Giulio, quel pomeriggio, tornò a casa per prendere altri vestiti, e l'essenziale, mentre io lo aspettavo impaziente.
Pensavo cosa portasse il gesto che avevo compiuto. Voglio dire, sì, Giulio mi fa provare emozioni che non avevo mai provato nemmeno con Allison, ma non, non mi piaceva. No. Massimo mi eccitava, nulla di più. Non so perché allora lo avevo fatto, ma sinceramente non ne ero pentito, affatto. Pur di rivedere la sua espressione in quel momento, lo avrei rifatto ancora e ancora, e ancora.
«Perché sorridi?» Entrò Giulio felice.
«Ah, pensavo a quando uscirò da qui.» mentiì. Si sedette di fianco a me.
«Beh, Giò, tra poco arriva la cena, mangia così ingrassi e puoi uscire tranquillo.»
«Per te è facile Giuli- a proposito, tu non vai a scuola?» mi sorrise contagiando anche me.
«Oh, che carino, ti preoccupi per me e la mia istruzione? Comunque no, mi sono ritirato quattro mesi fa, quando non sono riuscito più a conciliare il lavoro e lo studio. Il problema fu che in quel momento, aiutavo Beatrice: una ragazza leucemica dai capelli rossi e la pelle bianca, di cui mi ero innamorato. Era splendida: il suo sorriso era mille volte meglio di qualsiasi altra donna. E le sue labbra, Cristo, le sue labbra erano così morbide e saporite. La sua dolcezza era così, dolce. Non ci sono altre parole per descriverla, se non dolce.» il suo sorrise si spense lentamente.
«C-cosa è successo, Giulio?»
«È morta due mesi fa. La leucemia l'ha consumata. È per lei che mi vesto da orsacchiotto. Prima venivo come mi trovavo. Entravo con i miei vestiti largo e il mio slang fresh. Lei mi ha cambiato in meglio. Mi chiamava Lollo.»
Ci guardammo negli occhi, vidi il suo bisogno di affetto nelle pupille scure. Strinsi a me quel pupazzetto, che era Giulio.
«Ti manca?» non lo so, ero un misto tra invidia e gelosia, il tono che usai. Gelosia, perché Giulio è mio, e invidia, perché beh, volevo che il piccolo pensasse solo a me.
«Sì, abbastanza, ma, ora ho te. E, cazzo, non potrei avere cliente migliore.» mi fece l'occhiolino stile prostituta per farmi ridere, e ci riuscì.
«Giorgio, ma sono diventato il tuo pupazzo? »
«Perché?» beh, per me lo era.
«Mi stritoli, mi baci, mi accarezzi e altro, quando cazzo ti pare.» risi leggermente e lui capì.
«Quindi ho ragione.»
«Vabbé, se la mettiamo così, sono la tua zoccola e tu il mio pappone.» mi guardò scioccato , scuotendo la testa.
«Riflettici: ti pago; ti faccio eccitare quando vuoi; ti faccio un pompino e, starai con me per altro tempo, succederanno altre cose, sicuramente. »
«Hai visto ‘Two Broke Girl? Quella serie TV ti rende volgare, non dovresti vederla.» mi consigliò e io mi chiesi se quando io sarei uscito, non lo avrei più visto.
«Giulio, ma io e te, ci vedremmo più? »
«Certo, ci verremmo a trovare spesso e faremmo tanto sesso.» disse esitando.
Solitamente, quando era volgare, era per due motivi: era ansioso, preoccupato o felice. In questo caso sembrava un misto tra i primi due.--
*Giornata così entusiasmante, che anche un topo si è voluto unire alla lezione di scienze.*