni a dormire, probabilmente si ferma a cena qua. Un secondo... NANCY!" La ragazza comparì un attimo dopo da dietro l'angolo tra la cucina e il corridoio. Mike le porse il telefono prima di fuggire, sua madre quando ci si metteva era di una pesantezza unica, era riuscita a tenerlo al telefono almeno un quarto d'ora facendogli l'interrogatorio sul perché non tornasse a dormire a casa. Aveva addirittura voluto sentire Joyce per accertarsi che Mike le stesse dicendo la verità, come se lui avesse qualche altro posto dove andare. In realtà sua madre aveva tutto il diritto di essere sospettosa,  Mike spesso e volentieri si intrufolava a casa di Eleven per passare la notte, dicendo a sua madre che avrebbe dormito da Lucas o da Will. Non aveva tutti i torti.

Da Will c'erano tutti: Dustin, Lucas e Max si precipitarono a casa sua subito dopo aver saputo che Hopper era di ritorno. Non ci misero più di qualche decina di minuti per aggiornarsi delle recenti vicende. Mike raccontò in breve di Kali e di come lei e i suoi amici avessero scoperto del sottosopra, e di come quello che la giovane donna aveva detto confermasse le teorie sue e di Will riguardanti l'esistenza di altri universi paralleli, di altre creature e di altri portali. Raccontò delle visioni di El e di Sarah, e si ritrovò incredulo nel sentire la stessa identica versione dei fatti raccontata da Will. Era ufficiale, il ragazzo poteva entrare nella terza dimensione e vedere le stesse cose che vedeva El e, molto probabilmente, condividerne l'esperienza. Ovviamente Mike non proferì una parola su come lui ed El passarono la notte, non accennò di come i due salirono le scale dopo che tutti si addormentarono, dirigendosi verso la camera al piano superiore. Non raccontò i dettagli dei loro baci, prima gentili e poi improvvisamente caldi e colmi di un'urgenza impossibile da esprimere a parole, non parlò degli occhi color nocciola di El che lo pregavano di non fermarsi mai. Di come le sue mani affondarono nei suoi capelli neri quando lui le baciò il collo, e poi la clavicola, e poi di come le sue mani tremavano mentre le sbottonava la camicia, di come le sfilò la canottiera e del suo respiro affannoso mentre le accarezzava la schiena e il collo e non raccontò di come lei quasi gli strappò via la felpa e la maglietta, e di quanto fossero morbide le sue mani sul suo petto, sul suo addome, e di quanto dolce fosse il suono che sfuggiva dalle sue labbra ogni volta che...

"Mike?! Stai ascoltando?"

Mike sobbalzò e farneticando si scusò, attirando l'attenzione di tutti gli altri. Dustin e Lucas si scambiarono uno sguardo d'intesa, forse Mike non stava dicendo proprio tutto.

"Oh, guardate! Mikey boy è improvvisamente tutto rosso! Cosa ci nascondi?" Lucas lo prese in giro e tutti si misero a ridere, Mike si sentì sprofondare. Era così evidente quello che stava pensando? 

"Niente! Perché dovrei nascondervi qualcosa?" rispose lui, improvvisamente imbarazzato. 

"Michael Wheeler, cos'altro è successo ieri notte?" domandò Max con un sorriso malizioso.

"Niente! Di nuovo, vi ho detto tutto, ero solo sovrappensiero" 

Dustin e Lucas continuarono con le loro battute e Mike alzò gli occhi al cielo. "Tanto se non me lo dici tu me lo dirà El, lo sai benissimo. Non hai scampo Wheeler!" continuò Max con un ghigno soddisfatto. "Saprò anche più dettagli di quanti potresti immaginare!"

"Basta!" il ragazzo si alzò e si diresse in cucina per bere un bicchiere d'acqua e calmarsi. Solo l'idea che i suoi amici sapessero della notte precedente gli mandava in tilt il cervello e gli faceva annodare lo stomaco. Gli altri lo seguirono ancora sghignazzando. 

"Rilassati Mike, non ci interessano i dettagli! A me, perlomeno, non interessano..." disse Wil, cercando di calmarlo. "Più che altro mi interessa sapere cos'hanno intenzione di fare Hopper, Kali ed El... Ho paura che le cose non vadano come previsto" continuò abbassando il tono della voce. Mike avvertì un groppo in gola.

"Perché non dovrebbe andare tutto bene?" chiese Joyce che, seguita da Jonathan, Steve e Nancy, entrò in quel momento nella stanza. 

"Non so, ho una brutta sensazione. Non vi è mai capitato di sentire che c'è qualcosa che non va?" rispose Will. 

Poi a Max venne un'idea. Com'era possibile che nessuno ci avesse pensato prima di lei? "E se ogni tanto li controllassi attraverso il vuoto? Proprio come fa El! Giusto per sapere se le cose stanno procedendo bene o se hanno bisogno di aiuto o cose simili" Mike la guardò con un sopracciglio alzato.  

"Non sapevo che le carote pensassero!" disse Mike, con un ghigno sul volto. Max lo congelò con lo sguardo e lui, ancora ridendo, alzò le mani. "Scusa Max, dovevo rendertela" 

Dustin interruppe i due. "Finitela voi due! A parte gli scherzi, Max ha ragione. Sarebbe più semplice se li tenessimo d'occhio a distanza. Will, pensi di farcela?" 

Will fece spallucce, stringendo le labbra. "Fino ad ora non sono mai riuscito ad entrare nel vuoto intenzionalmente, ma posso provarci"



Quando El, Hopper e Kali varcarono la soglia del Laboratorio, si resero conto del fatto che se non c'era nessuno all'ingresso probabilmente non c'era nessuno nemmeno dentro. El guardò Jim in cerca di spiegazioni, e prima che potesse aprir bocca per cercare risposte, Kali la zittì. 

"Le luci dell'edificio sono spente. Non credo sia normale... Non ci conviene entrare a parer mio." sussurrò. Jim si voltò di scatto nella sua direzione, il volto rosso di rabbia. 

"Se c'è anche la minima possibilità di poter recuperare la mia bambina, a me non frega niente se c'è qualcosa di sospetto, ci entrerò e la porterò in salvo!" mormorò l'uomo. 

"Kali ha ragione, Hop. Sarebbe stupido entrare. Potrebbe essere una trappola e farci mettere in gabbia in questo modo, di nostra spontanea volontà, sarebbe decisamente una scelta stupida" lo guardò negli occhi "E noi non siamo stupidi" disse fermamente. "Li cercherò un'ultima volta, fuori dal cancello. Non mi fido qui" El fece dietrofront e, senza aspettare gli altri due, si diresse fuori dallo stabile. Kali la seguì a ruota e Jim si convinse che forse El aveva ragione. Esitò qualche secondo prima di rendersi conto che non c'era motivo per entrare dentro il Laboratorio assieme a due degli esperimenti mancanti di Brenner, sarebbe stato l'andare incontro a morte certa per le due ragazze. Ma Sarah? E i quattro ragazzi?

Se solo Jim avesse seguito la logica, prima di dare ascolto all'emozione, forse si sarebbe reso conto subito che questo piano era una grossa stronzata. Come gli era potuto saltare in mente di dirigersi con El e Kali dentro il Laboratorio? Come se una pistola e un coltello da tasca potessero salvargli il culo nel caso di una trappola, o peggio, di qualcosa di un'altra dimensione. E come mai El solo in quei giorni aveva sognato Sarah? Perché non ne aveva saputo nulla prima di allora? Non tornavano i conti. Kali aveva saputo che Brenner era vivo e guarda caso, nella stessa notte, El aveva visto e confermato l'esistenza di altri esperimenti come loro due. 

All'improvviso, l'intuizione.

"El? Quando hai visto Kali e le altre persone nel vuoto, hai visto anche Sarah?" 

La ragazzina si accigliò e, continuando a camminare fuori dalla recinzione del Laboratorio, ci pensò. Effettivamente non aveva visto Sarah prima di quello strano sogno. C'era qualcosa che non tornava. "Non ricordo di averla vista prima di quella notte"

"Se non l'hai vista è perché probabilmente Sarah non ha una dote come le nostre. Pensaci, Jane" ribatté Kali, alzando un sopracciglio. 

"Ma allora perché l'ho sognata? Perché l'ho vista assieme a Dotty, Axel, Mick e Funshine?"

Jim realizzò in quel momento che davvero i conti non tornavano. Eleven non si sbagliava mai, e se diceva di aver visto una cosa piuttosto che un'altra, era così. "Andiamo a casa, non mi fido a stare un secondo di più qui intorno"

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