Carte Coperte

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"Alicia, io..." aveva cominciato Elyza allontanandosi a distanza di sicurezza da lei.

"No, lo capisco. Hai bisogno di qualcuno che attiri l'attenzione su di sé e devo essere io." la interruppe Alicia. Finito il turbine di emozioni che l'aveva travolta poco prima aveva lasciato il posto a un vuoto assordante di pensieri ed emozioni. Erano tante le domande a cui avrebbe dovuto dare risposta, i dubbi da provare a risolvere, i nodi da sciogliere, ma adesso non voleva occuparsi di nessuna di quelle cose. Così si era rifugiata nella sua bolla di vetro tagliandole fuori, ma queste la osservavano a poca distanza, inclementi e insaziabili, pronte ad afferrarla non appena si fosse presentata l'occasione.

Elyza la scrutava con una certa preoccupazione e un po' di tristezza. Sembrava volerle chiedere qualcosa ed era facile intuire cosa.

"Non chiedermi niente adesso. Ti prego, Elyza, dammi un po' di tempo." la supplicò mentalmente.

Sembrò capire perché continuò a parlare del piano.

"Potrei presentarmi io, ma fiuterebbero la trappola lontano un miglio. Se ti consegni tu, invece..." era evidente che per lei questo argomento non era meno doloroso dell'altro.

Alicia annuì senza dire niente. La paura la fissava divertita subito fuori dalla bolla, accompagnata dal pensiero di tutte le cose terribili che avrebbero potuto farle una volta che l'avessero avuta in pugno.

"Sarai sola. Non potrò coprirti, non potrò essere lì a proteggerti, non..." era penoso il modo in cui lo diceva.

"Lo so. Lo farò." la interruppe la ragazzina con decisione e un certo fastidio.

"Una volta che ti avranno catturata potrebbero decidere di farti del male... Potrebbero..."

"So anche questo, Elyza, non è necessario che tu entri nei dettagli. L'unica cosa che mi preoccupa è che una volta che avranno me possano decidere di fare fuori me, mia madre e mio fratello subito. Senza lasciarti il tempo di intervenire." il tono che aveva era nervoso, quasi ostile.

Elyza restò interdetta. Per un istante un'espressione ferita comparve sul suo viso, subito celata dietro una maschera di indifferenza. Vederla provocò una morsa allo stomaco di Alicia, ma anch'essa fu rapidamente rispedita al di là della bolla.

"Non succederà. Proctor John, è così che si chiama il loro capo, giusto? Vorrà divertirsi un po' con voi, ed è proprio questo che mi preoccupa francamente."

"Non preoccuparti, posso farcela. E poi sono io a decidere di farlo, sono padrona della mia vita e delle mie scelte e ho perfettamente capito cosa comporta questa. Tu pensa ad escogitare un piano che funzioni, io farò la mia parte." le stava uscendo tutto di bocca un po' troppo duramente e non capiva bene neanche lei perché.

Elyza si bloccò nuovamente e la fissò, senza lasciar trasparire assolutamente niente sul suo volto. Si vedeva soltanto che stava muovendo i denti nella bocca.

"So che puoi farcela. Altrimenti non avrei nemmeno pensato a questa possibilità ed è per la stessa ragione che non metto in discussione la tua decisione. Ora leviamoci di qui, non è sicuro da queste parti." Si alzò in piedi e si voltò in direzione della strada del ritorno. "Ah," aggiunse rimanendo di spalle. "hai ragione, devo proprio smettere di preoccuparmi per te." e senza nemmeno aspettarla si incamminò in direzione della periferia della città.

Durante tutto il tragitto non si scambiarono una parola e nel giro di un'ora strisciarono fino al giardino dove avevano nascosto la moto, senza incontrare troppi ostacoli sul loro cammino.

In tutto quel tempo Alicia aveva sentito la tensione attanagliarle il cuore e molti pensieri avevano cercato di farsi strada in lei nei momenti di distrazione, ma lei non glielo aveva permesso. Si era concentrata sui dettagli delle case, delle strade e persino del cielo, riuscendo effettivamente a sfuggire a quei fantasmi.

La Volpe e La Cicogna [LEXARK]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora