G*rl.†

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Ero fottutamente combattuto, nonostante fossero passati due giorni, nel frattempo, senza Giulio che m'invogliasse, non riuscivo a mangiare.
Cioè, in questo caso non si tratta di amore, ma, semplicemente ero abituato al suo modo di comportarmi.
«Il piccoletto? Quel cosetto è una bestia!» chiese, per poi ridere leggermente, Joanna, o meglio Giovanna Saccone, l'infermiera più sexy del piano.
Dalla soglia della stanza, ci s'inoltrò dentro, per portarmi il vassoietto con la purea di patate e del pollo.
«L'ho mandato via.» le sorrisi dolcemente, mentre mi si avvicinava di più.
«Perché? Eravate così carini!» usò un tono dolce e io sorrisi ripensando a quel cosetto.
«Non ne voglio parlare.» Sussurrai piano.
«Lo sai, abbiamo solo quattro anni di differenza. » affermò sorridendo.
«Oh, hai ventidue anni?» chiesi ricordando del mio compleanno in prossimità.
«No, ventuno.» mi sorrise. Non sapevo che aggiungere, difatti, lei ruppe il silenzio:
«Sì, lo so. Ho le tette grandi, ma sai, ho anche un cervello. Non sono la classica infermiera qualunquista con la voce stridula, che gioca a fare la zoccola.»
«Oh, ma io non lo avevo pensato.»
«E invece sì.» disse indicando la acuta sporgenza nei pantaloni.

∆••♪••∆

«Hey ciao.» esclamai quando, abitudinariamente Joanna entrò nella mia stanza. Oramai erano cinque giorni che non sentivo Giulio, avevo rifiutato ovviamente la sua offerta, ed erano cinque giorni che io e l'infermiera dalle tette enormi, che, come avevo scoperto, aveva anche un'intelligenza sopraffina, veniva a trovarmi.
Si avvicinò, questa volta, diversamente dalle altre, senza cibo o bevande, o qualsiasi presente.
«Giorgio, ho... Devo dirti una cosa.» sussurrò preoccupata. Guardai le sue iridi verdi petrolio, in contrasto con la divisa blu e bianca, scurirsi ancora di più.
La sua mano, dalla pelle scura, era poggiata sulla mia gamba, e fu così che capì di essere 100% etero.
«Che c'è che non va?» le accarezzai la guancia.
«Mi si è rotta l'unghia!» mi vede sgranare gli occhi per poi ridere.
«Giovà? Ma hai problemi?» abbracciai quella ragazza e un brivido scese lungo la mia schiena.

∆••♪••∆
I giorni passavano e io non avevo più bisogno di lui.
Sinceramente, non mi mancava nemmeno:
Joanna, aveva preso il posto, quasi di Giulio.
Le uniche differenze erano che io non mi ero ancora fatto la ragazza, e che lei mi fa stare meglio. Del tipo:
Provavo brividi ogni qualvolta lei mi sorrideva, ed io cercavo ogni pretesto per farla sorridere.
Iniziai a pensare che Giulio era stato solo uno stupido sbaglio, e che alla fine, io fossi cento per cento etero.
In quel momento entrò l'infermiera per il controllo settimanale, accompagnata del dottor Bontempi. Dopo avermi tirato il sangue, l'infermiera uscì.
«Allora, so che tu e Giulio non vi state parlando più. Stai bene?» si avvicinò posando la cartella che aveva in mano di fianco a me. La scrutai per poco tempo, poiché appena dopo aver letto la sillaba ‘Sa’, posta sull'etichetta dove venivano segnati i nomi dei pazienti, la allontanò.
«Oh, sì sì.»
«Credevo avresti affrontato in altri modi la cosa.» mi osservò, e io non seppi che aggiungere. Notò il mio silenzio ed aggiunse:
«Domani arriveranno i risultati, se sei ingrassato, potrai uscire.» si allontanò sorridendomi.

**
Vi devo dire un paio di cose:
-La prima è che mi dispiace per l'irregolarità con cui ho aggiornato in questi giorni, ma mi si è rotto il telefono, e per il momento, ne ho un altro da cui, è stato difficilissimo aggiornare.
-La seconda è che mi fa male la testa.
-La terza è che ora porto gli occhiali e sono mucho adorabile.

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