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3 aprile

-Oggi voglio spingere l'acceleratore al massimo. Voglio portarti fuori in auto. Te la senti?-
Harry lo guardò stranito.
-Davvero ti pare una buona idea?-
-Solo se tu vuoi. Voglio portarti in un posto-
-Mia madre lo sa?-
Veder ridere Louis lo incantò: aveva gli occhi che brillavano, e il viso diventava bellissimo. Sembrava un angelo.
-Harry, sei maggiorenne e questo non è un rapimento, fidati. E poi non ho bisogno di chiedere un riscatto...anzi, ora che ci penso, forse per chiudere il mutuo della casa- scherzò Louis.
-È una pessima idea. Una delle peggiori che tu abbia mai avuto- replicò Harry.
-È splendida, invece. Ti firmo il permesso di uscita e ce ne andiamo. Sarai in auto, quindi non all'aperto, e sarai con me, che sono un medico. Una botte di ferro-
-Ma siamo sicuri che tu sia un medico, e non un paziente di psichiatria?-
-Che battuta banale. Prendi su una giacca-

Mezz'ora dopo, con un senso di irrealtà profondo, Harry si trovava in macchina con Louis.
Aveva vomitato soltanto in parcheggio, poi, come predetto dal medico, una volta nell'abitacolo gli erano passati i sintomi.
Si era messo tranquillo a guardare dal finestrino. Era rimasto così per mezz'ora buona, prima di realizzare che erano ancora in autostrada.
-Dove stiamo andando?-
Voltandosi si rese conto che Louis stesse cantando, e con sentimento. Aggrotto' le sopracciglia.
-Non guardarmi male. Io amo la musica, ma odio la mia voce. Ma tanto tu non mi senti- sogghignò il medico, guardandolo per un momento.
-Perché stai facendo questo? O fa parte del tuo approccio terapeutico?- Chiese Harry, ironico.
-Perché secondo me servirà ad entrambi-
-Dove stiamo andando?-
-In montagna. Non soffri di vertigini, vero?-
Harry sbiancò, un improvviso doloroso ricordo.
-Io no. Ne soffriva Adrien-
Era la prima volta che Harry si riferiva al medico.
Louis gli toccò un braccio per farsi guardare:
-Questo posto è speciale. Ne vale la pena-

Due ore dopo, Louis spense il motore del SUV.
Erano su un passo, sotto alla cima rocciosa di una montagna. Le praterie si stendevano a perdita d'occhio, ogni tanto punteggiate da qualche basso cespuglio di pino mugo. In lontananza si vedeva una pineta; il cielo era terso ed il sole cadeva a picco sopra le loro teste.
Non c'era anima viva, soltanto un gran senso di quiete.
Rimasero per qualche minuto in auto, a contemplare semplicemente il paesaggio.
-Te la senti di scendere?-
Harry esitò.
-Ti rendi conto che non c'è nessun pericolo? Non c'è nessuno, solo noi. Non può succederci niente. Ho portato dei panini. Vuoi fare un pic-nic?-
Harry serrò i denti, chiuse gli occhi e si isolò per qualche momento. Louis lo lasciò fare, appoggiandosi al sedile e contemplando l'esterno. C'era una brezza fresca che muoveva le fronde degli abeti, in lontananza, e che cullava i rami nodosi dei pini mugo, vicino all'auto.
Il movimento di Harry lo spaventò, facendolo sobbalzare. Il ragazzo aveva aperto la portiera dell'auto, ed era sceso.

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